Rassegna stampa. Chi arma le milizie ribelli in Kazakistan.
Chi arma il Kazakistan
Articolo di Federico Berti
La situazione in Kazakistan sembra un po’ più complessa di come la stampa occidentale tende a dipingerla. I titoli delle maggiori testate parlano semplicemente di una rivolta popolare motivata dall’aumento dei costi delle materie prime, in primo luogo il gas. Secondo questa versione che riverbera anche nelle reti sociali, sarebbe in corso una repressione militare supportata da Russia e Cina sotto lo sguardo preoccupato di America e Unione Europea che denunciano una politica coloniale da parte di un cesarista premier russo.
A sentire l’altra versione dei fatti, quella del governo Kazako e del blocco eurasiatico, siamo piuttosto di fronte a fenomeni di banditismo organizzato. Si parla addirittura di 20.000 persone che si sarebbero infiltrate nella folla espressamente per fomentare rivolte e disordini contro il governo, allo scopo di destabilizzare la regione come avvenuto nel Donbass, con l’aggravante di una presenza afghana tra i sobillatori.
La tesi della rivolta popolare per il caro del gas presenta alcune fragilità. Il prezzo del gpl al consumatore è raddoppiato, la maggior parte dei veicoli a motore vanno a gpl e quindi sono partite il 2 Gennaio le prime proteste, su questo non sussistono al momento dubbi. Non si comprende però come queste proteste si siano poi trasformate in saccheggi, incendi e devastazioni, in un attacco mirato alla sede del governo.
Le truppe militari kazake hanno subito aggressioni con decine di agenti uccisi, alcuni dei quali decapitati. Queste operazioni sembrano tutto meno che fenomeni di spontaneismo ribellistico, hanno piuttosto l’aspetto di azioni militari: un popolo in grado di tenere testa a un esercito non è più solo un popolo, ma una milizia. Si dovrebbe risalire al percorso di queste armi. Da dove arrivano, dove sono i quadri dirigenti, dove sono i centri di addestramento, chi finanzia queste milizie.
Due sono le tesi in questo momento, il governo kazako ha rilevato fra i ribelli terroristi e combattenti dal vicino Afghanistan, la versione filo-occidentale invece parla dell’ex presidente che avrebbe addestrato milizie private nel deserto. Quest’ultima al momento presenta una contraddizione interna, essendo lo slogan del popolo ‘Fuori il vecchio’ e la posizione dei rivoltosi ostile alla figura del deposto Nazarbajev, tra le foto di questi giorni dal Kazakistan si vede anche la sua statua distrutta, la chiave della rivolta si direbbe altra.
Pur non potendo rifiutare l’ipotesi di milizie paramilitari addestrate dal vecchio presidente, siamo costretti a rilevare comunque la presenza di più fronti interni e più istanze anche opposte tra loro, che non possiamo semplicisticamente ridurre a una rivolta monolitica da parte di un popolo compatto contro l’eredità sovietica di un governo rimasto nell’orbita della Federazione Russa. Non è una sola rivolta quella attualmente in corso in Kazakistan, vi sono più forze in gioco di quanto saremmo portati a vederne.
La destabilizzazione dell’area geopolitica intorno all’Afghanistan era del resto fra le previsioni all’indomani dalla dipartita delle forze occidentali. Non possiamo non notare che dalla scorsa estate si sono intensificate le tensioni proprio intorno ai confini afghani. Lo abbiamo visto con gli scontri nel nord ovest della Cina intorno alla questione degli Uiguri, lo vediamo ora nel vicino Kazakistan. Non possiamo al momento avanzare altre ipotesi, non avendo abbastanza informazioni, ma possiamo approfondire. Rimaniamo sintonizzati per ricostruire al meglio la situazione.
Rassegna stampa
SkyTg24, 8 Gennaio 2022, Kazakistan, Usa autorizzano dipendenti consolato a lasciare il Paese
Le rivolte scoppiate per gli aumenti delle bollette del gas hanno provocato decine di morti. “Il Dipartimento ha approvato la partenza volontaria dei dipendenti del governo statunitense non essenziali e dei familiari di tutti i dipendenti”, spiega un comunicato.
Luigi Guelpa, ‘Il Giornale’, 8 Gennaio 2022, Kazakistan nel sangue. Si spara per uccidere ma i ribelli non mollano
Frontiere chiuse, comunicazioni oscurate, coprifuoco ovunque. I morti sono centinaia. I manifestanti, furiosi a causa dei rincari di gas e benzina, sono diventati improvvisamente «terroristi» per Tokayev, che di fatto ha dato il via libera a una vera e propria carneficina. Internet è ancora disattivato, i social sono stati spenti e le frontiere chiuse, mentre i militari inviati da Putin sparano ad altezza d’uomo assieme ai corpi speciali del battaglione di terra «Astana» comandato dal generale Talgat.
L’impressione è che Putin abbia preso la palla al balzo per fare del Kazakistan un protettorato di Mosca, innescando un’operazione di annessione che nel Dombas ucraino è stata soltanto rimandata
Redazione ‘Tell’, Sabato 7 Gennaio 2022, La rivolta per l’aumento del gpl in Kazakistan
Le proteste sono iniziate domenica 2 gennaio e da allora non si fermano. In Kazakistan migliaia di persone continuano a scendere in piazza per protestare contro l’aumento del prezzo del gpl, quasi raddoppiato in un Paese che alimenta principalmente i veicoli con questo tipo di carburante. Si sono registrati sin da subito disordini, in un Paese dove è il dissenso è sempre stato impedito. Nemmeno l’annuncio del governo di porre limiti al prezzo del gpl e le dimissioni dell’intero Esecutivo sono bastati a fermare i manifestanti.
Anna Zafestova, ‘La Stampa’, 7 Gennaio 2022, Kazakhstan, il nuovo colonialismo dello Zar: così Putin sogna il ritorno dell’Urss
«Un gruppo di studenti, incitati da elementi nazionalisti, è sceso nelle vie di Almaty manifestando la loro disapprovazione… Vandali, parassiti e altre persone antisociali hanno approfittato della situazione per azioni illegali contro i rappresentanti della legge e dell’ordine. Hanno dato fuoco a un negozio di alimentari e ad automobili private, e insultato i cittadini…». Questo dispaccio della agenzia ufficiale Tass non è stato scritto ieri, è stato battuto il 17 dicembre 1986, quando sulla piazza centrale di Almaty – oggi intitolata alla Repubblica, allora portava il nome di Leonid Brezhnev – scoppiò la prima protesta di piazza della Perestroika, contro la nomina di un capo russo che non aveva mai messo piede in Kazakhstan.
Kazakistan: il presidente autorizza la polizia a sparare ‘senza avvertimento’
Tokayev respinge ogni ipotesi di mediazione e promette ‘l’eliminazione’ di quelli che ha definito ‘i banditi armati’ accusati di aver istigato le manifestazioni violente.
Secondo il presidente, infatti, i disordini sono stati provocati da “20.000 banditi” che hanno preso d’assalto Almaty, la ex capitale e più grande città del Paese.
Tokayeva ha poi ringraziato il presidente russo Vladimir Putin per avere risposto prontamente al suo appello inviando in Kazakhstan truppe per aiutare a sedare la rivolta nell’ambito del Trattato di sicurezza collettiva (Csto), di cui fanno parte varie Repubbliche ex sovietiche.
La Cina, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, “sostiene tutti i suoi sforzi per risolvere la situazione e si oppone con forza alle forze esterne che incitano alla violenza e al caos nella regione”. Quale “Paese vicino e partner strategico globale, la Cina è disposta a offrire tutto il supporto necessario” per aiutare il Kazakhstan “a superare le recenti difficoltà”, ha aggiunto Wang nel briefing quotidiano.
Maurizio Delli Santi, ‘Notizie Geopolitiche’ 7 Gennaio 2022, KAZAKISTAN. E’ RIVOLTA CONTRO IL RINCARO ENERGETICO, MA NON SOLO
Il presidente Kassym-Jomart Tokajev, in carica dal 2019 con un percorso diplomatico anche alle Nazioni Unite, ha cercato di riprendere il controllo promettendo riforme e facendo dimettere il governo. Ha assegnato l’incarico di premier a un giovane tecnocrate Alikhan Smajlov, estraneo alla vecchia leadership filosovietica. Ha quindi ordinato lo stato di emergenza rilevando anche l’incarico di capo del Consiglio di sicurezza di Nazarbajev. Ma di fronte alla gravità delle proteste, Tokajev non ha potuto fare a meno di consigliarsi con Putin. Subito dopo, la narrazione ufficiale è diventata che gli scontri contro le forze di sicurezza sono fomentati da gruppi terroristi e anche da miliziani afghani, per cui, data la “minaccia terroristica” ad opera di agenti esterni, è stato annunciato l’intervento della CSTO, l’organizzazione del trattato di sicurezza collettiva che riunisce in un’alleanza militare Armenia, Bielorussia, Kazakhstan, Kirghizstan, Tajikistan e, ovviamente, la Russia. Lo ha confermato il presidente dell’alleanza, il premier armeno Nikol Pashinyan, il quale ha tenuto a precisare che l’invio “forze di pace collettive” sarà per un “tempo limitato per stabilizzare e normalizzare la situazione nel Paese”, minacciata da “interferenze esterne”. Al Cremlino probabilmente qualcuno starà ricordando che il crollo dell’Unione Sovietica iniziò dalle proteste della Polonia, un paese ai confini dell’impero, come oggi lo è il Kazakistan.
Fabio Tonacci, ‘La Repubblica’, 7 Gennaio 2022, Kazakistan, il pugno duro del regime: “Sparate per uccidere”.
Tokayev ai militari: “Colpite senza preavviso”. Xi Jinping lo loda. Almeno 26 manifestanti morti. Il ruolo di provocatori filo-russi. La Nato: “Rischio conflitto con Mosca”. Nazarbayev scappa all’estero. Usa, il Dipartimento di Stato ha ordinato a tutti il personale “non essenziale” del consolato di lasciare il Paese
Fabio Tonacci, 6 Gennaio 2022, ‘La Repubblica’, Le forze militari russe entrano in Kazakistan. I morti sono decine
La preoccupazione Usa: “Il Cremlino non si impossessi delle istituzioni”. La Ue: “Garantite i diritti”
Giordano Stabile, ‘La Stampa’, 6 Gennaio 2022, Kazakhstan, cosa sta succedendo: la crisi spiegata in 2 minuti e le ripercussioni sull’Italia
L’intervento delle truppe russe per fermare la rivolta popolare segna un cambiamento radicale nella gestione delle crisi nell’area dell’ex Unione Sovietica, quali sono le conseguenze per il mondo Occidentale e l’Italia?
‘La Stampa’, 6 Gennaio 2022, Rivolta in Kazakhstan, arrivano le truppe russe e dei Paesi alleati. Spari sulla folla, agenti uccisi e centinaia di feriti. Aeroporti chiusi, attaccate sedi di tv e ospedali
Le manifestazioni contro il regime per i rincari dei prezzi dell’energia hanno infiammato il Paese, 2300 arresti. I rivoltosi armati circondano due ospedali. La banca centrale sospende le operazioni e Internet è bloccato. Parigi: «Influenza di Mosca inaccettabile»
Intanto le autorità kazake hanno aperto un’inchiesta su sei aziende fornitrici di Gpl sospettate di «aver alzato i prezzi in modo infondato» ha riferito la televisione pubblica kazaka. Il brusco rincaro del Gpl, seguito all’eliminazione del calmiere sui prezzi, ha dato il via alle violente proteste in tutto il Paese
Il ministero dell’Interno nel terzo giorno di protesta traccia il bilancio dei violenti scontri, fornendo inizialmente numeri che parlano però solo di forze dell’ordine e non di civili: 18 poliziotti morti di cui 2 decapitati, 748 uomini delle forze di sicurezza feriti. La notizia dell’arresto di 2.298 manifestanti in tutto il Paese è arrivata invece dall’agenzia di stampa Tengrinews.kz. Più tardi, ancora fonti di polizia, parlano invece genericamente di decine di manifestanti morti: «decine di attaccanti sono stati eliminati, si sta determinando la loro identità».
‘Affari Italiani’, 5 Gennaio 2022, Kazakistan, il governo si dimette: proteste feroci per il rincaro del gas. Continuano i disordini in Kazakistan causati dal rincaro del Gpl con guerriglie e disastri in tutto il Paese
Da giorni monta la rabbia per l’aumento del prezzo del gpl; dopo che i manifestanti hanno preso d’assalto e dato fuoco a edifici amministrativi e dopo che il governo si è dimesso, è stato decretato lo stato di emergenza in tutto il Paese.
Il presidente Kassym-Jomart Tokayev ha anche “defenestrato” il “padre della nazione”, Nursultan Nazarbayev, dalla guida del Consiglio di Sicurezza; dopo aver governato con il pugno di ferro per trent’anni il Paese, Nazarbayev, alleato chiave del presidente russo Vladimir Putin, si era dimesso nel 2019 ma ancora manteneva saldamente il controllo sul Paese; ora che il suo “delfino” lo ha allontanato, se ne ignora la sorte.