Un errore giudiziario. Epilogo
Federico Berti
Epilogo
L’ospedale fantasma
La realtà non esiste
Romanzo di Federico Berti
FANTASCIENZA ITALIANA
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Così è giunta l’ora, finalmente. Il decreto di scarcerazione, con la promessa d’un risarcimento che dovrò comunque pagare un avvocato per negoziare. E’ stato un deplorevole errore giudiziario, dicono gli inquirenti con la stessa contrizione d’un bambino che ha appena rotto il vetro della scuola con un pallone. Ho raccolto le mie cose in una borsa, me l’ha portata in dono l’africano, è quella con cui viaggiò lui stesso dall’America. “Cosa pensate di fare adesso?” m’ha chiesto l’inserviente della segreteria, che nel frattempo ha ritrovato il suo posto al piano terra presso il reparto accettazione. “Non so” è stata la mia risposta. “Sul serio, non ho proprio idea”. Dove andare, non ho parenti stretti, né proprietà personali, non ho denaro per affittare un appartamento, dovrei quanto meno riprendere a lavorare prima di potermi sobbarcare qualsiasi impegno economico.
Nello smarrimento, mi torna agli occhi il progetto del Coppola che prevedeva un sistema di provvedimenti statali per il reintegro dei detenuti nella vita borghese. Un saluto commosso a donna Flora, un abbraccio fraterno al povero Manuel con la raccomandazione di provvedere ogni giorno alle carrozzine dei meno fortunati, per l’ora del rosario. “Strano socialismo, il tuo” risponde lui, ma non rifiuta di prendersi la responsabilità almeno fino a quando non separeranno l’area civile dell’istituto da quella circondariale. Ecclesiarda piange commossa, le hanno offerto di scontare il resto della pena ai domiciliari ma non ha voluto, non intende separarsi da questo luogo dove se non altro può rendersi utile a qualcuno. I due osti si commiatano a loro volta con un brindisi, augurandomi il meglio per la vita. Il meglio, ripeto fra me.
La verità è che non ho nulla, nemmeno una coperta per la notte. Questa torbida vicenda mi ha tolto quel poco che ero riuscito a mettere insieme e adesso mi ritrovo a dover ricominciare dal gradino più basso, quello del clochard. Così mi sento, almeno. Ho provato a chiedere in Comune, il sindaco ha promesso d’aiutarmi e nello stesso tempo ha le mani legate: non può assegnarmi una casa popolare, prima di me sono in lista famiglie incensurate con figli e sarebbe imbarazzante farmi passare avanti prima ancora della sentenza per un risarcimento. La procedura corretta è costituirmi parte civile, spiega; nell’ospedale non possono più tenermi, ho provato la mia sanità mentale e dimostrato la mia innocenza, nessun bisogno di cure mi lega a quel posto.
E’ una bella giornata di sole, ma dentro di me piove a dirotto. Non ho un soldo in tasca, non un ricambio di vestiti, non so nemmeno come procurarmi da mangiare; potrei forse riprendere i miei contatti professionali nell’editoria, ma elaborare un nuovo progetto richiederebbe comunque del tempo. Vorrei ad esempio raccontare la mia vicenda personale in un libro, se la scrivo però a mano sui tovaglioli del bar non so quanto possa interessare un eventuale partner nella produzione. Il sindaco è una persona intelligente, comprende il mio stato d’animo. “Forse una soluzione provvisoria posso trovarla. Venite con me”. Nel dire queste cose, dà alcune istruzioni in municipio e mi esorta a seguirla in una vecchia 600 malridotta. Mette in moto, prende la via per il fondo valle.
Mentre lo scenario mozzafiato della montagna si srotola davanti a noi come il fondale mobile d’un teatrino per le marionette, lei mi racconta delle terribili difficoltà in cui s’è trovata da ragazzo, quando ovunque andasse veniva deriso, talvolta picchiato, nei casi più drammatici violentato. “Quattro poliziotti alle tre del mattino, m’han portato in questura a Milano. Non vi dico l’umiliazione” ricorda, con la voce rotta. “La vita sa essere spietata”. Anni difficili, la prostituzione è un giogo sotto il quale ogni sorella prima o poi deve passare; non si lasciò mai intimidire, s’impegnò nell’attività politica e col passare del tempo trovò il pieno riscatto. Sarà pure come dice, ma dover ricominciare un’altra volta, sapendo che da qualche parte nell’ombra si potrebbe nascondere il ragionier Linguatorta, o uno dei suoi assassini con un lungo coltello da piantarmi in gola, non è un’idea entusiasmante. No, decisamente avevo altri obiettivi per il mio futuro.
Dopo un quarto d’ora di curve e tornanti, Valeriana Citronella frena davanti a una siepe di more selvatiche, sulla mia destra l’ingresso di un campeggio. “Su, cosa aspettate? Seguitemi” sollecita. Mi conduce attraverso il cancello, saluta il custode e prosegue attraverso le schiere delle roulottes, dei bungalows, dei preingressi in legno, allineati come le cabine degli stabilimenti balneari in riviera. “Là in fondo, lo vedete? Quello è il mio” indica una piccola costruzione in legno, a ridosso d’un caravan non proprio nuovo di fabbrica. Sono in pochi a conoscerne l’esistenza o meglio, la proprietà: non veniva qui da una decina d’anni almeno. Il sindaco transessuale sospira, siede sui gradini traballanti sotto il piccolo portico. Quando s’è tolta dalla vita, non ha mai voluto disfarsi di quel suo guscio giovanile e così paga ogni anno il posteggio a due passi dal torrente, qualche volta vi ospita un amico, un parente, un compagno, ma lei non vi ha mai più dormito da allora. “Potete restare tutto il tempo che volete, nessuno verrà a disturbarvi. Il custode vi porterà un po’ di spesa, nelle prime settimane almeno. Consideratelo un mio debito personale”. Annuisco in segno di gratitudine, lei mi volta le spalle in lacrime e torna verso la macchina.
Al lavoro dunque, c’è molto da fare. L’importante è aver riacquistato se non altro i miei diritti civili, ora sono un uomo libero e questo è già molto. Il ragioniere lo prenderanno prima o poi, l’ospedale è tornato in mano alle istituzioni, il comitato dei cittadini ha saputo affermare la propria competenza: le premesse per un futuro migliore ci son tutte. Devo pensare a me adesso, il mondo è grande là fuori e quando non hai più nulla da perdere, puoi solo migliorare o come diceva una zingara di mia conoscenza, se non vieni da nessuna parte puoi andare ovunque. E sia, verso una nuova avventura.
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Fantascienza ma non troppo, cyberpunk italiano. Ogni riferimento a fatti, personaggi o cose esistenti è del tutto casuale. Questo romanzo è il seguito ideale del “Boia dell’Alpe”, un thriller italiano che puoi trovare qui . Scarica il libro in epub, kindle, mobi, pdf oppure leggi la prima stesura su questo sito.