One man band. Come suonare una pompa dell’uva.
Tankband Man
Primi passi con la batteria portativa
Tratto da F. Berti
Gli artisti di strada non sono mendicanti
In una pompa d’ottone per dare il verderame alle piante è impossibile disporre il meccanismo battente a vista, non essendo la struttura tanto resistente sostenerlo, si trova quindi nella parte sottostante in posizione orizzontale, percuote dall’esterno il fondo della cassa. Non è visibile a occhio nudo, circondato da una fascia di metallo che serve ad appoggiare lo strumento in terra. Il suono esce dal foro superiore, dove sono stati introdotti dei fiori a scopo decorativo. La funzione del rullante viene assolta dai sonagli ai piedi. Progettata per le lunghe ore di lavoro nei campi, la pompa del verderame presenta una curvatura che si adatta alla schiena di chi l’indossa, ma le cinghie sono piuttosto scomode; non essendovi l’ingombro posteriore d’un tamburo vero e proprio, assai maggiore è tuttavia la disponibilità di movimento. Dal cappello pendono alcuni oggetti devozionali, per lo più madonne raccolte nei santuari presso cui avevano luogo talvolta le sessioni musicali. Al set manca il suono del piatto, nessun charleston o altra percussione accessoria, tutto è concentrato quasi esclusivamente sulla voce, l’armonica a bocca, il pettine e l’accompagnamento alla chitarra.
La tanica di benzina
Una precedente versione del prototipo impiegava invece come cassa armonica la tanica di benzina in metallo abbandonata nel bosco dagli ‘ecologisti’ americani accampati sulla Linea Gotica nel ’42, con lo stesso oggetto allora si realizzavano delle rudimentali chitarre. La parete esterna si dovette rinforzare con un’anima in legno che ne amplificava la vibrazione rendendo più stabile lo strumento; per distanziare il meccanismo battente, venne saldata alla struttura una grossa maniglia di ferro, la molla di rientro non era molto silenziosa ma la palla da tennis collegata alla bacchetta produceva un suono corposo. In orizzontale, Annibale Barbieri saldò il piatto ancorato alla parte superiore in modo tale che fosse libero di oscillare, collegato da un apposito cavo alla paletta sul manico della chitarra. Questo espediente venne presto abbandonato poiché la tensione e le ripetute sollecitazioni rendevano l’accordatura meno resistente, causando dopo un certo periodo incrinature nel manico stesso: più corretto in linea di principio un anello da infilare al dito, quest’ultimo ha il pregio di non usurare lo strumento ma va ben coordinato alla tecnica strumentale, scorrendo infatti dal primo tasto della chitarra ai successivi, cambia anche la tensione della cordicella e pertanto il movimento va accompagnato da una leggera rotazione del busto in senso antiorario. L’insieme è piuttosto semplice eppure l’impatto visivo ha suscitato vasta eco nel pubblico dell’Appennino, soprattutto il peso è ridotto a quattro chili, non di più.
Il repertorio corale
Questo tipo di strumentazione richiede una specifica tecnica vocale per evitare afonie, noduli alle corde o altri inconvenienti; non essendo previsto un amplificatore l’acustica naturale dev’essere scelta evitando il rumore di fondo e comunque non alzando mai il volume nel tentativo di sovrastarlo. E’ necessario utilizzare correttamente il diaframma e i risuonatori interni, pancia, petto, naso, testa, idratarsi spesso (acqua, non vino) evitando nel modo più assoluto alimenti che possano provocare un reflusso gastrico, per esempio il cioccolato, la menta, il pomodoro, il tè. Quanto alla scelta del repertorio, le canzoni adatte alla coralità estemporanea consentono un vivo coinvolgimento senza richiedere alcuna forma di manipolazione sul pubblico. I due prototipi qui presentati non esistono più dal 2007, erano parte di una collaborazione con l’associazione “E bene venga maggio” di Monghidoro (Bologna), progetto culminato nella collaborazione più che decennale con Giuliano Piazza. Per mantenere un’economia del fiato ragionevole evitando strappi alla muscolatura o danneggiamenti alla spina dorsale, era necessario adoperare i passi normalmente usati per il ballo. Questo dava all’insieme una maggior fluidità e resistenza fino a 5-6 ore consecutive.
Limiti di questo impianto
Come specificato in esordio all’articolo siamo nel pre-musicale, il ruolo del manufatto è prevalentemente scenico. Per suonare strumenti veri occorre ben altro tipo di progettazione, la natura grottesca dell’insieme si presta molto alla volgarizzazione fieristica, distraendo talvolta l’attenzione dal contenuto. Tuttavia prima di arrivare alla costruzione d’impianti più complessi, è utile passare da tentativi di questo genere perché consentono di familiarizzare con il proprio corpo, elaborare un movimento compatibile con l’assetto e la postura, conoscere meglio materiali e strumenti di costruzione, nozioni elementari inerenti la fisica del suono, la liuteria, l’organologia. Sulla base di questi prototipi iniziali, si potranno costruire poi macchine più complesse
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