Er Quintazzecca
Satira sul
gioco d’azzardo
Me l’aricordo er préncipe d’ii polli
era ‘n brav’omo ma ch’avea ‘na pecca
giocava li mijòni ar Quintazzecca
ce se ‘mpegnò puro le chiappe molli
Pe fasse da’ lli nummeri affatàti
s’arinserrava ar bujo ‘n d’er cantone
e biastimava San Pantalione
si puta caso je li déa sbajati
‘Na vorta ‘o corcàreno de botte
a pugni e càrci ‘r sòcero e’r cognato
appàrsi com’er santo a mezzanotte
Co’na coperta l’hanno ‘ncappucciato
e daje giù a mena’ sull’ossa rotte
dice che quer vizietto j’è passato
Glossario
Romanesco
L’aricordo: lo ricordo
Préncipe: principe
Ch’avea: ci aveva
‘Na pecca: un difetto
Quintazzecca: gioco d’azzardo
‘Mpegnò: impegnò
Puro: pure
‘Na vòrta
‘O corcàrono: lo stesero
De bòtte: di percosse
‘r sòcero: il suocero
Co’na: con una
Daje giù a mena’: dai giù a menare
j’è passato: gli è passato
Il gioco d’azzardo
disturbo patologico
Il ruolo della famiglia
nella ludopatia
SAN PANTALEONE
NON DAVA SOLO I NUMERI
Questa satira in dialetto romanesco è a metà fra leggenda metropolitana e racconto vero, nel senso che una volta si raccontava in quelle famiglie che avevano sofferto la piaga di qualche giocatore d’azzardo seriale, di quelli che dilapidano il patrimonio alle carte, al lotto, alle scommesse e simili. Allora s’invocava la figura di San Pantaleone non solo per avere i numeri al lotto, come di solito si ricorda, ma anche per rimettere a posto le cose in situazioni veramente estreme. Si perché il santo non amava chi prendeva questo brutto male, oggi classificato fra le dipendenze e trattato al Sert come chi abusa di sostanze stupefacenti. All’epoca dei nostri nonni, diciamo fino all’ultimo dopo guerra, esisteva in primo luogo un’educazione popolare contro il gioco d’azzardo, fatta di proverbi, canzoni, filastrocche, insegnate fin da bambini. Ma quando proprio le cose degeneravano, San Pantaleone evocato da chi stava rovinando una famiglia, poteva apparire non per dare i numeri, ma per malmenare il malato e distoglierlo dalle sue insane passioni.
CHI ERA SAN PANTALEONE
Inutile dire che poteva essere qualche familiare, di solito dalla parte della moglie, oppure qualche parente, amico, se non addirittura un picchiatore prezzolato. Ho conosciuto personalmente almeno un caso di ‘terapia’ d’urto, chiamiamola così, ricordato in famiglia e databile intorno agli anni ’70 del secolo appena trascorso. Non è ovviamente il metodo che suggerisco di impiegare oggi in questo tipo di situazione, per fortuna esistono specialisti addestrati a curare il disturbo del gioco patologico. Mi piace però sorridere di questa tradizione popolare, che se non altro pone l’accento sul ruolo importante svolto dalla famiglia in questi casi. Non si deve assecondare ma sanzionare pesantemente chi soffre di questo disturbo, impedendo che l’insana attitudine al gioco d’azzardo possa portare alle rovina i parenti dell’ammalato. Qui sotto, qualche link utile in caso di bisogno.
Ludopatia
Riferimenti utili