Street art e diritto d’autore. Il caso di Roversi Monaco e Blu

Nel blu
dipinto
di Blu

STREET ART
TUTORIAL

Tratto da F. Berti
Gli artisti di strada non sono mendicanti

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E’ un fulmine a ciel sereno, artisti di strada cancellano le loro opere dai muri in risposta al progetto d’una mostra a cura di Fabio Roversi Monaco e alle molte contraddizioni che questa presenta. Wu Ming sottolinea l’incoerenza di chi per decenni ha perseguito civilmente, politicamente e penalmente writers, occupanti, studenti in lotta, per poi appropriarsi delle loro opere (senza il consenso degli autori) staccandole dai muri e museificandole: un’evento che s’inserisce nell’attenzione da tempo rivolta all’arte di strada in tutte le sue manifestazioni, sia come performance, sia come arte plastica o figurativa.

Unanime il coro di proteste da parte degli artisti stessi e le comunità di cui si fanno portavoce, pronti a cancellare quei dipinti dai muri perché non siano ‘rapinati’ dal novello Saulo che dopo aver perseguitato i cristiani si mette a far l’apostolo delle loro eccellenze. Nel complesso la situazione ha del surreale, da una parte infatti restauratori d’arte e sovrintendenti di beni culturali vanno a scalpellare via i murales, dall’altra compagni in lotta che da una vita sostengono il free-copyright si trovano a rivendicare la proprietà delle loro opere, distruggendole. Un paradosso che richiede attenzione critica, non essendo in gioco soltanto la questione sul diritto d’autore ma una visione complessiva della città e dello stato.

IL PROBLEMA DEL COPYRIGHT

E’ più complicato di quanto non si pensi. La sottile provocazione in realtà nasconde un controsenso, l’uso delle opere da parte della fondazione tradisce infatti  l’intenzione dietro la mostra, decontestualizzare la Street-art piuttosto che promuoverla: staccare un murale dalla parete d’uno spazio occupato ha lo stesso valore di uno sgombero, la violazione d’un progetto politico (anche se non sono tutti luoghi occupati quelli da cui si prelevano le opere per ‘salvarle’ dal deterioramento). Nello stesso tempo, difendersi invocando il diritto d’autore ovvero la proprietà intellettuale porta il conflitto sul terreno della legalità e non su quello della libertà: l’opera sulla parete d’un edificio abbandonato ha senso proprio in quanto nasce illegale. La sovrintendenza questo lo sa bene, distruggere l’opera vanifica l’azione creativa che aveva sottratto quello spazio all’abbandono, all’anonimato della periferia. Non danneggia la fondazione, ma in ultima analisi il movimento stesso. Come gli operai che nell’800 se la prendevano con le macchine, invece di occupare le fabbriche e autogestirle. Mai come ora si devono produrre nuovi murales, distribuire all’ingresso dell’esposizione cataloghi, volantini o altri supporti che rafforzino l’idea invece di spianarla: se da un lato è corretto difendere la natura effimera della Street Art, non è buttando all’aria vent’anni di lavoro che si risolve il problema.


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L’affresco di Blu prima che venisse cancellato

STREET ART CLANDESTINA
 E ISTITUZIONALE

Non tutti gli artisti sono militanti, molti preferiscono uscire dalla clandestinità come fanno quei suonatori ambulanti che perseguono l’assegnazione di spazi dove esercitare liberamente il mestiere, così Roversi Monaco sostiene d’aver ricevuto consensi da parte di alcuni, anche se per il momento non vuole farne il nome. Del resto la domanda è piuttosto comune tra i cosiddetti ‘buskers’, divisi tra quelli che lavorano prevalentemente a cachet e quelli che vivono di cappello. Il problema dunque non è nuovo ed è prima di tutto un problema politico.

L’artista che si mette al servizio d’un collettivo antagonista svolge un compito diverso da chi lavora su commissione privata, in quel caso non basta infatti concludere un accordo coll’autore e il proprietario del muro, bisogna venire a confronto con un progetto molto più ampio. La cancellazione del dipinto rappresenta quindi una duplice contraddizione, in primo luogo perché sposta il contrasto sul terreno del diritto connesso (quindi, della proprietà privata) e in secondo luogo perché spinge comunque l’autore a ripulire la parete. Chi ne esce sconfitto è lui, non la fondazione; si deve reagire difendendo quelle opere. Presidiandole, non distruggendole. Nuovi murales, non cancellare quelli esistenti: il segno lasciato s’una parete ha un valore simbolico, appartiene a tutta la comunità dei cittadini, agli abitanti del quartiere.

OLTRE IL LUDDISMO

Il raggiungimento d’un obiettivo collettivista richiede impegno e concertazione, non porta in nessun luogo lo spontaneismo d’una minoranza isolata dal contesto urbano ma è necessaria la ricerca d’un sostegno allargato al maggior numero possibile di cittadini; convegni, pubblicazioni, cataloghi, informazione, sensibilizzazione, raccolta di firme, volantini, manifesti, banchetti informativi, assemblee pubbliche, interpellanze al Consiglio Comunale e naturalmente la realizzazione di nuove opere. Non distruggere quelle esistenti, ma crearne delle altre.

Una campagna di manipolazione mediatica si combatte producendo altri film, video e documentari, non togliendo dalla circolazione quelli esistenti; forti di una partecipazione viva, numerosa, sarà più efficace stringersi intorno alle opere. Una vicenda senz’altro da seguire con interesse. Anche perché la contraddittoria e insostenibile posizione di Blu (che ha cancellato almeno un’opera per la quale era stato pagato) rischia di distrarre l’opinione pubblica dal problema centrale, che rimane quello della decontestualizzazione. Si torni a parlare della Street Art e in particolare si affronti una volta per tutte l’evoluzione del fenomeno dalla marginalità al mainstream.

Bibliografia

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La rivoluzione nelle strade

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Comunicare l’Utopia

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L’artista e il potere.
Episodi di una relazione equivoca

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Street art a Roma.
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Banksy, l’uomo oltre il muro

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Felice è questo luogo, 1000 graffiti pompeiani

Tristan Manco,
Street Sketchbook Journeys

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Pasquino. La voce libera del popolo,

Mario Micheli,
L’arte sotto le dittature

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Icone e potere.
La Madre di Dio a Bisanzio

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Muralisti messicani.
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Shove-Potter,
Banksy. Siete una minaccia
di livello accettabile

Juan Coronel Rivera,
Frida Khalo. Diego Rivera,

Fabrizio Rossi Prodi,
Atopia e memoria, la forma dei luoghi urbani,

Daniela Salina,
Viaggio a Street art e dintorni

Jessica Stewart,
Street art stories. Roma


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