Il ponte del Diavolo a Pavullo (Mo)
Ponte Ercole
tra leggenda e realtà
IL PONTE DEL DIAVOLO
Pavullo nel Frignano (Modena)
Articolo di Federico Berti
IL SITO ARCHEOLOGICO
Come puoi notare nella galleria d’immagini più avanti non si tratta di un ponte vero e proprio, è piuttosto un monolito d’arenaria posto di traverso a quello che un tempo fu l’alveo d’un corso d’acqua. Le rocce del posto sono ricche di iodio, per questo motivo le sorgenti locali venivan considerate curative in modo particolare per gli abitanti della montagna, che di quel minerale in genere patiscono la carenza. Si dice infatti che a questo siano da attribuire non solo patologie come il gozzo e l’afta epizootica, ma anche in un senso più ampio l’instabilità dell’umore e altri problemi legati alla tiroide. Le acque della vicina fonte Brendana venivano imbottigliate con tanto di sigillo per evitare le contraffazioni fin dal XVIII secolo, anche se oggi il letto del torrente è asciutto. Non stupisce dunque se il sito sia stato frequentato fin dall’epoca preistorica, come attestato da varie iscrizioni rupestri che non furono certo opera d’improbabili ‘atlantidei’, ma di più documentabili osco-umbri, popolazioni la cui presenza sul territorio è ampiamente documentata fino alla conquista romana avvenuta più o meno cent’anni prima dell’era volgare.
LA LEGGENDA DEL DIAVOLO
Secondo i geologi la roccia è stata erosa dal vento, dalla pioggia ma soprattutto dalle acque della val Rossenna, un bacino del Secchia, pur tuttavia è riconosciuta in parte la mano dell’uomo nell’escavazione di rudimentali gradini, una vasca e un foro per far defluire l’acqua. Si ritiene infatti che il luogo, proprio a causa delle sue virtù curative, fosse anticamente destinato a bagni rituali; nonostante il nome di Ercole e di Apollo siano stati introdotti per lo più dagli eruditi negli ultimi trecento anni, è tuttavia confermato il collegamento con la religione e il sacro da una croce scolpita nella roccia e naturalmente, dalle sinistre leggende che attribuiscono la costruzione del ‘ponte’ al Diavolo, che avrebbe gettato il monolite di traverso lungo il fiume per non bagnarsi gli zoccoli nell’attraversarlo, costruito i gradini a calci, scavato la vasca e forato la roccia a testate. Una variante dice che avesse intenzione di portarlo più lontano, dove un contadino gli aveva promesso l’anima in cambio d’un ponte per raggiungere l’altra sponda, ma che attardatosi con alcune donne di malaffare in una festa notturna vide sopraggiungere l’alba e dovette andarsene in tutta fretta, lasciando ogni cosa come la vediamo noi oggi.
OSCHI, UMBRI, FRINIATI
Vi sono incisioni sul monolite e nei dintorni, ricollegate spesso dagli storici e dagli archeologi ai ritrovamenti nella valle di Ospitale, nel comune di Fanano, da loro fatti risalire alla rivolta dei popoli italici contro Roma, le persone che hanno realizzato quelle scritte chiamavano se stessi Ombri o Umbri; vi sono tracce di scene mitologiche e ritratti di divinità a testimonianza che il luogo era molto probabilmente un santuario pre-cristiano. In conclusione, osserviamo attentamente la galleria d’immagini, che offre diverse inquadrature per meglio comprendere la natura del sito e la sua particolare conformazione: il monolito potrebbe essere di origine erratica, o installato dall’uomo stesso in epoca protostorica. In ogni caso evidente è la mano che ha predisposto dei gradini e scavato la vasca per le abluzioni, pensata non per un uso quotidiano e promiscuo ma per una sola persona alla volta. Sarebbe interessante verificare la posizione dei fori che si dicono scavati a testate dal Diavolo, perché sembra pensata anche in funzione della luce solare che dovrebbe attraversarlo.