L’estasi di Santa Teresa d’Avila.
Tratto da
Teresa D’Avila,
Il libro della mia vita
Ed. Paoline, 2016
- “Gli vedevo nelle mani un lungo dardo d’oro, che sulla punta di ferro mi sembrava avere un po’ di fuoco. Pareva che me lo configgesse a più riprese nel cuore, così profondamente che mi giungeva fino alle viscere, e quando lo estraeva sembrava portarselo via, lasciandomi tutta infiammata di grande amore di Dio. Il dolore della ferita era così vivo che mi faceva emettere dei gemiti, ma era così grande la dolcezza che mi infondeva questo enorme dolore, che non c’era da desiderarne la fine, né l’anima poteva appagarsi che di Dio. Non è un dolore fisico, ma spirituale, anche se il corpo non tralascia di parteciparvi un po’, anzi molto”. (Cit, in Teresa D’Avila, Libro della mia vita, Ed. Paoline, 2016
Poesia di
Federico Berti
Nella penombra del terrore antico
della riforma e della guerra santa
si pensano che un demone t’incanta
se l’esorcista non sai farti amico.
Le donne son ridotte all’obbedienza,
la militanza in qualche dottorato
vien vista come un frutto indemoniato,
punita con supplizio o penitenza.
Ma di Teresa le estasi divine
convincono il potere dei potenti,
confessa i baronetti e le regine
e sopportando mille svenimenti
a tante controversie mette fine,
la regola riscrive dei conventi.