Rag time. Musica dei bordelli? Cenni storici
Ragtime.
Musica dei bordelli?
Cenni storici,
da Morton a Joplin
Articolo di Federico Berti
Un mito duro a morire.
Il Ragtime non nasce come uno stile propriamente musicale, ma più che altro come un modo di ballare che inizia a svilupparsi fin dai primi anni dopo la guerra di secessione e l’abolizione della schiavitù, prima della quale ai neri non era nemmeno consentito suonare uno strumento musicale o imparare a leggere e scrivere. Viene a distinguersi come musica autoriale solo con le prime edizioni a stampa degli spartiti quarant’anni più tardi, a cavallo tra Ottocento e Novecento. Il mito di Jelly Roll Morton, creolo, pianista e malavitoso di New Orleans, immortalato dalla penna di Alan Lomax, sembra risolversi nel legare inesorabilmente la storia del Ragtime ai bordelli malfamati dell’america post secessionista, come a ribadire che i neri non hanno prospettive in una società sostanzialmente governata dai bianchi secondo le loro regole. In realtà quello che poi verrà chiamato Ragtime, si suonava già negli anni ’70 dell’Ottocento, sebbene ancora non gli venisse attribuito un nome unitario.
L’associazione ideale al quartiere a luci rosse è il riflesso di un luogo comune borghese e inutile dirlo, bianco. Il fatto che molti dei suonatori , non solo neri del resto ma anche immigrati francesi, spagnoli, irlandesi, si esibissero nei bordelli di New Orleans, non vuol dire che quella fosse la loro attività preminente e il ruolo di quella musica nella società americana. Gli stessi suonatori che suonavano nel quartiere delle case di tolleranza, potevano suonare in locali come caffè, sale da ballo, partecipare alle attività della banda di quartiere come suonatori o compositori, dirigere un coro parrocchiale, suonare per matrimoni, funerali, feste campestri, intrattenere i viaggiatori sui battelli e altre innumerevoli occasioni di ritrovo, o impartire lezioni di musica ad altri suonatori e compositori. L’etichetta di ‘suonatore da bordello’ è uno stereotipo dispregiativo che nasce da una modalità di pensiero spesso inconsapevolmente razzista. La stessa parola usata per indicare la musica jazz, venne in seguito associata da alcuni al membro virile e all’idea di musica ‘per copulare’, con evidente riferimento alle case di tolleranza.
Non solo bordelli
Il più grande autore di quel periodo, Scott Joplin, non si esibiva in modo particolare nei bordelli, non era un malavitoso ma il figlio di un onesto operaio e di una rispettabile governante che aveva iniziato a suonare da bambino il pianoforte nelle case dei ricchi bianchi, dove sua madre prestava servizio, subito dopo l’abolizione della schiavitù. Ricevute le prime lezioni gratuite di musica da un insegnante tedesco (bianco), dopo i primi successi poté permettersi di studiare a sue spese composizione al George Smith College nel Missouri. Un musicista estremamente colto e raffinato, altro che ‘suonatore da bordello’. Le sue composizioni seguiranno i canoni classici della musica europea, pur rielaborandoli nello stile proprio della sua comunità.
Nonostante l’ampia documentazione di una civiltà musicale evoluta e consapevole, l’immagine del jazzista ‘borderline’ istintivo, irrazionale, posseduto dalla musica, è in realtà funzionale all’idea del negro analfabeta, delinquente, che tenta il riscatto sociale attraverso la musica ma per lo più si consuma in una breve esistenza fatta di risse, ubriachezza molesta e malcostume. La verità è che la civiltà musicale afroamericana ha rappresentato un momento d’incontro fra due mondi che fino a pochi anni prima non comunicavano tra loro se non con la violenza. I suonatori neri studiarono la musica europea e reinterpretarono le loro stesse tradizioni, nella prospettiva di un riscatto sociale. Creando qualcosa di mai ascoltato prima.
Dobbiamo la grande popolarità del Ragtime alla circolazione degli spartiti e al fascino che questi esercitarono sull’ambiente musicale degli stessi bianchi, non solo nei ‘minstrel show’ del varietà razzista, ma nella stessa musica colta europea e più avanti nel cinema degli attori bianchi. Il fatto che conoscessero la musica, che sapessero di solfeggio, vuol dire che avevano intrapreso un percorso formativo. Non tutti senza dubbio, ma è evidente che in quei trent’anni dopo il 1865 la comunità afroamericana abbia intrapreso un percorso di alfabetizzazione anche musicale. Non solo bordelli dunque.
Bibliografia.
Berlin, Edward A.King of ragtime : Scott Joplin and his era / Edward A. BerlinNew York ; Oxford : Oxford University Press, 1994
1.De Stefano, GildoStoria del ragtime : origini, evoluzione, tecnica : 1880-1980 / Gildo De Stefano ; prefazione di Ezio ZefferiVenezia : Marsilio, 1984
Hasse, John Edward Ragtime : his story, composers and music / edited by John Edward HasseLondon : Macmillan Press, 1985
Mollica, FabioStoria della danza di società nell’Ottocento : [dalla quadriglia al valzer alla polka alla mazurka fino al ragtime] / Fabio MòllicaRoma : Audino, ©2018