Il robot e la ballerina
Roberto Bolle danza col robot
Articolo di Federico Berti
DANZA CON ME
Puntata del 1 Gennaio 2019
Danza con me, puntata del primo gennaio 2019. Roberto Bolle è un robot dicono, troppo perfetto. Il controllo del gesto, la potenza, la precisione. Eccolo nel numero ormai ‘classico’ dell’uomo che danza con un braccio meccanico. Si prendono cura l’uno dell’altro. Anche la scelta musicale, Battiato: avrò cura di te. Si sentono i motori che muovono l’ordigno. Il numero è breve, poco movimento a dire il vero, più sguardi, cambio di prospettiva, riprese in soggettiva dalla parte del robot. Il 2019 sarà l’anno dell’intelligenza artificiale, così dicono. Ma veniamo al dunque.
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LA BALLERINA DI VIGGIANO
Un precedente nel teatro sperimentale
Il balletto di Roberto Bolle è una colta citazione di altre iniziative sullo stesso tema. Nel 2011 Paolo Bandiera scenografo di Alessandro Gassman presenta nei cantieri della REA Robotics, azienda leader nella produzione di macchine per l’automazione industriale, un balletto di 15 minuti su coreografia di Caterina Dinapoli, danzato da Sara Quagliara. Ispirato agli scritti di Pietro Gonzaga, che nel XVIII secolo vaticinava esperimenti con automi di scena. Niente di nuovo sotto il sole. I bracci meccanici della Kuka sono stati usati altre volte per interagire con il pubblico in modo ironico, ma qui il movimento umano e quello del robot si cercano. Naturalmente un gruppo di tecnici provvede a programmare la macchina, non si può dire che sia lei a danzare ma viene mossa, se così si può dire, come una marionetta particolarmente complessa.
Se un robot sale sul palcoscenico
Leggi l’articolo di Nicolò Menniti-Ippolito
LA PELLE DEL ROBOT
In realtà nemmeno il teatro sperimentale del Bandiera nasce dal nulla, sei anni prima nel 2005 si è tentato qualcosa di molto simile nei laboratori della NASA in collaborazione con General Motors nell’ambito della ricerca sul guanto virtuale, ma in quel caso il braccio meccanico si muoveva da solo in base alla danza della ballerina, non senza un ambiguità quasi erotica. Vladimir Lumelsky del Goddard Space Flight Center ha realizzato una sorta di ‘pelle’ per il rivestimento dei robots nell’ingegneria spaziale, un tessuto integrato che riconosce il movimento degli astronauti e si comporta di conseguenza. La logica è inversa,in quell’occasione la donna influenzava col suo movimento quello della macchina.
L’esperimento di Vladimir Lumelsky
e la ballerina della NASA
ROBOZAO BALLA CON LE STELLE
La reazione di Roberto Bolle
Il numero di Roberto Bolle riprende il tema della danza tra l’uomo e la macchina in reazione a un altro caso, quello del brasiliano Robozao, giocattolo danzante a dimensione un po’ più che umana pensato come attrazione da fiera e finito nel 2018 a condurre in Italia una trasmissione con Milly Carlucci e Paolo Belli. Qualcuno ha pensato che vi fosse un uomo nascosto dentro, in realtà il movimento dell’automa asseconda quello di chi lo muove indossando per l’appunto dei sensori basati sulla tecnologia del guanto virtuale. In tutti questi casi la macchina non è libera di ‘scegliere’. Robozao e i suoi fratelli si comportano come le macchine sceniche del carnevale, per le cui rumorose parate del resto sono stati progettati.
NAO AND HEALTH CARE
Astro robot caregiver
Lo stesso tipo di tecnologia viene impiegata da qualche anno per la medicina e l’assistenza agli infermi, come spiegano i ricercatori dell’Istituto di Tecnologia a Genova e l’equipe dell’Istituto di Domotica sant’Anna alla Normale di Pisa. Il braccio meccanico del robot danzante è diventato una protesi avanzata per sostituire la mano di un uomo. E’ stata dunque avviata la sperimentazione sul contributo degli automi nell’assistenza a persone anziane e nella domotica, incontrando sulle prime la perplessità di chi delle macchine non si fida. L’affetto viene prima delle cure. Il numero del robot danzante riprende quello delle marionette legate alla gamba del suonatore di strada, che a sua volta ricorda il classico ballerino di tango col pupazzo legato al piede che abbiamo visto in tanti films.
LA SCONFITTA DI KASPAROV
Intelligenza artificiale e simulazione dell’errore
Quel che non possiamo prevedere è l’evoluzione dell’intelligenza artificiale, sulla quale si sta investendo una quantità di capitali davvero impressionante. In particolar modo si stanno programmando forme di autoapprendimento che arrivano al punto di simulare la componente dell’errore umano, mettendo in scacco uno come il maestro Kasparov che protesta: quella mossa non può averla fatta un computer. Il replicante supera la prova del riconoscimento e inganna l’uomo, ma è pur sempre una finzione di umanità. Questa la direzione in cui stiamo andando, che potrebbe rendere la realtà distopica descritta nel romanzo dell’Ospedale fantasma assolutamente ‘normale’ tra meno di vent’anni. Qui si pone il problema etico anticipato dalla filosofia e dal teatro con la leggenda del Golem, cui si era ispirato W.G. Goethe nel Faust. L’uomo impastato nel fango da un altro uomo. Una delle domande che il protagonista si pone pensando al personaggio di Maria, l’angelo della robotica. Do androids dream of electric sheeps?