Rassegna stampa. Boko Haram. Storia e cultura di un movimento criminale.
Boko Haram
Storia e cultura d’un
movimento criminale
Rassegna stampa, podcast
a cura di Federico Berti
L’istruzione occidentale è proibita.
Molti hanno sentito parlare di Boko Haram come di un’organizzazione terroristica e fondamentalista collegata in modo molto vago alla jihad, come se tutto l’Islam si potesse ascrivere a una sola matrice comune. Non è così semplice, come vedremo tra poco. Innanzi tutto il nome di Boko Haram viene dall‘hausa, una lingua afro-asiatica scritta in un alfabeto derivato dal latino e codificato dall’impero coloniale britannico, imposto in epoca coloniale negli anni ’30 ai popoli del centrafrica in luogo dell’alfabeto arabo. Boko è precisamente il nome dato nelle lingue ciadiche all’alfabeto latino, viene associato sia alla parola inglese ‘book’, sia a una parola hausa che vuol dire ‘frode, inganno’. haram indica a sua volta nella dottrina islamica tutto quel che viene considerato illecito, peccaminoso, proibito, in contrapposizione ad halal, che vuol dire ‘lecito’.
Nel complesso quindi Boko Haram sta per una generica interdizione del logos occidentale, con vago riferimento all’idea del dominio coloniale. Tuttavia, questo anti-occidentalismo è solo apparente, formale, più culturale che materiale. L’adozione della lingua hausa per la denominazione di questa realtà indefinita e tentacolare, rimanda alle popolazioni Hausa stanziate nel nord della Nigeria, la cui storia si intreccia e si contrappone a quella degli Igbo nel delta del Niger e del Cross. I primi stati autonomi fiorirono nell’ambito dell’impero Kanem-Bornu, nel basso Medioevo che è anche il periodo in cui la regione si convertì all’islam per la predicazione delle confraternite itineranti della Qadiriyya araba. Il regno si trasformò in sultanato con sede a Zinder, che a partire dal XVI secolo ovvero all’inizio della tratta degli schiavi con l’Europa, divenne molto influente. Il potere di queste popolazioni è storicamente legato al commercio di oro e di schiavi. In base a queste relazioni ambigue e opportunistiche, al Sultano venne riconosciuta di fatto una certa indipendenza che culminò a partire dal XIX secolo nella sovranità esclusiva su tutto il territorio del Niger, cosa che naturalmente andava a discapito degli Igbo i quali rappresentarono al contrario fin dal ‘500 la principale fonte di approvvigionamento di manodopera servile.
In altre parole, gli Hausa prosperarono per quattro secoli sulla sottomissione, cattura e vendita degli schiavi Igbo al Portogallo e alla Francia. Una sovranità limitata quella del Sultano, posta sotto la corona di Francia, che nel 1898 costituì l’Africa Occidentale Francese. Con l’indipendenza del Niger nel 1960 gli Hausa perdettero ogni privilegio, ma restarono sempre favoriti dalle potenze occidentali, Commonwealth in prima linea, come massa di manovra locale contro l’indipendentismo Igbo. Se la struttura sociale degli Hausa era molto rigida, autoritaria, fondata sull’assunzione del potere temporale e spirituale riuniti nelle mani della stessa figura, quella del Sultano, gli Igbo erano invece organizzati secondo un collettivismo acefalo e orizzontale delle assemblee presiedute dal consiglio degli anziani.
Se dunque il nome di Boko Haram rimanda a una generica interdizione dei costumi occidentali, in realtà questa realtà fa riferimento a popolazioni che per non meno di tre secoli hanno prosperato sull’oppressione e la schiavitù dei popoli stanziati nel sud. Monarchie fondate sull’identità fra potere spirituale e temporale, una teocrazia che ha prosperato sempre nel commercio con l’Occidente. Proibita l’istruzione, ma non il denaro e la ricchezza dell’Occidente, graditi al potere Hausa. Ancora oggi Boko Haram vive nella regione favorita dai governi centrali della Nigeria, tutti dipendenti da relazioni commerciali con le potenze occidentali, in primo luogo la Gran Bretagna, mentre il sud viene costantemente depredato dalle società di estrazione petrolifera senza riceverne un beneficio in termini di servizi, infrastrutture, assistenza sociale e sanitaria.
Come nasce Boko Haram
Il gruppo di Boko Haram nasce nel 2002 sotto la guida di Ustaz Mohammed Yusuf, terrorista nigeriano colpevole di numerosi attentati sia a danno delle forze governative, sia contro le popolazioni Igbo cristiane. Nel 2009 sono scoppiati disordini a causa di queste violente e criminali azioni, nel corso dei quali sono state assassinate 700 persone. Yusuf aveva dichiarato alla televisione britannica di rifiutare l’evoluzionismo di Darwin e la fisica copernicana. Arrestato nel 2009, è morto durante un tentativo di evasione dal carcere, ma il gruppo non si è sciolto. Nei primi anni, secondo la stampa inglese, se ne parlava come di ‘Taliban’, sebbene non vi fosse alcuna relazione con il fondamentalismo afghano.
Isa Sanusi, dalla BBC affermò che il gruppo non avesse nemmeno un nome vero e proprio ma fosse conosciuto più per le sue azioni di fatto che come realtà organica identificabile. L’adesione a questi gruppi è anche favorita dall’abbandono degli studi per la difficoltà di trovare lavoro. Secondo Aminu Abubakar, un giornalista dell’agenzia AFP, le autorità governative hanno trascurato lungamente la formazione di queste bande armate di militanti, poiché questi ultimi vengono da famiglie molto ricche intimamente legate al governo stesso. SI tratta cioè di realtà che provengono da realtà ricche e potenti nell’economia nigeriana, contro le quali il governo ha paura di mettersi. Il portavoce del ministero dell’Informazione Sunday Dare affermò che il sostegno a questi militanti stesse diminuendo già nel 2009 e che dunque la minaccia non si dovesse prendere sul serio. Patrick Wilmot ex docente all’università di Jos ha detto che i musulmani tradizionali considerano i talebani semplicemente delle persone squilibrate, dei criminali. Caroline Duffield della BBC a Lagos sostiene che i membri del gruppo si siano di fatto isolati dal resto della comunità. Nonostante questo, l’escalation di violenza ha portato alla morte di centinaia di persone dalla città di Bauchi attraverso gli stati di Borno, Yobe, Kano.
Dopo la morte di Yusuf, alla guida di questo movimento è salito Abubakar Shekau, conosciuto anche come Darul Tawheed (soprannome che vuol dire letteralmente Casa del monoteismo). Terrorista, guerrigliero, leader islamico originario dello Yobe, che fu a suo tempo il cuore dell’impero Fulani. Non si conosce esattamente la sua data di nascita. Si era creduto morto nel 2009, poi comparve in un video del 2010 sebbene la sua identità non sia molto chiara. L’immagine che ha voluto dare di sé era quella del tranquillo teologo e predicatore, combattente e guerrigliero esperto. Derideva gli eserciti sulle sue tracce affermando che non poteva essere in alcun modo fermato, si vantava di possedere anche dei carri armati sebbene non si abbiano conferme in questo senso. Nel 2012 gli Stati Uniti d’America lo hanno dichiarato ufficialmente come terrorista congelando per questo motivo tutti i suoi beni in USA, ponendo su di lui una taglia di 7 milioni di dollari. Anche il governo nigeriano pose una taglia di 50 milioni per catturarlo, divenne il ricercato più prezioso dell’Africa. Gli si attribuisce il rapimento di 200 studentesse nigeriane, nell’aprile del 2014. Si è fatto esplodere per sfuggire alla cattura di un gruppo rivale, lo Stato Islamico della provincia dell’Africa occidentale