La famiglia Brambilla in vacanza. Memorie d’un saltimbanco


Vacanze villeggiattura

La famiglia Brambilla in vacanza

Tratto da: Federico Berti
Memorie d’un saltimbanco Cap.9

Dove finisce la villeggiatura

Mistero mai risolto, la famiglia in vacanza più che tra i fenomeni di costume si dovrebbe classificare tra le patologie cliniche. O tra le psicosi. Freud deve averlo imparato dal maestro Goldoni, che di  smanie per la villeggiatura se n’intendeva. La sindrome da Balilla influenza la struttura dei moderni carrozzoni e le abitudini che ne derivano, variabili incatenate a doppio giro come quegli innamorati che si buttano insieme dal ponte, guancia a guancia, sasso al collo; l’industria culturale si modella intorno alle nostre debolezze come la pancia del boa intorno ai corpi che divora. Te li vedi in fila nei giardini, in spiaggia, sulle piazzole di sosta, all’autogrill, coperta in terra con cestini stoviglie tovaglioli ricamati, tavolo smontabile relativi sgabelli, il frigo pieno di succulente pietanze che la sdaura infaticabile ha iniziato a cucinare mesi prima di partire, dolci dolcetti leccornie. Sotto un albero gran banchetto, musica e danze, caffè amaretto. Finché dura tre giorni si può fare, ma c’è da stare attenti perché ricordiamolo, la legge proibisce il bivacco: perciò niente sgabello e veranda né vetro a compasso, cucina e stufa producono vapori che non puoi liberamente diffondere in un normale parcheggio, soprattutto il vero problema è seguire il ritmo implacabile dell’acqua, signora e padrona incontrastata della tua vita. Già, l’acqua. Dopo qualche settimana impari che il serbatoio pieno è pesantissimo, occupa spazio, aumenta l’attrito dell’aria (quindi consuma carburante) e comunque dopo tre giorni l’acqua è putrida, l’appuntamento col rubinetto inevitabile. Con poche migliaia di lire potresti fermarti in campeggio, ma non avrai mica lasciato l’alveare per chiuderti a razzolare in un pollaio col divieto di giocare a palla! Rinunciai presto all’autarchia, ho da fare cose più interessanti che deambulare urbi et orbi col secchiello in mano in cerca di una fontana.


Gli artisti di strada
non sono mendicanti


Artisti di strada e barboni

La civiltà nasce sulle vie d’acqua. Torrenti fiumi spiagge d’estate un paradiso, ma l’inverno c’è poco da ridere: nelle fontane puoi lavarti solo a secco, senza il sapone, sempre che ne trovi una ancora funzionante e un po’ appartata. Allora se non vuoi sprofondare nel fetido baratro dell’emarginazione sociale t’arrangi alla meglio nei bar, negli autogrill, cominci a frequentare la piscina due o tre volte la settimana, le terme, ogni quindici giorni la sauna, non è che uno vuol fare il signore, ma l’igiene è importante; il teorema dell’acqua è piuttosto semplice, tre quarti della popolazione mondiale non ne ha abbastanza per vivere e tu sei uno di quelli. Fattene una ragione. Quella che metti nella gobba del cammello non è da bere, ma da centellinare a bacinelle e riciclare finché possibile. La pastasciutta? Nei giorni di festa, altrimenti meglio pane e gallette, non lasciano pentole da lavare. Succede sempre che devi partire di corsa e perdi la coincidenza col rubinetto, entra qualcuno sta mica bene i piatti nel secchiaio, oltre tutto alla prima curva te li ritrovi sotto il posto di guida e tanti auguri. Quindi frutta e verdura a volontà, carne secca, formaggio. E’ la mentalità che cambia, vivendo in un carrozzone sei proiettato verso l’esterno, la tua vita è fuori; a meno che non viaggi in carovana, ma è già un altro discorso. Cantando nei mercati avevo imparato a predisporre un gancio da qualche parte per appendere le offerte in natura, sempre generose; di solito le consumavo ai giardini, mi piaceva stare all’aperto. Suonando nei ristoranti riconoscevo al primo sguardo quello che ti scalava dal compenso la cena, a conti fatti mangiavo più spesso all’osteria che in casa; guardandomi intorno pensavo a quante persone pagassero cara quell’uva sultanina che a me cascava dal cielo. Ma non è un privilegio mi dicevo, per la famiglia Brambilla che aspetta le ferie un anno intero, come i bambini aspettano l’intervallo della ricreazione, tu sei il maialino di Sant’Antonio. Da ingrassare e poi sgozzare al terzo giorno, se non sparisci prima. Per questo il ritmo dell’acqua è fondamentale, il primo segno di civiltà quando finisce la vacanza e comincia la vita di strada: l’acqua distingue il saltimbanco da un barbone.


One man band video


Gerardo Matos Rodríguez. La Cumparsita. Tango. Monghidoro, 2024
Anonimo XIX secolo, Gli scariolanti, Cà di Guglielmo Luglio 2023
Federico Berti e Fabio Galliani, Tacabanda e Ocarina, Giugno 2023
Cherubini-Fragna, Signora Illusione. Monghidoro, 2023
Filippini-Morbelli, Sulla Carrozzella. Loiano, 2022
Consuelo Velazquez, Besame Mucho. Rebecq, 2022
Federico Berti, Polka Sfregatette, Bazzano, 2023
Traditional, Morettina, Loiano, Bologna
Panzeri-Rastelli-Mascheroni, Papaveri e papere, Fidenza, 2019
Traditional, Il cacciator del bosco, Niksic, Montenegro
Nisa-Redi-Leonardi, Carovaniere, Official video, 2022
Traditional, Manfrina e Morettina, Bologna, 2017
Traditional, Polka montanara, Monghidoro, 2019
Bixio-Cherubini, Mazurka della nonna, Lastra a Signa, 2018
Traditional, Giga, Monghidoro, 2018
Eldo Di Lazzaro Reginella campagnola, Budrio, 2017
Bixio-Cherubini, La mia canzone al vento, Lognola, 2021
Traditional, La Cionfa, Monghidoro, 2021
Arlen-Harburg, Somewhere over the rainbow Monghidoro, 2021
Gershwin-Du Bose, Summertime, Corinaldo 2019
Traditional, Galoppa, Parade. Corinaldo, 2019
Casiroli-Rastelli, Evviva la Torre di Pisa, Bologna 2018
Frati-Raimondo, Piemontesina bella, Bagnarola di Budrio 2018
Bixio-Cherubini, Lucciole vagabonde, Bologna 2018
Federico Berti, La Torre del Serpe, Otranto 2018
Piazza Marino, Il ragazzo con tre fidanzate, Bazzano 2023
Simons-Marks, All of me, Modena 2022

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