Mnemonica. Il Palazzo della Memoria. Quando può essere pericoloso.
Mnemonica
Il Palazzo della Memoria
Quando può essere pericoloso
Articolo di Federico Berti
Il palazzo di Giulio Camillo
Osserva il disegno riprodotto sulla copertina del libro. L’autore è Giulio Camillo Delminio, un eccentrico architetto e impresario del XVI secolo autore di un libro molto importante per chi si interessa di mnemotecnica, L’idea del Teatro che puoi leggere qui. L’immagine rappresenta un palazzo della memoria, tecnica insegnata in vari modi e a vario titolo da molti trainers, come nel breve tutorial del campione del mondo di mind sports Andrea Muzil che puoi vedere qui. Osserva con attenzione il disegno, ti accorgerai che questo palazzo non esiste nella realtà, non è un edificio nel senso concreto che noi diamo a questo termine e non possiamo trovarlo in alcun luogo fisico essendo solo una costruzione mentale. Se provi a ingrandirlo, ti appaiono alcuni dettagli che forse a un primo sguardo ti erano sfuggiti: le note musicali sul muro in basso a destra e quelle riprodotte fra le colonne del portico. Numeri, lettere dell’alfabeto in alto a sinistra, sigle varie, un vero e proprio spartito, almeno tre strumenti musicali: un organo a canne, un liuto, un’arpa. In vetta una statua che rappresenta l’angelo della morte in piedi su una clessidra. In basso delle persone intente a battere il ferro davanti a una fornace. Il tutto su una struttura molto complessa con torri, arcate, colonne, rosoni concentrici o a spirale. Non è un palazzo reale, ma una costruzione mentale per realizzare la quale non basta pensare al salotto di casa propria, o a uno spazio familiare, dobbiamo avere nozioni più vaste di architettura civile, religiosa, signorile, monumentale, conoscere vari compendi o repertori di segni convenzionali che ci consentono di riassumere vasti contenuti.
Pur non sapendo a cosa l’autore associasse il suo disegno, possiamo ragionevolmente supporre che non fosse una semplice lista della spesa, o un insieme di nozioni casuali: in quegli anni, gli stessi anni di Giordano Bruno e l’indice dei libri proibiti per intenderci, si usava davvero l’arte della memoria per salvare dalla distruzione opere che venivano distrutte dall’oscurantismo, o che semplicemente faticavano a girare perché era vietato possederne una copia. Si usava quindi l’arte per elaborare contenuti complessi, considerati allora molto importanti. Costruire un palazzo della memoria è operazione da non prendersi alla leggera, dato il radicamento con cui le informazioni aderiscono allo schema possiamo considerarlo un processo irreversibile poiché non dimentichiamo nulla di quel che memorizziamo: un ricordo può sbiadire, possiamo deformarlo, distorcerlo, rielaborarlo, ma non possiamo cancellarlo come se non fosse mai esistito, per il semplice fatto che i ricordi fanno parte della nostra vita, del nostro stesso corpo.
E’ per questa ragione che evito di costruire un palazzo della memoria nel salotto di casa mia, o sulle strade che percorro ogni giorno, per evitare la sindrome sviluppata dal famoso mnemonista Seresjevsky, che avendo sovraccaricato i suoi ambienti privati di contenuti e associazioni mentali, sviluppò una sindrome da cui non si riprese mai. Arrivò a coprire con veli mobili, specchi e oggetti della propria casa, per alleviare la sovra-stimolazione del proprio sistema nervoso, vivendo in un triste e solitario ritiro dal mondo. Un esaurimento. Ho citato questo e altri casi di burn-out nel libro Memoria, l’arte delle arti che puoi trovare qui. Costruire un palazzo della memoria è operazione delicata, perché ogni ricordo in ingresso modifica tutta la nostra persona, ogni palazzo viene cioè a inserirsi in un palazzo più grande e tutti questi contribuiscono a edificare il più grande di tutti questi palazzi, l’edificio della nostra interiorità. quella che Umberto Eco chiamava l’Enciclopedia personale.
Ho conosciuto molti giovani appassionati di mnemotecnica, che per un certo periodo si sono messi a studiarla con impegno e dedizione, ma dopo un po’ hanno sentito il bisogno di abbandonare quel percorso di crescita perché causava loro insonnia, irascibilità, mal di testa, nausea o altri sintomi spiacevoli. Per questo motivo ho elaborato un metodo che possiamo affiancare alle tecniche insegnate dai maestri di mnemotecnica moderni (non sostituirle, si badi) ottimizzando il carico di lavoro sulla memoria e minimizzando gli effetti secondari. E’ un metodo qualitativo, collaborativo, non competitivo. Puoi partecipare alle stanze su Club House per fare un po’ di pratica, e anche perché gli amici di questo social network hanno diritto a uno sconto sull’edizione a stampa del libro, che puoi ordinare qui. Ci vediamo ogni mercoledì fra le 13:15 e le 14:15, per fare esperienza insieme.
Bibliografia
Federico Berti, Memoria, L’arte delle arti, Bologna, Italvox, 2022
Alexander Lurija, Viaggio nella mente di un uomo che non dimenticava nulla, Roma, Armando, 2011
Giulio Camillo Delminio, L’idea del Teatro, Lorenzo Torrentino, 1550
Andrea Muzil, Il palazzo della memoria spiegato dal campione del mondo, Video YouTube