La schiavitù delle donne. Storie dell’8 marzo. Punk rock italiano.


La schiavitù
delle donne

Poesia di
Federico Berti

Sfruttate in condizioni disumane,
escluse dal concorso alla carriera,
cresciute in quelle fabbriche malsane
o in casa a ricamare giorno e sera.

Le donne rinunciavano a sé stesse
per senso di sfiducia e d’impotenza,
all’uomo duramente sottomesse,
offese nella loro intelligenza.

Solo una voce urlava di protesta,
lottando per la pace e l’uguaglianza,
spronando i giusti a sollevar la testa.

Una scintilla che incendiò la stanza
il primo ballo d’una grande festa,
di questo l’ otto marzo è ricordanza

SUONA
QUESTA
CANZONE

Linea melodica,
testo e accordi.
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LA VERITA’
SULL’8 MARZO

La Giornata Internazionale delle Donne spesso ricordata più semplicemente come Festa della Donna ha una lunga e dolorosa storia. Sono in molti oggi a condividere il mito di fondazione legato all’incendio della fabbrica Triangle negli Stati Uniti d’America, nome poi modificato col tempo in Cotton. Anche il Partito Comunista Italiano aderì nel dopo guerra a questa versione consolatoria, ma la realtà dei fatti è molto diversa. La ricorrenza risale alle lotte socialiste del secolo romantico, in cui non soltanto si perseguiva una dignità del lavoro, salari più alti e una radicale trasformazione dei rapporti di produzione tra lavoratori e imprenditori, ma anche una parità dei diritti e doveri fra uomini e donne, compreso il suffragio universale per cui si dovrà comunque aspettare la seconda metà del XX secolo.



Nei primi anni queste manifestazioni in favore delle donne erano brutalmente represse nel sangue dalle autorità di pubblica sicurezza, quando non schernite sulla stampa di regime. Si svolgevano in tutti i paesi che avevano aderito all’Internazionale Socialista, ma ogni nazione aveva scelto una data diversa. Fino a quando Lenin nel 1924 istituì una Giornata Internazionale delle Donne scegliendo l’8 Marzo come data simbolica per ricordare lo sciopero a San Pietroburgo che nel 1917 diede l’innesco al lungo processo rivoluzionario culminato un anno più tardi nella nascita dell’Unione Sovietica. Tuttora la costituzione bolscevica del ’17 risulta essere stata la prima nel mondo ad aver sancito per legge la parità dei generi e il suffragio universale. Diritti che noi oggi diamo per scontati, ma che sono costati sofferenza e persecuzioni a tante donne, non solo in Europa.



Quella data è poi rimasta nei decenni a seguire, tutti i paesi che aderirono alla lotta per la dignità di genere la adottarono come punto di riferimento, ma in Italia fu proibita dal governo fascista per oltre vent’anni e quando venne ripresa dopo la seconda guerra mondiale, l’orientamento atlantista  portò a confermare la versione anglosassone del lamento per le morti bianche nelle fabbriche, piuttosto che ricordare l’insurrezione delle donne di San Pietroburgo, il ruolo dell’Unione Sovietica nella liberazione di genere e la stessa figura di Lenin.

Così è nato il mito contemporaneo dell’8 Marzo, ridotto a innocua e rassicurante ‘sagra della mimosa’. Un po’ come quando nei film si vedono i carri armati americani entrare ad Auschwitz, dimenticando che fu l’Armata Rossa a liberare quel campo. Come spesso accade la storia è scritta dai vincitori, ma deve poi fare i conti con i cantastorie. Questa canzone nasce da un mio sonetto inizialmente pubblicato su questo sito, sul quale Placida Staro ha composto una musica originale in cui riecheggiano temi cari alla canzone politica. Nel video qui sopra una mia personale interpretazione di quel brano e naturalmente lo spartito per suonarlo dal vivo.

Storie dell’8 Marzo

La schiavitù delle donne
Donne sulle barricate
8 Marzo 1917
Il rogo delle operaie
L’idea non più cavalca


Giornata Internazionale della Donna. Canzone, Musica italiana

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