Proverbio del giorno in terza rima
Proverbio del giorno
Testi di Federico Berti
I proverbi sono espressioni della sapienza popolare, detti per lo più antichi e tramandati a voce attraverso le generazioni. Un tempo si trasmettevano in rima. Con l’avvento della stampa, a partire dal XVI secolo, a Bologna è diventata molto popolare la tradizione dei proverbi illustrati in terza rima. La terza rima è il metro in cui è stata scritta la Divina Commedia. Sono tre versi endecasillabi pentametri, composti da undici sillabe con cinque accenti, rimati a incastro secondo lo schema ABA. Una buona terza rima dovrebbe presentare sempre l’alternanza fra sillabe accentate e non.
La madre intende il figlio che non parla
dagli occhi, dalla pelle, dall’odore
nessuno può pensare d’ingannarla
Non bere l’acqua a tutte le fontane
non mordere la man che non conosci
non sai se quel che mordi è pietra o pane
Non tralasciar di rispettare un patto
parola data onor di galantuomo
l’impegno preso valida il contratto
Soddisfa più la voglia che l’evento
si gode più all’attesa del piacere
di quanto non si goda al godimento
Se mai le scimmie avessero loquela
darebbero espressione alla vergogna
per l’ingloriosa nostra parentela
Il pigro somarel della priora
trasporta solo petali di rosa
e ogni passo che fa ci mette un’ora
Il pane senza lievito non cresce
a nozze non si va coi fichi secchi
nell’acqua fresca non si frigge il pesce
E’ un più che millenario battibecco:
il porco grasso s’addormenta sempre
con tutto il peso addosso al porco secco
La mala pioggia quando vien tardiva
si carica di fulmini e saette
e quando viene infuria più cattiva
Dice che San Vicenzo fa il teorema
un terno al mese ed un marito all’anno
se poi non giochi è solo un tuo problema
La solita retorica fallace
degli invasori in cerca di un pretesto
fanno il deserto e poi la chiaman pace
Trova la via del porto anche un relitto:
se il vento soffia per il verso giusto,
la barca storta naviga per dritto
Al porco gli puoi mettere il cappotto
la giacca, la marsina, lo stivale
la coda spunta sempre dal di sotto
Puoi scegliere soltanto la semenza
ed il terreno in cui la vuoi piantare
quel che raccogli è pura conseguenza
Se pensi solamente a quel che è stato
perdi di vista il mondo che verrà
e vivi prigioniero del passato
Se vuoi cambiare vita veramente
devi partir da dove tutto ha inizio
e ragionare in modo differente
Aprile è un mese infido e traditore
non sai come vestirti alla mattina
e dormiresti sempre a tutte le ore
Quella regina che ti toglie il pane
e poi ti butta l’osso in un cantone
come il padrone fa con il suo cane
Quando il nemico ti guastò la festa
quella non fu per te la gran disfatta:
fu quando ti ponesti l’elmo in testa
La pioggia vuol quand’è la sua stagione,
pioggia d’Aprile ogni goccia un barile:
ha più valor del tron di Salomone
Chi pone a ministero della guerra
un arrivista e ipocrita armaiolo
vuol dir che non gli basta la tua terra
Perdersi dietro a futili interessi
distoglie dal problema più importante
quello che non sappiamo di noi stessi
A udir discorsi tanto strampalati
parlar ti sembra quasi più sensato
con quelli che non sono ancora nati
Se togli la pistola a un mentecatto
non ti diventa certo un luminare
rimane sempre il solito coatto
Se tu posassi il calice di vetro
scansando la lenticchia e lo zampone
vedresti la pistola che c’è dietro.
Quel che già sa ripete ad ogni ora
colui che parla senza prender fiato,
chi ascolta impara quel che non sa ancora
Nel giorno santo al nordico Tommaso,
gran cancelliere del Plantageneto,
s’allunga il giorno dalla bocca al naso
Lo star connessi a volte ci confonde:
col cellular c’è chi va pure in cesso
ma poi quando lo chiami non risponde
L’umanità ce l’ha per fissazione
petardi, fiaschiabotti e castagnole
le piace assai la voce del cannone
La vita è una faccenda complicata
pensi di avere la risposta giusta
ma è la domanda ad essere sbagliata
Chi nulla fa per nulla mai fallare
è condannato a un’esistenza grama
ben poco gli rimane da sperare
L’arrosto nel servire ed il cappone
non ti scordar chi dorme al freddo e al gelo
sdraiato sopra un letto di cartone
Se Cristo li vedesse al botteghino
questi mercanti prenderebbe a calci
nel tempio che han ridotto a mercatino
Le donne son gravate da catene
che non fu il cielo ad infilar nei polsi
ma uomini col fiele nelle vene
Uomo non si può dir chi scioccamente
si lascia intimorir da un fine ingegno,
la mente di una donna intelligente
Se vuoi saper che dicono in tua assenza
quelli che sempre parlano alle spalle
Ascolta quel che dicono in presenza
Quelli che fan del ben per farsi belli
altro non sono che profittatori,
puoi farlo senza mettere i cartelli
E’ inutile invocar la penitenza
violenti, criminali ed assassini
son figli della nostra decadenza
Quelli che sono mostri per davvero
sembrano quasi cuccioli indifesi
fa tenerezza il piccolo sparviero
Non ti curar della più infame arringa:
è un malcelato segno d’attenzione,
colui che offende in fondo ti lusinga
Su questa profumosa cavedagna
se pensi solo ad inseguire il cervo
ti perdi il cielo, il bosco e la montagna
Lo disse Giona il grande paroliere
che la balena prima o poi ti sputa
non tutto il male vien per rimanere
Il diavolo è sottile e fila grosso
prima che ti consumi la conocchia
ributtalo a pedate dentro al fosso
Rattieni sempre l’animo animoso
che l’iracondia è mala consigliera
e la violenza un male contagioso
La vita è come andare in bicicletta
se vuoi star dritto inizia a pedalare
costante, regolare e senza fretta
Laddove il fiume scalpita mordace
lungo la sponda troverai il pietrisco
nascono i fiori dove scorre in pace
Del guerreggiar l’insano logorìo
grida vendetta agli angeli del cielo
chi porta pace è messagger di Dio
Sarà sempre la scelta più sagace
venire a patti, ritrovar l’accordo,
non è mai alto il prezzo della pace
Calunniator che vai parlando intorno
la maldicenza uccide chi la compie
non ti può fare che il deserto intorno
Lo disse quel poeta in un poema
nel sottosuolo dorme un gran gigante
ogni tanto si sveglia e tutto trema
Meglio una pace ingrata ma sicura
d’una vittoria incerta e neghittosa
la guerra è sempre e solo una sciagura
“Di libertà io faccio professione”,
così parlò ridendo il lupo al cane
“Non lecco i piedi al figlio del padrone”
E’ inutile invocar la penitenza
violenti, criminali ed assassini
son figli della nostra decadenza
Quelli che sono mostri per davvero
sembrano quasi cuccioli indifesi
fa tenerezza il piccolo sparviero
Non ti curar della più infame arringa:
è un malcelato segno d’attenzione,
colui che offende in fondo ti lusinga
Su questa profumosa cavedagna
se pensi solo ad inseguire il cervo
ti perdi il cielo, il bosco e la montagna
Lo disse Giona il grande paroliere
che la balena prima o poi ti sputa
non tutto il male vien per rimanere
Il diavolo è sottile e fila grosso
prima che ti consumi la conocchia
ributtalo a pedate dentro al fosso
Rattieni sempre l’animo animoso
che l’iracondia è mala consigliera
e la violenza un male contagioso
La vita è come andare in bicicletta
se vuoi star dritto inizia a pedalare
costante, regolare e senza fretta
Laddove il fiume scalpita mordace
lungo la sponda troverai il pietrisco
nascono i fiori dove scorre in pace
Del guerreggiar l’insano logorìo
grida vendetta agli angeli del cielo
chi porta pace è messagger di Dio
Sarà sempre la scelta più sagace
venire a patti, ritrovar l’accordo,
non è mai alto il prezzo della pace
Calunniator che vai parlando intorno
la maldicenza uccide chi la compie
non ti può fare che il deserto intorno
Lo disse quel poeta in un poema
nel sottosuolo dorme un gran gigante
ogni tanto si sveglia e tutto trema
Meglio una pace ingrata ma sicura
d’una vittoria incerta e neghittosa
la guerra è sempre e solo una sciagura
“Di libertà io faccio professione”,
così parlò ridendo il lupo al cane
“Non lecco i piedi al figlio del padrone”
Se tu posassi il calice di vetro
scansando la lenticchia e lo zampone
vedresti la pistola che c’è dietro.
Quel che già sa ripete ad ogni ora
colui che parla senza prender fiato,
chi ascolta impara quel che non sa ancora
Nel giorno santo al nordico Tommaso,
gran cancelliere del Plantageneto,
s’allunga il giorno dalla bocca al naso
Lo star connessi a volte ci confonde:
col cellular c’è chi va pure in cesso
ma poi quando lo chiami non risponde
L’umanità ce l’ha per fissazione
petardi, fiaschiabotti e castagnole
le piace assai la voce del cannone
La vita è una faccenda complicata
pensi di avere la risposta giusta
ma è la domanda ad essere sbagliata
Chi nulla fa per nulla mai fallare
è condannato a un’esistenza grama
ben poco gli rimane da sperare
L’arrosto nel servire ed il cappone
non ti scordar chi dorme al freddo e al gelo
sdraiato sopra un letto di cartone
Se Cristo li vedesse al botteghino
questi mercanti prenderebbe a calci
nel tempio che han ridotto a mercatino
Le donne son gravate da catene
che non fu il cielo ad infilar nei polsi
ma uomini col fiele nelle vene
Uomo non si può dir chi scioccamente
si lascia intimorir da un fine ingegno,
la mente di una donna intelligente
Se vuoi saper che dicono in tua assenza
quelli che sempre parlano alle spalle
Ascolta quel che dicono in presenza
Quelli che fan del ben per farsi belli
altro non sono che profittatori,
puoi farlo senza mettere i cartelli
E’ inutile invocar la penitenza
violenti, criminali ed assassini
son figli della nostra decadenza
Quelli che sono mostri per davvero
sembrano quasi cuccioli indifesi
fa tenerezza il piccolo sparviero
Non ti curar della più infame arringa:
è un malcelato segno d’attenzione,
colui che offende in fondo ti lusinga
Su questa profumosa cavedagna
se pensi solo ad inseguire il cervo
ti perdi il cielo, il bosco e la montagna
Lo disse Giona il grande paroliere
che la balena prima o poi ti sputa
non tutto il male vien per rimanere
Il diavolo è sottile e fila grosso
prima che ti consumi la conocchia
ributtalo a pedate dentro al fosso
Rattieni sempre l’animo animoso
che l’iracondia è mala consigliera
e la violenza un male contagioso
La vita è come andare in bicicletta
se vuoi star dritto inizia a pedalare
costante, regolare e senza fretta
Laddove il fiume scalpita mordace
lungo la sponda troverai il pietrisco
nascono i fiori dove scorre in pace
Del guerreggiar l’insano logorìo
grida vendetta agli angeli del cielo
chi porta pace è messagger di Dio
Sarà sempre la scelta più sagace
venire a patti, ritrovar l’accordo,
non è mai alto il prezzo della pace
Calunniator che vai parlando intorno
la maldicenza uccide chi la compie
non ti può fare che il deserto intorno
Lo disse quel poeta in un poema
nel sottosuolo dorme un gran gigante
ogni tanto si sveglia e tutto trema
Meglio una pace ingrata ma sicura
d’una vittoria incerta e neghittosa
la guerra è sempre e solo una sciagura
“Di libertà io faccio professione”,
così parlò ridendo il lupo al cane
“Non lecco i piedi al figlio del padrone”
E’ inutile invocar la penitenza
violenti, criminali ed assassini
son figli della nostra decadenza
Quelli che sono mostri per davvero
sembrano quasi cuccioli indifesi
fa tenerezza il piccolo sparviero
Non ti curar della più infame arringa:
è un malcelato segno d’attenzione,
colui che offende in fondo ti lusinga
Su questa profumosa cavedagna
se pensi solo ad inseguire il cervo
ti perdi il cielo, il bosco e la montagna
Lo disse Giona il grande paroliere
che la balena prima o poi ti sputa
non tutto il male vien per rimanere
Il diavolo è sottile e fila grosso
prima che ti consumi la conocchia
ributtalo a pedate dentro al fosso
Rattieni sempre l’animo animoso
che l’iracondia è mala consigliera
e la violenza un male contagioso
La vita è come andare in bicicletta
se vuoi star dritto inizia a pedalare
costante, regolare e senza fretta
Laddove il fiume scalpita mordace
lungo la sponda troverai il pietrisco
nascono i fiori dove scorre in pace
Del guerreggiar l’insano logorìo
grida vendetta agli angeli del cielo
chi porta pace è messagger di Dio
Sarà sempre la scelta più sagace
venire a patti, ritrovar l’accordo,
non è mai alto il prezzo della pace
Calunniator che vai parlando intorno
la maldicenza uccide chi la compie
non ti può fare che il deserto intorno
Lo disse quel poeta in un poema
nel sottosuolo dorme un gran gigante
ogni tanto si sveglia e tutto trema
Meglio una pace ingrata ma sicura
d’una vittoria incerta e neghittosa
la guerra è sempre e solo una sciagura
“Di libertà io faccio professione”,
così parlò ridendo il lupo al cane
“Non lecco i piedi al figlio del padrone”
Colui che a tutto ingenuamente crede
e non ragiona mai con la sua testa
o prima o dopo infinocchiar si vede
Allo stallone altrui non dire zoppo,
non dispensar consiglio non richiesto,
del tuo pensier non disvelare troppo
Nessun lavoro ha mai ingrassato il bue
non svenderti per poco al tuo fattore
abbi riguardo per le membra tue
A confessore, medico e avvocato
devi parlare sempre forte e chiaro:
il vero, non tenerglielo celato
Sbraitando tra bestemmie imprecazioni
infamano, dileggiano, minacciano,
dalla tribuna tutti son campioni.
Nel mondo delle idee mal corrisposte
dove il sapiente pone le domande
è l’ignorante a dare le risposte.
Chi di bacche o di radica boschiva,
chi di castagne, noci o melograno:
ognuno mangia il frutto che coltiva.
Non indorar la porta del fienile,
non coltivare i fiori nel pollaio,
non imbiancar le mura del porcile.
Vigliacchi voi che per un pel di crine,
tanto è il terror che v’attanaglia dentro
ve la prendete con le ragazzine.
Non delegare a sindaco e prevosto,
difenderai da solo i tuoi diritti
quando nessuno lo farà al tuo posto.
La noce dentro il sacco quando è sola
non fa rumor, non urta, non risuona,
del suo silenzio non può dare scuola
Ogni brigante al brigantare avvezzo
si aspetti, quando viene il suo momento
la coltellata di un brigante e mezzo
Il sol non può risplendere in eterno,
come la luna il tempo si rinnova:
a caldo autunno segue un lungo inverno
Se il poco non può farti sorridente
è inutile che vai trovando intorno,
felice non sarai con un bel niente
Il ciel non ha pretese di buon gusto,
fa quel che gli compete per natura:
la neve cade sempre al posto giusto
In bocca allo strillon dell’ultimora
fa più rumore un albero che cade
d’una foresta intera che s’infiora
Non far della politica un porcile,
a governar ci vuole scienza ed arte
col buon esempio e la virtù civile
Pur di cavarti il sangue dalle vene
c’è chi promette il cielo e le alte stelle
e chi ti vende quel che t’appartiene
Chi in casa d’altri vuole comandare,
o viene coi cavalli e coi soldati,
o coi denari a vendere e comprare
Il merlo, il corvo, il cigno risplendente
Il picchio, Il tordo, Il gufo, la civetta
ognuno fa il suo verso, tiello a mente
Dell’orto la salute se ti preme
affidati al buon senso e alla ragione
la pianta, riconoscila dal seme
Svegliati dal tuo sonno inconcludente
tira fuori quei sogni dal cassetto
tentare e ritentar non costa niente
Non far come la serpe malaccorta,
la vipera schizzando il suo veleno
si morse nella lingua e cadde morta
Non giudicar chi perde la pazienza
e si ribella a un atto d’ingiustizia,
se la violenza generò violenza
Non rinunciare al poco per il molto
non puoi saper la ruota come gira
che l’uno e l’altro non ti venga tolto
A forza di lodarsi l’operato
al presuntuoso viene l’acquolina,
si sbroda come un vecchio rintronato
Dell’asino l’imbelle tracotanza,
se raglia che studiare è tempo perso
puoi solo compatir la sua ignoranza
A scuola non c’è tempo e non c’è spazio,
si deve andare al passo del più lento:
di migliorar non essere mai sazio
Non troverai nell’oro la risposta,
non puoi comprare il tempo e l’esperienza,
un libro vale più di quel che costa
A mezzodì svogliato si ridesta
poiché si annoia molto a non far nulla,
in casa dell’ozioso è sempre festa
Più in alto l’arrivista va salendo,
più grande l’ambizione del superbo
più forte il busso che farà cadendo
Rubar le armi al boia del tiranno
è un atto di legittima difesa,
alla giustizia non commette danno
In questa miserabile fucina
o sei l’incudine, o sei il martello,
o ti dissolvi come l’aria fina
Non la sostanza in sé ti rende alieno
vino, caffè, tabacco o medicina:
dose rende il farmaco un veleno
Chi viene a mormorar parole lorde
fingi attenzione ma non dargli ascolto,
le orecchie buone son le orecchie sorde
Il pubblico assiepato sul recinto
pronostica e scommette sempre invano,
a bocce ferme si saprà chi ha vinto
Al sommo bene il pescator si appiglia
e la sua nave condurrà nel porto
se al bene sommamente si consiglia
Si come lampo, fulmine e saetta
o come freccia che dall’arco scocca,
non torna indietro la parola detta
Se vuoi sapere chi di gatta è figlia
mostrale un topolino di lontano
vedi se lo rincorre e se lo piglia
Se il tuo parlare è colto, altisonante
prezioso come un obolo d’argento,
il tuo silenzio è d’oro e di diamante
Il rifluir dell’onda goccia a goccia
può modellare il letto d’un torrente
buca la pietra e leviga la roccia
Colui che di sorriso e cortesia
ha sempre il cuore e la bisaccia piena
sfonda cancelli e porte in ogni via
Valuta sempre il nerbo del sapere,
non tutti son capaci di far tutto:
ognuno deve fare il suo mestiere
Alle calende non mandarla invano
chi più la tira a lungo men la scappa,
all’ultimo riman la scopa in mano
Non con le armi, non con la violenza
ma col ragionamento e l’intelletto,
che la virtù dei forti è la pazienza
Guardati ben dai furbi e dagli ingrati
chi ti disprezza o manca di rispetto
meglio soli, che mal accompagnati
L’amor non va, non vien, non passa avanti
non devia, non dissolve, non ritorna
l’amore ci attraversa tutti quanti.
Non starti a lamentare troppo spesso
quando tu sei la causa e sei l’effetto
chi è causa del suo mal pianga sé stesso
Chi cerca il pelo in fondo agli occhi tuoi
tant’è spocchioso che diventa cieco
non vede il nulla dentro gli occhi suoi
Quel giovane che porti la pazienza
di passeggiare a fianco dell’anziano
ne avrà un supplemento di esperienza
Non aspettar le prime nevicate
per ripulir la canna del camino
pensa all’inverno quand’è ancora estate
E’ inutile contar gli uccelli in volo.
Non incolpar la furia del maestrale,
perché non piove con un vento solo
Non ti fidare mai d’un burattino,
oggi Brighella, ieri Pantalone:
la maschera fa il gioco del teatrino
E’ tempo di aggiornare il tuo pensiero,
che tutto serve, tutto fa piacere
ma nulla è indispensabile davvero
Chi uccide non lo puoi giustificare,
ma più di tutto, quel che mi spaventa
è chi non batte ciglio e sta a guardare
Tante formiche assaltano un gigante,
se numerose e ben organizzate
possono far tremare un elefante
Nella fatica indugia e si compiace,
gli sembra quasi di non lavorare
chi per mestiere fa quel che gli piace
Non ti fidar del tronfio parolaio
millantatore di castelli in aria
il ferro fa il maestro bottegaio
Chi è malfidato cova ogni sospetto
perché conosce ben la malafede
che velenosa gli dimora in petto
Quell’ingegnere colla puzza all’ano
che sventola il suo bel certificato
e poi non sa tener la scopa in mano
Color che si pretendono più scaltri,
per libertà scambiando il liberismo,
son servitori e dan dei servi agli altri.
Ad ignorarlo collettivamente,
a cancellarne il segno e la memoria
lo perderanno inevitabilmente.
Pace non fu mai tanto sospirata,
la gioia di rinascere alla vita
dopo una sospensione prolungata.
Quando pensi d’aver scampato il crollo,
quando ti senti un poco più sicuro
è allor che tutto sfugge al tuo controllo
Iddio non fa contratti a locazione,
la terra che promette ai suoi figlioli
è il cielo che sovrasta ogni nazione.
Non trattenerlo se non può restare,
non lo legar con lacci e con catene,
il morto va lasciato riposare.
Dall’altra parte mai non sono andato,
ma se la fede ti può dar conforto,
la convinzion fa l’uomo fortunato.
Bisogna saper perdere la testa,
percorrere la via meno apparente:
la logica non sempre è manifesta.
Chi le montagne vuole scavalcare,
per innalzarsi quasi fino al cielo
deve imparare prima a respirare.
Quando il nemico è dentro la coscienza
non lo combatte un intelletto solo,
ma un collettivo amor di conoscenza.
Persi tra stanze vuote e muri spessi
vaghiamo in un palazzo disadorno
ospiti e prigionieri di noi stessi
Non è più lei che la passione brama
ma l’angelo in cui l’hai trasfigurata,
ognuno uccide sempre ciò che ama.
Non lasciarti abbagliare da un riflesso
bello è chi rende omaggio alla bellezza
non chi s’incanta a rimirar sé stesso.
Il merlo fischiettando una canzone
da ben minuta porta può passare
non giudicarlo dalla dimensione.
S’inganna l’occhio innanzi alla visione,
poiché siam pronti a rinnegar noi stessi
per soddisfar la brama d’illusione.
Goder le beatitudini promesse
sarà terrificante e spaventoso,
al paradiso non si va in calesse.
Tace il vento nell’occhio del ciclone
ma l’onda che può indurti a vacillare
ti riconsegna in braccio a Poseidone.
Piccola cosa è la felicità:
ricco non è colui che più possiede,
ma chi sa usare al meglio quel che ha.
Ferra il cavallo scrupolosamente
e non sparare all’animale zoppo
ma aiutalo a rialzarsi dolcemente.
Se onesto e misurato il sentimento,
l’immensa gioia della riscoperta,
godersi il meritato avanzamento,
Un’ombra al primo sole mattiniero
proietta il nostro sguardo all’infinito,
la sola cosa che sappiam davvero.
Se d’altrui cuor vuoi far l’esploratore
non risvegliar la bestia che dormiva
può rivoltarsi contro al domatore,
Quel muro che innalzasti a protezione
ti rese prigioniero di te stesso
nello sgomento e nella confusione,
Nel sonno trovi l’arte, non la scienza
Se vuoi girar la ruota del pensiero
tu devi averlo chiaro già in partenza,
A cosa serve l’oro di re Creso,
l’argento, l’oro, il ferro, l’oricalco,
se il piede poi vacilla sotto il peso?
Non basta l’intelletto e l’esperienza,
quando apri il libro delle meraviglie
devi guardarti dentro la coscienza.
Il tempo passa e noi passiam con esso
nell’incertezza non dimentichiamo
di cogliere la rosa ora e adesso
Non sarà il tuo bambino eternamente
supera l’ossessione del controllo
lascialo disegnar come si sente.
Muore l’infante nel venire adulto
E’ tempo di tornar coi piedi in terra
Domar dentro di te quel gran tumulto.
Dell’uccellino la liberazione
quando s’apre la porta alla gabbiola
non se ne vuole andar dalla prigione.
Come cieca deriva senza approdo
quello che dell’istinto più spaventa
è il non saperlo governare a modo.
Dal tuo scorpione smetti di scappare
pessima consigliera la paura
quel che avvelena serve anche a curare.
Non aspettar che imploda il firmamento
meglio una lite aperta e conclamata
a un mal dissimulato sentimento.
Diffida il carrettier di mala borsa
cui riparasti l’asse del birroccio
e reclamò il pedaggio della corsa.
La brace che sta in fondo alla caldera
può accender nuove torce a mille e mille
portando luce dove il buio impera.
Arido il suol su cui non soffia il vento
freddo il camino in cui non arde fiamma
bada che il fuoco tuo non sia mai spento.
Lavar la testa all’asino da soma
fa solo il tempo perso e l’acqua lorda
del suo fetor s’appesta la tua chioma.
Sì come disciplina un reggimento
la regola dell’ordine è sovrana
preserva i frati e veglia sul convento.
Misera la nazione che impotente
dei mendicanti affollerà le strade
chi ruba il pane è vittima innocente.
Non devi mendicar quel che ti spetta,
con dignità difendi il tuo diritto,
che vantaggioso torni darti retta.
Non tanto quel dottore mi spaventa
che non estirpa il male alla radice
ma chi del mal minore s’accontenta.
Triste colui che vive di menzogna
finirà col persuaderne sé stesso
e non saper s’è vero quel che sogna.
Può dar la boria il più dolente scacco
cantar vittoria prima del suo tempo
è matto solo quando l’hai nel sacco.
Al gran collegio in assemblea riunito
l’astrologo indicava l’universo
lo stolto non vedeva che il suo dito.
Prenditi cura di chi t’è alleato
tradir l’amico non dà mai buon frutto
prima o poi resti solo e abbandonato.
Non trascurar la goccia persistente:
divideran col tempo i continenti
voragini insidiose e turbolente.
Provvedi sempre l’olio alle lanterne
non trascurar le vele ed il timone
perché nel mare non ci son taverne
Del coccodrillo non badare al pianto
vuol muoverti a pietà col suo lamento
ma ti divora se gli nuoti accanto.
A far la barba al matto è presto detto
ci vuol rasoio ardito e mano ferma
se gli vuoi bene legalo più stretto
Per un sol punto mal posizionato
che dava un altro senso all’iscrizione
l’abate fu punito e degradato
Coll’acqua e con il fuoco non scherzare
son servitori a volte fra i più degni
ma attenti a quando voglion comandare
L’amore è come un’ombra che si strugge
quando la scansi lei ti corre dietro,
ma quando vuoi pigliarla lei ti sfugge
Attento all’orator che dagli e dagli
parla che ti riparla a lingua sciolta
vuol trasformare le cipolle in agli
Sotto la foglia il riccio non si vede
se vai per boschi intorno a San Michele
attento alle castagne sotto il piede
Chi sul sentier va seminando spini
non se ne vada in giro a piedi scalzi
né a piedi scalzi mandi i suoi bambini
Se i tuoi covoni sono ben legati,
e hai riparato il tetto del fienile
del vento non temere gli ululati
Se una salita impervia fu l’andata
sarà in declino il passo del ritorno
al volgere dell’ultima scalata
Non quando il vento spoglia le contrade
o si vendemmia l’uva zuccherina,
l’autunno vien quando la noce cade
Quel sole rosso all’orizzonte anelo
foriero di speranza in un domani
senza quei nembi cupi su nel cielo
Quando non serve a contenere il danno,
ma d’ingiustizia è l’imperiosa alfiera,
la legge è il primo passo dell’inganno
Seppur dirada il pelo sul mantello
non ti fidar del lupo, quando ha fame:
ricordati che il vizio è sempre quello
Colui che accompagnava lo sciancato
sicuro di sorreggere il suo passo
a zoppicar s’è infine ritrovato
Puoi essere l’attor più convincente
ma basterà veder con chi ti vedi
a constatar chi sei tu veramente
Sì come insegna quell’antico detto
Se a entrambe gli occhi la fortuna è cieca
La mala sorte a l’occhio di un falchetto
Col suo telaio dalle trame spesse
La vita è una filanda sconfinata
Se l’uomo ordisce la fortuna tesse
Fortuna cieca non sa dar consigli
Ma ciecamente gira la sua ruota
E può accecare gli occhi dei suoi figli
Talvolta la fortuna istupidisce
Se per un po’ non mostra il suo rovescio
All’occhio di colui che favorisce
Dal cielo la risposta invano attende
Colui che non sa porre il suo quesito
Chi cerca trova e chi domanda intende.
Lo stolto che si crede pertinace
Non vede intorno a lui la compassione
E vuol ballar quando l’orchestra tace
Si va alla guerra pieni di baiocchi
Con lo stivale lucidato a nuovo
Si torna pien di vizi e di pidocchi
Quel che ti vizia poi non ti contenta
A forza di porchetta e cacciagione
Vien voglia di cipolla di polenta
Le cose a volte parlano da sole
Quel che più conta è il detto che non dici
A buon intenditor poche parole
L’oste sull’uscio con le mani in tasca
Vuol dire che in osteria non c’è nessuno
Il vino buon si vende senza frasca
Se il dare coll’avere non collima
Non dispensare doni a destra e manca
L’anel che non si paga non si stima
Cavallo ben ferrato e senza vizio
Docile al morso, duttile al comando
È quel che vuole un cavalier novizio
La maldicenza con processo in corso
Costituisce estremo di reato
Diffamazione in pubblico discorso
Quando si fan più serie le questioni
Non invocar moderazione alcuna
A male estremo estreme soluzioni
Quando nel fosso gracida la rana
Serra bene le imposte e il lucernario
Perché la pioggia vien poco lontana
Sull’ansia d’apparir farò chiarezza
La meraviglia dura quel che dura
A lume spento è pari ogni bellezza
L’agricoltor che sdegna le fatiche
Raccoglie quel che semina soltanto
Un cumulo di sassi sterpi e ortiche
Se non lo serri in una stalla angusta
E premuroso te ne prendi cura
A buon cavallo non occorre frusta
In bicicletta vanno i partigiani
e nella canna vuota del sellino
nascondono i pizzini americani
Se vuoi vederti aprire quelle porte
Devi bussare allora conveniente
E chi non sente busserai più forte
Magnanimo è chi vuole sempre il bene
Anche per chi non merita fortuna
O quando il bene altrui non gli conviene
Un’ora sola d’intrattenimento
Può far contento il cuor che smemorato
Dimentica vent’anni di tormento
Al mondo non v’è mente più contorta
Come il pensiero di colui che aggioga
Il carro innanzi al bue che lo trasporta
La vita ha un solo grande imperativo:
Godersi fino all’ultimo momento,
Perché la morte ha da trovarti vivo.
Il can che ti scodinzola lontano
E alle carezze tue porge la testa
Non vede il tuo coltel nell’altra mano
Se una persona resta silenziosa
Segno non è che non ti vuol parlare:
Anche non dire niente è dir qualcosa
La terra che depredi e rassottigli
Non è un cospicuo lascito dei padri
Ma un generoso prestito dei figli.
Persevera l’urgenza ad ignorare
Quando la terra non darà più frutto
Vedrai che l’oro non si può mangiare
In bocca al pigro uccel di colombara
Viziato, sonnacchioso e corpulento,
Persino la ciliegia è troppo amara
Lascialo dire al pubblico consesso
Quanta virtù dimora nel tuo cuore:
Il santo non s’incensa da sé stesso.
Per molte ore bolle nel paiolo
E molte bolle a sobbollir richiede
Quel che s’ingolla in un momento solo.
Se metti un lupo a capo del tuo gregge
Non lamentarti poi dello sterminio
Quando la crudeltà diventa legge
Non far come la piuma passeggera
Che sballottar si lascia pigramente:
Vola come una rondine leggera
Stremato da miseria e coscrizione
Nessun governator può contenere
Del popolo rivolta e sedizione.
Non trascurar la pecora che infetta,
Quando il fattor non se ne prenda cura,
Del gregge può infettar l’intera setta.
Non credere alla voce truffaldina
Di chi per conseguir vana ricchezza
Ti esorterà nel furto e la rapina
In ogni tempo e luogo sulla terra
La pace non comprende e non apprezza
Chi non provò gli orrori della guerra
Non c’è bisogno a volte di sparare,
Più dello sparo uccide o può ferire
Solo il pensiero di poterlo fare
Attenda il morso chi la serpe cova,
A mangiar fieno si diventa ciuchi,
Chi cerca il male prima o poi lo trova
Se vuoi indagare il cuor dei commensali
Che siedono compiti alla tua mensa
Osserva come trattan gli animali
Dove a pagare è il capo del convento
C’è sempre un frate poco giudizioso
Che sperpera ogni bene a tradimento
Può parlare dei morti il sognatore,
E in ogni morto troverà del vivo
Che vive in una stanza del suo cuore
Quando il poter dà segni di follia
In mano a finanzieri ed usurai,
Bisogna rifondar l’economia
Impara a smascherar l’adulatore,
Chi ti sta intorno per opportunismo:
Un falso amico è un mezzo traditore
Di libertà l’altissimo tribuno
Non vede il filo che lo tiene appeso,
Lui stesso marionetta di qualcuno
Chi benestante se ne sta in finestra,
E chi rischia la vita sopra il filo
Per pochi spicci e un piatto di minestra
La vita è il campo che dobbiamo arare
Per seminar la civiltà e il progresso
Che i posteri potranno coltivare
A volte è più sensato sopportare
Con tutta la tenacia che sappiamo
Quel che comunque non possiam cambiare
Quando il cammino si fa lungo e incerto
Devi sempre seguir la stessa stella
Se vuoi veder la fine del deserto
Quando in ottobre il tempo sembra bello
Non ti fidare mai dell’apparenza
E non scordarti di portar l’ombrello
L’amore è un’ombra lunga che ti strugge
Quando la scansi lei ti corre dietro
Ma quando vuoi pigliarla lei ti sfugge
Mi può legar le mani il tuo sergente
Può sbattermi in galera per cent’anni
E allora avrà il mio corpo, non la mente
Colui che ruba il nido alla cicogna
Non si lamenti poi quando l’uccello
Lo becca in testa come una carogna
Siamo come le pulci sul somaro
Gli basta una scrollata solamente
Se a quel prurito porre vuol riparo
Il seggio non ti serve a governare
Se devi render conto a Pantalone,
Chi compra i voti non fa un buon affare
Se vuoi saper chi è principe o sovrano
Segui la traccia oscura del denaro,
Lo troverai coi buchi nel pastrano
I frati non s’inchinano all’abate,
ma al mazzo delle chiavi che amministra
sul cordolo del saio assicurate
Non tutto è buono in tutte le stagioni,
tu prendi i gamberoni per esempio:
nei mesi con la erre son più buoni!
Quando il villan sollevi dagli stenti,
appena assaggia l’erba del vicino
si scorda degli amici e dei parenti
Chi a riparar si va sotto la frasca
non abbia a lamentar la sua sventura
si prende quel che piove e quel che casca
Prima che il temporal bagni le strade
stura le fogne e ripulisci il fiume
che a furia di tuonar la pioggia cade
Tutti lo san che l’acqua, il ghiaccio, il gelo
sul filo appeso tra una nube e l’altra
non stanno volentier lassù nel cielo
Lo stomaco gorgoglia e fa la ruota
quando la fame a lungo lo tormenta
la testa non s’avvede quand’è vuota
Stolto è colui che scherza con il fuoco
o mena oltre misura il can per l’aia
lo scherzo è bello quando dura poco
Ascolta bene quello che ti dico
nemico non è sempre chi t’avversa
e chi ti aiuta a volte non t’è amico
Colui che è stato messo nell’avviso
da qualsivoglia messaggero alato
Ha guadagnato mezzo paradiso
L’ambivalente cura del denaro,
quel poco di sollievo all’indigente,
tormento ed ossessione dell’avaro
Quel che tu hai fatto poi che fatto l’hai
Non far che possa fartene pentire
si che disfare il fatto non dovrai
Attenti! Le parole sono cose,
tuonano come fulmini e saette,
hanno l’odor dei gigli e delle rose
Fortezza che a parlamentar discende
vuol dir che non ha forze e munizioni
due cannonate ancora e poi si arrende
Piove su fango, piove sullo spino
ma l’acqua che ti piove dentro casa
quell’acqua stessa innaffia il tuo giardino
L’erba non cresce sull’arcobaleno:
l’allodola, che vola tanto in alto,
ha il nido ben piantato nel terreno
Lo disse Don Chisciotte della Mancia
non mendicar le armi e il palafreno
al prode cavalier non manca lancia
Guardati dal consesso parentale
che i parenti son come gli scarponi
più sono stretti e più ti fanno male
Quel che sappiamo dire ma non fare
a forza di provar c’è chi l’impara
tra dire e fare passa il lavorare
Liberati di quel che fa difetto
ma non ti liberar del tuo bambino
insieme all’acqua sporca del bagnetto
Quel che sappiamo dire ma non fare
a forza di provar c’è chi l’impara,
tra dire e fare c’è di mezzo il mare
Finché le armate all’erta sono pronte
petardi non sparar né fischi e botti
quando festeggi il capodanno al fronte
Come in valigia i tuoi pensier disporre
nel pensieroso viaggio della vita
non ti aggravar d’inutili zavorre
Sia memore la mano scellerata
del mal che fatto e del dolor che ha dato,
prodiga sia la mano smemorata
Se del futuro vuoi che sia svelato
il gran mister che misterioso incombe
cercalo tra le pieghe del passato
Non basta la grammatica e il rimario,
l’intortellar dell’alta erudizione:
la pratica val più del sussidiario
Colui che ti consiglia e ti conforta
non sa il dolore che ti porti dentro:
la croce pesa in capo a chi la porta
Se confidarti vuoi con un amico,
mantieniti sincero ma prudente
che può passar dal lato del nemico
Del fanatismo non seguir l’esempio
non venerar né l’uomo né l’idea,
che l’idolo fa sempre capo al tempio
Se il tuo vicino bussa troppo spesso
prestagli cento lire e stai sicuro
che smette di bussare il giorno stesso
Fai cose che ti rendano felice:
la vita è una bottega d’arte varia,
tu sei l’autore, il quadro e la cornice
Se il tradimento piace molto assai,
che ognuno di tradir si fa maestro,
il traditore no, non piace mai
Le storie son visioni illuminanti,
catalogo incrociato dei destini
che posson darsi agli esseri pensanti
Più che la scienza e la filosofia,
quel che ti salva è l’immaginazione:
ragiona mal chi ha poca fantasia
Non farti gloria dell’altrui successo
non è una cosa degna ed elegante
e a dirla tutta neanche t’è concesso
Se un latitante viene ammanettato
il merito non è del presidente
ma del procurator che l’ha indagato
Se un presidente manca ai suoi doveri
c’è il giudice e ci son le forze armate:
è la separazione dei poteri
A cosa serve la reminiscenza?
a ricordar gli errori del passato
e a farsi migliorar dall’esperienza
La tua memoria è il libro più prezioso,
si scrive e si cancella col pensiero,
non farne mercimonio scandaloso
E quando vien lo stato di emergenza,
all’incosciente è cara la paura,
al timoroso giova l’incoscienza
L’amor che nasce da uno squil di tromba,
tra i lazzi di un chiassoso Carnevale,
Quaresima lo mette nella tomba
A chi non vuol sentire le ragioni
non valgono le prove comprovate
non basteranno mille testimoni
Delle ambizioni è triste l’almanacco
chi brama solo quel che non possiede
giammai desiderar colmò il suo sacco
I sogni sono il fiore della vita
polline che feconda il tuo pensiero
la vita è sogno che a sognar t’invita
Chi ti può dar ti dà alla sua maniera
non profittarne quando porge il dito
prendendogli la mano tutt’intera
Colui che ciecamente al caso affida
la cieca sorte che del caso è figlia
la sua carrozza un cieco avrà per guida
Non far come quel figlio del pastore
che si vendette il cul della pagnotta
per mezzo bicchierino di liquore
Non far come quel mese scellerato
che per aver prestato qualche giorno
s’è ritrovato monco e mal tagliato
A volte è vero quello che si dice,
nella felicità non vi è sorriso
ma può un sorriso renderti felice
A chi mal fa mal vada il malintento
e il mal che ha fatto il vento gli riporti
chi mal non fa non tema il malcontento
Chi tesse il vel della disonestà
e trame occulte ordisce ingannatrici
è il sarto della propria indegnità
Non aspettar la squilla che rintocca
l’alba è una sposa dalla ricca dote
svegliati, che il mattino ha l’oro in bocca!
Colui che si è venduto il deretano
sempre all’impiedi poi gli tocca stare
ormai si venda già che c’è il divano
Tutti che si contendono la vetta
ma giunti in vetta non vi è strada alcuna,
vi è solo la discesa che ti aspetta
Senza parole la montagna insegna
ma allievi muti alleva sul cammino
a rispettar la pace che vi regna
Misero il Re che per pararsi i fianchi
quando si trova a corto di argomenti
perseguita giullari e saltimbanchi
L’onore tuo, il cuore dell’amato
il tempo, la salute, la fortuna,
non si vendono al banco del mercato
Fa poca strada la persona onesta
ma i leccaculo vanno sempre avanti
che a forza di leccar qualcosa resta
Se vuoi che la realtà risponda al sogno
governa al meglio il tuo cavallo alato
distingui sempre il sogno dal bisogno
Sia maledetto chi con modi scaltri
parla di pace, amore e fratellanza
ma poi fa litigare sempre gli altri
L’acqua del fiume in piena quando esonda
non è pulita, chiara e cristallina
ma torbida del fango e della fronda
Pietra su pietra a furia di cavare
puoi consumar montagne e cordigliere
se non alterni il mettere al levare
Non giudica la guerra tanto atroce
le bombe chi non vide grandinare
chi del cannone non sentì la voce
Con tanto bendidio che le hai portato
sonnecchia appollaiata al primo sole,
gallina che non becca già beccato
Il desiderio è un filo che s’imbroglia
chi tutto vuole e nulla mai l’appaga
distinguere non sa tra voglia e doglia
Bandisci le ossessioni dal tuo cuore
impara a dominare le paure
che sradicano i sogni al sognatore
Chi del torrente ha misurato l’onda
lottando contro l’impeto dei flutti
può riferirti quanto l’acqua è fonda
Travolto dai marosi del destino
chi annega nell’abisso sconfinato
si afferra disperato ad ogni spino
Colui che il mare aperto ha traversato
e sopravvisse a più d’una tempesta
in un ruscello poi finì annegato
Se non lo sai, è tempo di scoprirlo:
al tuo destino stai andando incontro
lungo la via che hai scelto per fuggirlo!
A marzo è tutto un mettere e levare
tra pioggia, vento, sole e nebbia fina
sette cappelli al giorno puoi cambiare
Non torna indietro il tempo che hai perduto
colui che ha tempo e temporeggia invano
ha speso un tempo che non ha vissuto
Seminator di vento e di tempesta
violento lo travolga il fortunale
l’ira del ciel terribile e funesta
I due cappon portati alla mattanza
a testa in giù nel pugno del fattore
l’un l’altro si beccavano ad oltranza
Fuggi da chi ti vuole incatenare
se libertà intravedi all’orizzonte,
chi è libero non cerca di scappare
La cattiveria è un male contagioso
malvagi si diventa per simbiosi
ad ascoltar chi è vile e rancoroso
Il povero ha il palato sempre asciutto
che avaro e ingrato fu con lui il destino
l’avaro invece è povero di tutto
Chi accumula ogni bene ben non fa
chi mai non lo soddisfa quel che ha
quel che risparmia non lo sazierà
L’ozio ti culla tanto dolcemente
che a sonnecchiar ti credi in paradiso
intanto che sprofondi lentamente
la corruzione è il morso di un serpente
la prima volta che ti fai comprare
comprato resterai eternamente
La dignità dell’uomo più onorato
non sta nel privilegio dell’onore
ma nel saper di averlo meritato
Isole noi non siam nel grande mare
che possano star sole per sé stesse
noi siamo continenti da esplorare
Colui che è generoso lo arricchisce
lo stesso dono che a donar provvede
quel che l’avaro serba impoverisce
Non aspettare che ci scappi il morto
al cane da riporto allunga il laccio
ma can che morde vuole il laccio corto
Il lupo lo conosci dal mantello
se tu lo temi non entrar nel bosco
da un lupo non può nascere un agnello
Non lasciar mai che sieda alla tua mensa
chi in tua presenza parla mal di terzi
colui che male pensa mal dispensa
Non perdere il coraggio e la costanza
quando ti sputa in faccia la fortuna,
finché c’è vita viva la speranza
Se il giogo al collo tu non vuoi portare
dell’oppressione mai non farti servo
all’ingiustizia il capo non chinare
Colui che di superbia è cieco ostaggio
non vede il proprio limite inviolato
e scambia l’incoscienza per coraggio
Non tutto è seme quel che porta il vento
non tutto è bene quel che fa il progresso
se non perviene ad un miglioramento
La civiltà dell’uomo ha i tempi suoi
prima di lei sorgenti cristalline
dopo di lei deserti e pisciatoi
L’uomo si pensa tanto intelligente
ma dove trova boschi secolari
non lascia mai che sabbia evanescente
Proibire quello a cui ti senti avverso
non lo cancellerà da questo mondo
può solamente renderlo sommerso
E’ inutile invocar la legge e Dio
moral bigotta ai chierici venduta
il corpo mio me lo gestisco io
Osserva il cielo al terzo dì aprilante
quel ciel che vedi tientelo per detto
sarà quaranta giorni perdurante
Quando la rabbia annebbia la tua mente
non dire cose tanto ignominiose
di cui pentirti un giorno amaramente
Chi tace non è detto che acconsente
quel bel tacer che mai non venne scritto
può liberar gli spazi nella mente
Non trascurar le falle in potatura
che pure un ramo secco mal tagliato
ti può seccare tutta la natura
Terra alla terra nella terra giace
colui che in terra è nutrimento al fiore,
il vivo deve solo darsi pace
Vincendo la paura dell’ignoto
privati della vela e del timone
nel mare senza pesci andiamo a nuoto
Stella nel ciel fu non fu così spendente
né perla in mar fu mai più cristallina
del volto d’un bambino sorridente
Se limite non è, lo puoi passare
se non lo puoi passar, non t’accanire
l’accanimento non ti può giovare
Il salice s’inchina con dolcezza
col ramo sotto il peso della neve
si piega fino in terra e non si spezza
C’è un limite persino nella gioia
che più gioiosa è dopo il malumore
chi troppo si diverte poi s’annoia
Se la fortuna può ingannar l’istinto
la malasorte è stimolo all’ingegno
t’insegna come uscir dal labirinto
Tutte le serpi accolgo con letizia
la lingua velenosa dei malversi
può vaccinarmi dall’altrui malizia
Vengano pure i ladri in casa mia
non troveran che fiumi di parole
troppo leggere da portarsi via
Come il vetraio nel soffiare il vetro
come la Sfinge, come la Sibilla,
chi mi domanda gli rispondo a metro
Colui che in sella al palafreno alato
vola come il pensier di luce in luce
partito non è mai né ritornato
“Sei marcia dentro” brontolò la volpe
all’uva su quell’alto pergolato
succosa, zuccherina e senza colpe
Colui che parla solo di sé stesso
è una campana senza cerimonia
al suo rintocco poco m’interesso
Chi non comprende quello che non vede
chi non rispetta quel che non comprende
e chi disprezza quel che non possiede
Tutte le serpi accolgo con letizia
la lingua velenosa dei malversi
può vaccinarmi dall’altrui malizia
Per un sol punto mal posizionato
che dava un altro senso all’iscrizione
l’abate fu punito e degradato
Coll’acqua e con il fuoco non scherzare
son servitori a volte fra i più degni
ma attenti a quando voglion comandare
L’amore è come un’ombra che si strugge
quando la scansi lei ti corre dietro,
ma quando vuoi pigliarla lei ti sfugge
Attento all’orator che dagli e dagli
parla che ti riparla a lingua sciolta
vuol trasformare le cipolle in agli
Sotto la foglia il riccio non si vede
se vai per boschi intorno a San Michele
attento alle castagne sotto il piede
Chi sul sentier va seminando spini
non se ne vada in giro a piedi scalzi
né a piedi scalzi mandi i suoi bambini
Se i tuoi covoni sono ben legati,
e hai riparato il tetto del fienile
del vento non temere gli ululati
Se una salita impervia fu l’andata
sarà in declino il passo del ritorno
al volgere dell’ultima scalata
Non quando il vento spoglia le contrade
o si vendemmia l’uva zuccherina,
l’autunno vien quando la noce cade
Quel sole rosso all’orizzonte anelo
foriero di speranza in un domani
senza quei nembi cupi su nel cielo
Quando non serve a contenere il danno,
ma d’ingiustizia è l’imperiosa alfiera,
la legge è il primo passo dell’inganno
Seppur dirada il pelo sul mantello
non ti fidar del lupo, quando ha fame:
ricordati che il vizio è sempre quello
Colui che accompagnava lo sciancato
sicuro di sorreggere il suo passo
a zoppicar s’è infine ritrovato
Puoi essere l’attor più convincente
ma basterà veder con chi ti vedi
a constatar chi sei tu veramente
In bocca allo strillon dell’ultimora
fa più rumore un albero che cade
d’una foresta intera che s’infiora
Non far della politica un porcile,
a governar ci vuole scienza ed arte
col buon esempio e la virtù civile
Pur di cavarti il sangue dalle vene
c’è chi promette il cielo e le alte stelle
e chi ti vende quel che t’appartiene
Colui che ruba il nido alla cicogna
non si lamenti poi quando l’uccello
viene a beccarlo come una carogna
Chi in casa d’altri vuole comandare,
o viene coi cavalli e coi soldati,
o coi denari a vendere e comprare
Il merlo, il corvo, il cigno risplendente
Il picchio, Il tordo, Il gufo, la civetta
ognuno fa il suo verso, tiello a mente
Dell’orto la salute se ti preme
affidati al buon senso e alla ragione
la pianta, riconoscila dal seme
Svegliati dal tuo sonno inconcludente
tira fuori quei sogni dal cassetto
tentare e ritentar non costa niente
Non far come la serpe malaccorta,
la vipera schizzando il suo veleno
si morse nella lingua e cadde morta
Non giudicar chi perde la pazienza
e si ribella a un atto d’ingiustizia,
se la violenza generò violenza
Non rinunciare al poco per il molto
non puoi saper la ruota come gira
che l’uno e l’altro non ti venga tolto
A forza di lodarsi l’operato
al presuntuoso viene l’aquolina,
si sbroda come un vecchio rintornato
Dell’asino l’imbelle tracotanza,
se raglia che studiare è tempo perso
puoi solo compatir la sua ignoranza
A scuola non c’è tempo e non c’è spazio,
si deve andare al passo del più lento:
di migliorar non essere mai sazio
Non troverai nell’oro la risposta,
non puoi comprare il tempo e l’esperienza,
un libro vale più di quel che costa
A mezzodì svogliato si ridesta
poiché si annoia molto a non far nulla,
in casa dell’ozioso è sempre festa
Più in alto l’arrivista va salendo,
più grande l’ambizione del superbo
più forte il busso che farà cadendo
Rubar le armi al boia del tiranno
è un atto di legittima difesa,
alla giustizia non commette danno
In questa miserabile fucina
o sei l’incudine, o sei il martello,
o ti dissolvi come l’aria fina
Non la sostanza in sé ti rende alieno
vino, caffè, tabacco o medicina:
la dose rende il farmaco un veleno
Chi viene a mormorar parole lorde
fingi attenzione ma non dargli ascolto,
le orecchie buone son le orecchie sorde
Il pubblico assiepato sul recinto
pronostica e scommette sempre invano,
a bocce ferme si saprà chi ha vinto
Al sommo bene il pescator si appiglia
e la sua nave condurrà nel porto
se al bene sommamente si consiglia
Si come lampo, fulmine e saetta
o come freccia che dall’arco scocca,
non torna indietro la parola detta
Se vuoi sapere chi di gatta è figlia
mostrale un topolino di lontano
vedi se lo rincorre e se lo piglia
Se il tuo parlare è colto, altisonante
prezioso come un obolo d’argento,
il tuo silenzio è d’oro e di diamante
Il rifluir dell’onda goccia a goccia
può modellare il letto d’un torrente
buca la pietra e leviga la roccia
Colui che di sorriso e cortesia
ha sempre il cuore e la bisaccia piena
sfonda cancelli e porte in ogni via
Valuta sempre il nerbo del sapere,
non tutti son capaci di far tutto:
ognuno deve fare il suo mestiere
Alle calende non mandarla invano
chi più la tira a lungo men la scappa,
all’ultimo riman la scopa in mano
Non con le armi, non con la violenza
ma col ragionamento e l’intelletto,
che la virtù dei forti è la pazienza
Guardati ben dai furbi e dagli ingrati
chi ti disprezza o manca di rispetto
meglio soli, che mal accompagnati
L’amor non va, non vien, non passa avanti
non devia, non dissolve, non ritorna
l’amore ci attraversa. Tutti quanti.
Non starti a lamentare troppo spesso
quando tu sei la causa e sei l’effetto
chi è causa del suo mal pianga sé stesso
Chi cerca il pelo in fondo agli occhi tuoi
tant’è spocchioso che diventa cieco
non vede il nulla dentro gli occhi suoi
Quel giovane che porti la pazienza
di passeggiare a fianco dell’anziano
ne avrà un supplemento di esperienza
Non aspettar le prime nevicate
per ripulir la canna del camino
pensa all’inverno quand’è ancora estate
E’ inutile contar gli uccelli in volo.
Non incolpar la furia del maestrale,
perché non piove con un vento solo
Non ti fidare mai d’un burattino,
oggi Brighella, ieri Pantalone:
la maschera fa il gioco del teatrino
E’ tempo di aggiornare il tuo pensiero,
che tutto serve, tutto fa piacere
ma nulla è indispensabile davvero
Chi uccide non lo puoi giustificare,
ma più di tutto, quel che mi spaventa
è chi non batte ciglio e sta a guardare
Tante formiche assaltano un gigante,
se numerose e ben organizzate
possono far tremare un elefante
Nella fatica indugia e si compiace,
gli sembra quasi di non lavorare
chi per mestiere fa quel che gli piace
Non ti fidar del tronfio parolaio
millantatore di castelli in aria
il ferro fa il maestro bottegaio
Chi è malfidato cova ogni sospetto
perché conosce ben la malafede
che velenosa gli dimora in petto
Quell’ingegnere colla puzza all’ano
che sventola il suo bel certificato
e poi non sa tener la scopa in mano
Color che si pretendono più scaltri,
per libertà scambiando il liberismo,
son servitori e dan dei servi agli altri.
Ad ignorarlo collettivamente,
a cancellarne il segno e la memoria
lo perderanno inevitabilmente.
Pace non fu mai tanto sospirata,
la gioia di rinascere alla vita
dopo una sospensione prolungata.
Quando pensi d’aver scampato il crollo,
quando ti senti un poco piu sicuro
è allor che tutto sfugge al tuo controllo
Iddio non fa contratti a locazione,
la terra che promette ai suoi figlioli
è il cielo che sovrasta ogni nazione.
Non trattenerlo se non può restare,
non lo legar con lacci e con catene,
il morto va lasciato riposare.
Dall’altra parte mai non sono andato,
ma se la fede ti può dar conforto,
la convinzion fa l’uomo fortunato.
Bisogna saper perdere la testa,
percorrere la via meno apparente:
la logica non sempre è manifesta.
Chi le montagne vuole scavalcare,
per innalzarsi quasi fino al cielo
deve imparare prima a respirare.
Quando il nemico è dentro la coscienza
non lo combatte un intelletto solo,
ma un collettivo amor di conoscenza.
Persi tra stanze vuote e muri spessi
vaghiamo in un palazzo disadorno
ospiti e prigionieri di noi stessi
Rodersi dentro non risolve niente,
non è l’amore a divorarti il cuore
ma solo il tuo egoismo inconcludente.
Non è più lei che la passione brama
ma l’angelo in cui l’hai trasfigurata,
ognuno uccide sempre ciò che ama.
Non lasciarti abbagliare da un riflesso
bello è chi rende omaggio alla bellezza
non chi s’incanta a rimirar sé stesso.
Il merlo fischiettando una canzone
da ben minuta porta può passare
non giudicarlo dalla dimensione.
S’inganna l’occhio innanzi alla visione,
poiché siam pronti a rinnegar noi stessi
per soddisfar la brama d’illusione.
Goder le beatitudini promesse
sarà terrificante e spaventoso,
al paradiso non si va in calesse.
Tace il vento nell’occhio del ciclone
ma l’onda che può indurti a vacillare
ti riconsegna in braccio a Poseidone.
Piccola cosa la felicità:
ricco non è colui che più possiede,
ma chi sa usare al meglio quel che ha.
Ferra il cavallo scrupolosamente
e non sparare all’animale zoppo
ma aiutalo a rialzarsi dolcemente.