Sogno del concerto in villa e del suonatore vizioso,

Il sogno

  • Ho sognato che dovevo tenere un concerto accompagnando un fisarmonicista molto conosciuto nell’ambiente del ballo liscio, e una giovanissima cantante che non stimavo ritenendola una specie di raccomandata, che doveva cantare per forza in quanto figlia di non so chi, forse proprio del padrone di casa della villa dove eravamo ingaggiati per tenere questa serata. Ricordo che il suonatore mi stava piuttosto antipatico, sapevo che era molto bravo, ma dal punto di vista personale e umano mi dava l’impressione di essere una persona superficiale, sciatta, interessata al denaro e di poco spessore culturale, grasso e vizioso. Aveva allestito non so quale apparato nella parte della villa che non era destinata al pubblico, era come se volesse usare più stanze e corridoi come camerino personale, oltre tutto con teli da quattro soldi tutti spiegazzati, stesi in terra e sui mobili della villa, con colori volgari, simili a lenzuola. Come se la scenografia fosse più per sé stesso che per il pubblico. Tra l’altro, il fisarmonicista aveva montato tutto il set senza che muovessi un dito per aiutarlo e avevo la sensazione che questo non gli facesse piacere, ma proprio non lo sopportavo e poi pensavo tra me che tutta quella attrezzatura, musicale e scenografica, fosse la sua per cui non potevo sapere in che modo andasse montata, era meglio che provvedesse lui o sarei stato solo d’intralcio. Prima che iniziasse la serata dovevamo cenare in un luogo separato dalla villa, forse un ristorante o forse un’altra casa non so bene, di certo doveva essere un luogo elegante nel quale si beveva birra in grossi calici da vino ed era richiesto un abito da sera. Il padrone di casa doveva essere ricco e potente, sebbene avesse qualcosa di losco, come se nascondesse relazioni con ambienti poco puliti. Sapevo che bisognava fare bella figura, soprattutto che si doveva accompagnare questa insulsa cantante, vera protagonista della serata. Pensavo al compromesso che avevo accettato partecipandovi, che non avevo alcuna voglia di suonare e soprattutto, a cena mi ero concesso diversi calici di birra pur sapendo che questo avrebbe potuto rendermi meno efficiente sul palcoscenico, che mi sarei potuto dimenticare degli accordi o avrei potuto perdere il dovuto contegno. Era come se non me ne fregasse nulla e anzi, mi stavo chiedendo a che ora avremmo finito, quanto il luogo fosse distante da casa e quanta strada avrei dovuto percorrere al ritorno. Mi sono svegliato con una sensazione di spiacevole squallore.

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