Felice Pantone one man band. Un tamburo a chiocciola
Un tamburo a chiocciola
L’uomo orchestra Felice Pantone
Tratto da F. Berti
Gli artisti di strada non sono mendicanti
Felice Pantone inizia l’attività nei primi anni ’80, collabora con il Cirque Bidon, dai cantastorie apprende la centralità della parola mentre dalle arti circensi impara a costruire insoliti strumenti impiegando spesso materiali di recupero, oggetti di ferramenta: è tra i pochi in Italia a far cantare la sega musicale, il flauto a naso, suona un contrabbasso a tubo idraulico, percussioni ricavate dalle ruote di bicicletta e altre idee stravaganti che lo caratterizzano come artista di strada poli-strumentale. Torinese di nascita, cresciuto in un villaggio operaio degli anni ’70 ha sviluppato un linguaggio poetico in debito con i cantautori del suo tempo e la cultura musicale francese. Parliamo di lui nella rubrica dedicata alle batterie portative perché nel suonare questo genere di strumento ha scelto la posizione del tamburo in asse perpendicolare rispetto alla schiena per ragioni in parte visive, in parte propriamente organologiche. Felice Pantone ha incontrato per la prima volta da bambino un ‘tacabanda‘ nel suo quartiere, rimanendone tanto affascinato da seguirlo mentre accompagnava il canto con un organetto e un’orchestra meccanica sotto le finestre delle persone, che lo ricompensavano con una moneta nel cappello; in repertorio aveva le canzonette di allora, portava un grosso tamburo dietro la schiena per l’appunto nella caratteristica posizione a chiocciola che ha influenzato la rappresentazione dello strumento nel cinema e nella televisione. Quel ricordo è per lui un collegamento ideale con la pratica di tradizione, evidentemente ancora viva negli anni ’70 sebbene i mass-media sembrassero più interessati alla finzione scenica piuttosto che all’autenticità dello spettacolo viaggiante; il suonatore piemontese non disporrà mai il tamburo parallelo all’asse del corpo, ma resterà sempre ancorato alla posizione perpendicolare rispetto alla schiena, una scelta con molte conseguenze: in primo luogo l’ingombro complessivo senz’altro maggiore, dunque lo sbilanciamento del corpo e la difficoltà nelle manovre; in secondo luogo la progettazione della meccanica, decisamente più complessa (Continua a leggere…)