Sogno della poesia malintesa e del chiosco in spiaggia
Ricordo che eravamo in un luogo di mare, molto affollato di vacanzieri. C’erano due donne più giovani di me, non sposate, e altre due donne, forse madre e figlia, meno giovani, entrambe con i capelli bianchi, originarie del sudest asiatico ma di fisionomia occidentale, pelle molto chiara, solo l’accento tradiva un’inflessione leggermente alterata, erano con le altre due, forse colleghe di lavoro, comunque in posizione subordinata o comunque un’aria di grande umiltà e riservatezza. Nel sogno la mia compagna è con me, sebbene entri in scena solo in un secondo momento. Ricordo di aver dedicato un verso poetico a una delle donne giovani, è una cosa che faccio spesso e senza l’intenzione di sedurre, ma loro avevano interpretato il gesto come una galanteria e sembravano quanto mai onorate. Mi disturbava il modo in cui rimarcavano la cosa, indicando la locandina appesa alla parete del chiosco sulla spiaggia in cui quei pochi versi erano esposti, li mostravano a tutti con un atteggiamento volgare, insistente, supponendomi desideroso di attenzioni e promettendo in modo implicito piacevoli ricompense, con una complicità fra le due imbarazzante, quasi fastidiosa. La cosa ancora più irritante, è che nel sogno ricercavo la loro presenza, non ricordo bene il motivo ma tornai nel chiosco sul lungomare dove sapevo che erano di stanza, sicuro di incontrarle. Non vi tornai solo però, ma con la mia compagna, che peraltro scherzava su questa vicenda senza darle nessuna importanza, questo aspetto del sogno è forse quello che ricordo con maggior piacere, poiché non vi erano implicazioni di gelosia per una situazione cui di fatto non attribuito alcunché di equivoco. Un gesto da parte di una delle donne giovani, dai lunghi capelli nero corvino, lisci, mi afferra il viso per entrambe le guance come si fa con i bambini, e sorride con una certa compiaciuta e strafottente civetteria, ringraziandomi per quei pochi versi poetici che le ho dedicato, da parte mia nascondo, non senza fatica, il fastidio che questo suo comportamento mi suscita, specialmente davanti a un giovane uomo che vedo con lei, non ero certo se la stesse corteggiando. Compare nel sogno un personaggio che fino a quel momento non avevo ancora visto, ma sapevo di essere una frequentazione ricorrente in quella vacanza: è un compagno di scuola del liceo, alto, capelli scuri, occhi azzurri, lo consideravano il classico bello della classe ma poi in sua assenza lo chiamavano il ‘gobbo’ per via del fatto che non teneva la schiena dritta, rilassava le spalle in avanti come se avesse una leggera gobba. Nel sogno era ancora in forma, con due baffi che lo rendevano ancora attraente, credo fosse nel giro di quelle donne e mi raccontava non so quali successi professionali collegati con la località in cui eravamo in vacanza. Ridendo, si complimentava per le mie conquiste amorose (che pur tali non consideravo), ancora una volta mi sentivo disturbato da un’apparenza che doveva aver ingannato molte persone intorno a me, l’idea che i miei versi poetici fossero stati interpretati come un’esca di piacere mi dava l’impressione di sminuirne il valore, poiché era evidente che il successo di quelle parole, pubblicate e visibili a tutti, non corrispondevano a una loro comprensione. Non era passato con ogni evidenza il loro contenuto più profondo, erano state completamente fraintese. Un successo non meritato insomma, o meglio fondato su tutt’altro. Questa è la nota più dolente del sogno, questo senso di reciproca incomprensione che lo attraversa. Mi allontano sotto braccio con la mia compagna, poi mi sveglio.