Circo in casa. Siamo figli dei saltimbanchi. Intervista a Claudio Madia.

La nuova iniziativa di Claudio Madia. Il circo in casa.

Figli dei saltimbanchi.

Il Circo in casa a Milano

Intervista a Claudio Madia

Il circo in casa fatto dai saltimbanchi nella stagione invernale, quando il freddo incombe; molto più d’uno spazio aperto dove fare spettacolo a offerta libera, il progetto del circo in casa è un’idea di comunità legata alla cultura dell’arte ‘a cappello’, un modo per ricordarsi chi siamo e perché lo facciamo.

Claudio Madia lo conosciamo per le indimenticabili trasmissioni dell’Albero Azzurro, in realtà è un attore, saltimbanco e scrittore che ha fatto molte altre cose prima e dopo la televisione. Negli anni ’70 acquista un appartamento a Milano con due ampie camere in più dove organizzare attività culturali, vi mette sede il centro studi sul movimento Chinesis dove invita maestri come Eva Cseckernickek, un’artista del circo di Budapest scappata negli anni ’60 dalla Jugoslavia: quel posto non serve tanto a dare lezioni quanto e forse più a prenderne, passano gli anni e diventa  la sede della piccola scuola di circo fino al 2000, quindici anni più tardi sceglie di uscire dall’ambiente del circo ‘industriale’ per tornare alla poetica del saltimbanco, apre una sorta di ospedale del gioco per l’arte-terapia e da quello nasce l’idea di trasformare quella casa in uno spazio culturale per le arti performative. Vediamo nello specifico in che senso.

Lo spazio privato in casa di Claudio Madia,

In due stanze ha ricavato una platea di 30 metri quadrati con cinquanta posti a sedere, nell’altra un palcoscenico grande come un ‘pi greco al cubo’, come lui stesso ironicamente definisce quei tre metri quadrati e mezzo con sipario, contro-sipario, fondali e proscenio; se occorre più spazio il pubblico si dispone intorno alle pareti. Oltre al padrone di casa e ai suoi degni compari, Beppe Boron e Fabio Calabrò, altri artisti possono esibirsi in questo singolare spazio nella logica della festa privata, è possibile partecipare anche agli spettacoli di altri artisti sia come ospiti o comparse, sia come aiutanti di scena; il compenso è in questo caso una sorta di banca del tempo autogestita. Non si può venire gratis, quando non ci sono i soldi si riceve in cambio l’equivalente, un domani ognuno potrà ricambiare attraverso questa moneta.

Circo in casa
Le panche per il pubblico, disposte intorno alla sala

E’ insomma più d’un semplice spazio creativo, una vera e propria comunità di artisti di strada che da novembre a marzo trova il modo per organizzarsi al riparo dal freddo. Non è propriamente un circo, somiglia più al saltimbanco nelle feste private, una scelta etica e se vogliamo politica: spiega il Madia, “Non siamo qui per tradire noi stessi al primo passaggio, manteniamo forti questa identità perché non siamo eredi del circo ma dei saltimbanchi, io dico sempre del re David che ballava intorno all’arca e non lo faceva per soldi”. L’idea non è nuova, in fondo una volta era normale che le cantine private ospitassero delle improvvisate osterie per gente di passaggio, o che in una normale serata conviviale tra vicini un narratore trovasse il suo posto insieme a un suonatore da ballo, un cantore, un buffone, un saltimbanco. Se pensiamo al teatrino delle tredici file di Jerzy Grotowsky, alle taverne dei pupari, oppure agli spettacoli negli spazi occupati e autogestiti, l’iniziativa di Claudio Madia non è né isolata, né d’avanguardia. Il motivo per cui ho scelto di parlarne in questa rubrica è che l’intenzione da cui parte è in controtendenza rispetto all’individualismo esasperato delle monadi autoreferenziali che si moltiplicano sul marciapiede: per avviare un progetto come questo, o inserirvisi in modo intelligente, si è obbligati a ragionare in un senso collettivistico dato che il solo strumento di promozione è in pratica il passaparola, la reciprocità insomma. Claudio, Beppe e Fabio rimandano all’etica del saltimbanco ‘groucho-marxista’ come ironicamente la definiscono, quell’idea di autogestione e collettivismo che più volte abbiamo condiviso da queste pagine.

Tratto da Federico Berti
Gli artisti di strada non sono mendicanti


One man band video


Gerardo Matos Rodríguez. La Cumparsita. Tango. Monghidoro, 2024
Anonimo XIX secolo, Gli scariolanti, Cà di Guglielmo Luglio 2023
Federico Berti e Fabio Galliani, Tacabanda e Ocarina, Giugno 2023
Cherubini-Fragna, Signora Illusione. Monghidoro, 2023
Filippini-Morbelli, Sulla Carrozzella. Loiano, 2022
Consuelo Velazquez, Besame Mucho. Rebecq, 2022
Federico Berti, Polka Sfregatette, Bazzano, 2023
Traditional, Morettina, Loiano, Bologna
Panzeri-Rastelli-Mascheroni, Papaveri e papere, Fidenza, 2019
Traditional, Il cacciator del bosco, Niksic, Montenegro
Nisa-Redi-Leonardi, Carovaniere, Official video, 2022
Traditional, Manfrina e Morettina, Bologna, 2017
Traditional, Polka montanara, Monghidoro, 2019
Bixio-Cherubini, Mazurka della nonna, Lastra a Signa, 2018
Traditional, Giga, Monghidoro, 2018
Eldo Di Lazzaro Reginella campagnola, Budrio, 2017
Bixio-Cherubini, La mia canzone al vento, Lognola, 2021
Traditional, La Cionfa, Monghidoro, 2021
Arlen-Harburg, Somewhere over the rainbow Monghidoro, 2021
Gershwin-Du Bose, Summertime, Corinaldo 2019
Traditional, Galoppa, Parade. Corinaldo, 2019
Casiroli-Rastelli, Evviva la Torre di Pisa, Bologna 2018
Frati-Raimondo, Piemontesina bella, Bagnarola di Budrio 2018
Bixio-Cherubini, Lucciole vagabonde, Bologna 2018
Federico Berti, La Torre del Serpe, Otranto 2018
Piazza Marino, Il ragazzo con tre fidanzate, Bazzano 2023
Simons-Marks, All of me, Modena 2022

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