Rassegna stampa. La resistenza in Afghanistan, notizie e prospettive.
Rassegna stampa
a cura di Federico Berti
Romain Malejacq, 21 Luglio 2021, THE PAST AND FUTURE OF AFGHAN WARLORDS
I signori della guerra solo interlocutori politici con una provata capacità di organizzare la violenza e controllare il territorio. Riescono a trasformare l’autorità attraverso diverse sfere (ideologica, politica, economica, militare, sociale e politica) e a diversi livelli, regionale, nazionale e internazionale. I comandanti mujaheddin parteciparono alla politica dei signori della guerra negli anni ’90, furono loro a combattere contro l’invasione sovietica, finanziati allora dalla CIA. Man mano che riconquistavano il paese, prendendone il controllo e concentrandolo man mano nelle loro mani. Crearono un minimo di stato sociale, sistemi amministrativi, scuole e ospedali, fino a quando non sono stati sconfitti dai Talebani e dovettero abbandonare le loro roccaforti. Alcuni restarono degli anni in esilio, altri si unirono al Fronte Islamico Unito per la Salvezza, la resistenza anti-talebana, meglio nota come Alleanza del Nord, operando dal Tagikistan e dal nordest dell’Afghanistan. Sono queste le forze che il protettorato americano ha riabilitato, inizialmente accettandole anche come referenti delle amministrazioni regionali, fino a quando poi nel 2004 l’amministrazione di George Bush non ha deciso che doveva essere limitato il loro potere. Qui sta la chiave della comprensione di quanto è accaduto poi, la politica perseguita dal protettorato americano era quella di costruire un governo fortemente centralizzato, più controllabile, limitando il potere locale dei mujaheddin e signori della guerra. In quel tipo di situazione, fu dunque necessario per queste realtà locali commutare il controllo militare e amministrativo con l’investimento in servizi parastatali, facendosi ‘magnati’, instaurando cioè delle oligarchie di fatto sul territorio afghano. Con l’annuncio della ritirata americana, che inizialmente era previsto per il 2014, riprese la corsa all’armamento da parte dei signori locali per poter contrastare il ritorno delle milizie talebane. A questo punto è chiaro che qualsiasi cosa debba accadere in Afghanistan nei prossimi anni, i signori della guerra saranno comunque protagonisti, essendo una fazione politica radicata sul territorio, in grado di organizzare strategicamente il controllo del territorio, presidiarlo, reperire gli armamenti e fornire come uomini d’affari strutture e servizi amministrativi. Il problema è che si tratta comunque di un’oligarchia, non di una democrazia. Preferibile senz’altro alla follia criminale dei Talebani, ma non certo da salutare come un governo ideale. Sono comunque mujaheddin e jihadisti a loro volta.
David Axe, ‘Forbes’, 16 Agosto 2021, In 2007, NATO Needed A Warlord To Beat the Taliban. Signs Of Eventual Collapse Were Everywhere.
Quando sono arrivato in Afghanistan, il protettorato americano era lì da sei anni e l’attenzione pubblica era ormai rivolta altrove, non se ne parlava molto. Quello che non era cambiato però era il contesto sul campo. Nel 2007 i segni della frammentazione, dell’insicurezza, di un potere centrale sostanzialmente delegittimato e un continuo stato di rivolta, era evidente. Continui attentati, bombe, incursioni, i talebani erano nascosti ovunque.
Il signore della guerra Rozi Khan offrì dunque aiuto alla Nato. Il Colonnello Hans va Girensven, comandante tedesco, era molto scettico a riguardo, perché riteneva che i signori della guerra avessero la pessima abitudine di cambiare facilmente bandiera secondo l’opportunità, ma la situazione allora si stava facendo pericolosa perché i Talebani stavano obbligando la gente a prendere le armi e combattere.
I combattenti di Khan indossarono l’uniforme della Polizia Nazionale Ausiliaria, aiutarono la Nato a vincere la battaglia ma fu definita allora dalla stampa una vittoria di Pirro perché fu chiaro che si erano dovuti rivolgere non alla Nato, non al governo centrale dell’Afghanistan, ma a un signore della guerra locale. Questi combattenti locali erano dunque illegittimi, cooptati dai signori e aperti alle infiltrazioni degli stessi Talebani. Il programma della polizia ausiliaria venne chiuso, ma pochi anni dopo riaperto con un altro nome Afghan Local Police. Il problema dunque rimaneva lo stesso di prima: la stabilità del territorio comunque rimaneva in mano a uomini non eletti dal popolo, ma imposti sul popolo tramite la violenza e l’egemonia economica.
‘ISPI’, 6 Settembre 2021, Afghanistan: fine della resistenza. Leoni vs talebani
Oggi i talebani hanno annunciato la conquista della valle del Panjshir, l’ultimo baluardo della Resistenza (circa 2500 unità tra ex soldati e membri delle forze di sicurezza afgane che erano arroccati nella valle). L’aviazione pachistana aveva bombardato la valle. Il Pagistan protegge i talebani sia perché pensa che possa aiutarlo contro l’India, sia per ostacolare la migrazione dei profughi entro i propri confini. 1,4 milioni fino ad ora. uno degli attuali vertici del governo criminale è Hibatullah Akhundzada, che per anni si è rifugiato in Pakistan dopo l’invasione americana. Il ‘fronte occidentale’ si sta organizzando a Doha. Anche il Qatar è da anni un intermediario tra i talebani, che qui hanno un’ambasciata di fatto
Stefano Mazzola, ‘Orizzonti Politici’, 9 Settembre 2021, Lo sgretolamento della resistenza ai talebani in Afghanistan
Il Fronte Nazionale della Resistenza guidato da Massoud avviene nell’anniversario dell’assassinio del ‘leone’ Ahmad Shah, padre dello stesso Massoud, ucciso da due kamikaze tunisini travestiti da giornalisti, due giorni prima delll’attentato alle Torri Gemelle di New York. Massoud ha combattuto anche contro l’invasione sovietica, oltre che contro i Talebani. Il suo mausoleo è stato l’ultima roccaforte della resistenza. Tutto era iniziato in realtà molto prima, nell’inverno del 2020 con la firma degli accordi di Doha, nel Qatar, dov’era stata pianificata l’uscita dell’esercito americano dall’Afghanistan in cambio di un accordo tra i Talebalni e il governo dell’ex presidente Ahraf Ghani, con la promessa di non ospitare altri gruppi terroristici.
In realtà erano in gioco altre forze di opposizione militare, come quelle dei ‘Signori della guerra’. L’ex governatore della provincia di Balkh, Abdul Rashid Dostum, è fuggito in Uzbekistan attraverso il Ponte dell’Amicizia, lo stesso attraversato dai sovietici in fuga nel ’79. Poche settimane dopo le dichiarazioni rilasciate sull’intento di resistere, anche questo fronte ha dovuto cedere all’imponente armamentario e alle risorse ingenti delle truppe talebane.
“Nonostante la nostra ferma resistenza, purtroppo, tutte le attrezzature del governo e delle forze di sicurezza sono state consegnate ai talebani” ha scritto Noor, proseguendo: “Avevano orchestrato il complotto per intrappolare il maresciallo Dostum e anche me, ma non ci sono riusciti”. Nello stesso periodo, anche a Herat, luogo in cui era dislocato fino a pochi mesi prima il contingente militare italiano, i talebani hanno arrestato Ismail Khan, storico comandante della regione, autore di un accorato appello per la resistenza comune di tutte le forze di opposizione ai talebani.
In questo senso, la fuga di Noor e Dostum, così come la capitolazione di molti altri “colleghi” è la rappresentazione del collasso totale di ogni pilastro del potere afghano post-2001.
I signori della guerra sono stati finanziati dagli americani contro i Sovietici prima, poi dopo l’occupazione e la creazione del protettorato a Kabul, gli appaltarono la gestione del territorio e della sicurezza, ma anche molti dei servizi regionali, poiché non erano in grado di costruire un unico governo centrale. Proprio questo decentramento del potere fondato sui potentati locali ha rappresentato un ostacolo alla creazione di un governo stabile.
il nuovo governo di Kabul post-taliban ha dovuto appaltare, con il consenso di Washington, la gestione del territorio e della sua sicurezza ai vari signori della guerra locali, tornati da poco in auge. Tuttavia, con una mossa in evidente contrasto con i loro interessi strategici, gli americani hanno cercato di ridurre, a partire dal 2004, il potere militare dei potentati. Questo era infatti diventato un ostacolo al processo di “State-building” iniziato nel frattempo a Kabul. Bisognerebbe capire chi siano questi signori della guerra, quali i loro programmi politici, economici e culturali.
‘rfi’, 6 Settembre 2021, Massoud, Son of slain Afghan resistance hero Ahmad Shah Massoud enters political fray
Il suo programma è di creare una grand coalizione anti-talebana per tenere insieme e supportare una Repubblica Islamica civile e tollerante, abbattendo il regime dei Talebani politicamente, ma anche militarmente se necessario. Un ambasciatore afghano in Francia lo ha salutato come un leader carismatico. Dopo l’assassinio di suo padre, il ‘leone del Panshir’, Massoud ha trascorso molti anni all’estero si è laureato alla prestigiosa Accademia Militare Sandhurst in Inghilterra e ha conseguito un master in relazioni internazionali a Londra.
L’eredità che raccoglie è quella di un combattente nazionalista, suo padre, che pensava a un Islam aperto all’Occidente, non a un governo laico. La sua resistenza contro il governo socialdemocratico protetto dall’Unione Sovietica, era sostenuto dal fervore religioso. Era un Jihadista, allievo di Burhanuddin Rabbani, un politico di chiara impronta fondamentalista.
La guerra all’Unione Sovietica era stata condotta da questa Alleanza del Nord,
‘La Repubblica’, 6 Settembre 2021, Panshir nelle mani dei talebani: “Hanno combattuto tutta una notte per conquistarlo”
La valle del Panshir è stata conquistata dai talebani, che hanno combattuto per una notte intera. Il mausoleo di Massud, tomba del “Leone del Panshir“, è stato preservato, ma negli scontri si è rotta la specchiera di cristallo posta a protezione del sacrario. I talebani, quindi, si apprestano a scendere a Kabul per festeggiare la conquista
‘TgCom24’, 24 Ottobre 2021, Afghanistan, nasce nuovo “Consiglio di resistenza” contro i talebani
Il ‘Consiglio di Resistenza’ contro i talebani è composto da leader mujhaeddin ed esponenti di spicco del deposto esecutivo di Ashraf Ghani guidato da un altro jihadista, Abd-al-Rasud Sayyaf e da Atta Muhammad Nur, chiede di condividere il potere con i talebani o minaccia rivolta.
E.F. ‘Il Giorno’, 30 Settembre 2021, Il Tagikistan ospita Massoud e prepara la guerra di resistenza contro i Talebani
Da Kabul una taglia da 200mila dollari sulla testa dei leader. Ma gli esuli del Panshir cercano contatti con Mosca e promettono di riprendersi Kabul.