Rosa Salzberg, La lira, la penna e la stampa

Cantastorie ed editoria popolare
nella Venezia del Cinquecento,

in: ‘Minima Bibliographica’, n.10/2011, Milano, Cusl

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“Gli artisti di strada meriterebbero maggiore considerazione: per il Cinquecento si potrebbero raccogliere significative prove della collaborazione tra artisti di strada e stampa a Venezia, come in ogni altro luogo. Anche senza le tracce di questo genere di attività, il considerevole numero di fascicoli pubblicati “ad instantia di” un certo artista ci mettono in guardia su questo tipo di fenomeno. Gli esemplari commissionati o venduti dagli artisti di strada erano di solito opuscoli in quarto o in ottavo di poche pagine, a volte singoli fogli volanti. Sebbene siano oggi frequentemente conservati rilegati in miscellanee nelle sale dei libri rari delle biblioteche per lo più venivano venduti singolarmente e spesso accompagnati da articoli come medicine, guanti, saponi e profumi sulle bancarelle o nei cesti degli animati mercati o presso importanti luoghi di passaggio come i ponti”.

“C’è una relazione tra artisti di strada o venditori ambulanti con le loro pubblicazioni e i loro luoghi di smercio e i vari modi in cui i testi erano trasmessi al pubblico urbano: mentre venivano messi in vendita i testi potevano essere cantati, recitati o drammatizzati tutti o in parte, accompagnati da musica o danze, pratiche effimere che tuttavia possono essere occasionalmente documentate. Considerato nel suo contesto originale, questo tipo di produzione editoriale rappresenta un aspetto della nuova cultura della stampa che potenzialmente era disponibile a una porzione di pubblico urbano veramente ampia. Gli artisti di strada erano rappresentativi di una vibrante cultura orale condivisa da tutta la comunità e fornivano un diretto collegamento con essa. Facendo luce sul loro ruolo nella diffusione della letteratura popolare nella Venezia del Cinquecento, viene suggerito che a essere coinvolte dalla grande esplosione della stampa che stava avvenendo nel cuore della loro città non erano solo le persone completamente alfabetizzate o chi poteva spendere almeno qualche moneta per un opuscolo”


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Bibliografia, Risorse sul Tarocchino Bolognese

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