In un bosco a ridosso dei calanchi, quattro elefanti in preda all’isteria di bestemmiar non erano mai stanchi. Tra i due più grossi poi una sinfonia di parolacce ed ingiuriosi insulti tuonò da una capo all’altro della via: il terzo impressionato dai sussulti pareva alquanto incerto sul da farsi, tra le sequoie e i giovani virgulti il quarto non mostrò di perturbarsi comunque fosse andata la questione: bastava che ci fosse da ubriacarsi, in tutto quel fumoso polverone avvenne uno spiacevole incidente nel colmo dell’accesa discussione un passerotto sorvolò radente quel pachiderma tutto scompigliato e disse in tono poco compiacente: “Villano d’un bestione alcolizzato il culo tuo battendo sull’arbusto vedi un po’ che disastro ha combinato!”. Notò in effetti che nel gran trambusto un brutto guaio aveva procurato, il nido era caduto giù dal fusto egli lo aveva pure calpestato a danno di quel povero uccellino che senza casa allor si era trovato. Il passerotto urlando: “Malandrino!” lo minacciò furente: “Maledetto! Io ti trafiggo col mio becco fino!” Calò il silenzio quando l’ebbe detto e quei giganti un poco sbalorditi ad ascoltar l’intrepido uccelletto, rimasero a guardarlo divertiti, poi dissero: “Ma si! Fatti valere! Suonaglieli sul muso i tuoi spartiti!” Uno di loro aggiunse: “Per piacere se lo prendi a schiaffoni ti assicuro gli do pur’io un calcione sul sedere!”. Vedeste voi! l’improvvido spergiuro scommise dieci a uno sul colosso che l’uccellino lo inchiodasse al muro. Ma il passerotto non mollava l’osso, disse: “Voglio mostrarti il mio valore se non togli di là quel culo grosso!” Ciò detto in un accesso di furore il poveretto, vola a grandi altezze gridando per incutere terrore, convinto di chissà quali prodezze picchiò come un impavido aviatore col becco a sforacchiargli le bellezze. Ma invece d’infilzar l’otturatore finì inghiottito nel fatal pertugio l’enorme buco dal pungente odore. Il pachiderma allora senza indugio sentendosi un gran peto far pressione sparò dal retrocarico archibugio; il passerotto, per la gran pressione fu proiettato fuori con violenza con tutta l’abbondante deiezione. Di quel cannon fu tanta la potenza che si schiantò contro un quercia antica stordito dal rinculo e l’aderenza. Così finisce chi non fa domande e crede alle mendaci adulazioni tentando le più ardite scorribande. Per quanto urgenti siano le questioni è sempre meglio andare al negoziato che trascinare in guerra le nazioni.