Podcast. Dal riscatto degli schiavi al conflitto etnico.

Storia e leggenda di Sodeke

Dal riscatto degli schiavi
al conflitto etnico

Podcast a cura di Federico Berti

Da quanto leggiamo nella vicenda personale di Shodeke, il fondatore di Abeokuta e storico iniziatore del rifugio tra le rocce a Olumo, non possiamo comprendere la storia dell’Egba nell’Ottocento senza capire in che modo viene a inserirsi nella politica locale il governo britannico, ovvero le contraddittorie relazioni tra popoli africani e coloni Europei. Cosa avviene esattamente in questi cento anni è storia ormai riconosciuta dagli stessi nigeriani. La prima fase è caratterizzata dalle confraternite dei rifugiati che con la decadenza dell’impero Oyo trovarono riparo inizialmente nella foresta e poi si insediarono sotto la roccia di Olumo, coltivando le campagne circostanti nascondendosi in caso di aggressioni esterne. In questa prima fase devono ancora affrontare numerose guerre civili, in special modo quelle con il vicino regno del Dahomey che stava prendendo il posto dei precedenti oppressori nel commercio degli schiavi e nel controllo degli scambi economici. Avevamo parlato del Dahomey nel podcast dedicato alle Amazzoni dell’Africa, ovvero al corpo speciale delle implacabili donne guerriere che si distinsero sul finire del secolo per la resistenza contro i Francesi, armate dagli Olandesi, ma anche per capire le ragioni più profonde che stavano dietro le efferatezze del loro stato contro gli stessi fratelli neri venduti come schiavi agli Arabi e agli Europei. Nel 1830 dunque venne eretto il rifugio su Olumo Rock e s’iniziarono a coltivare le terre circostanti, commerciando nei prodotti agricoli e nell’artigianato con la città palustre di Lagos, sulla costa meridionale. Dieci anni più tardi vennero intrecciate delle relazioni con missionari e creoli della Sierra Leone e proseguirono le razzie dei predoni, che dopo lo scioglimento dell’Impero Oyo avevano comtinuato a riorganizzarsi in varie forme fino a costituire un nuovo impero sull’altopiano di Abomey, da cui la leggenda dello spirito di Lisabe che viene evocato dai sacerdoti Ifa per guidare l’esercito verso la vittoria. In questo conflittuale contesto si inserisce la figura del governatore inglese Sir Gilbert Carter, che riconosce solo temporaneamente l’indipendenza del principato di Ogun, per poi incorporarlo nel protettorato britannico del 1914. Carter è stato in primo piano come tesoriere nello smembramento della Sierra Leone, originariamente identificata in tutta la fascia sub-sahariana della Africa Occidentale. Questa relazione ambigua tra missionari e governanti, che iniziano a mettere le mani sul paese fingendo di supportarlo in quelle che sembrano guerre tribali, ma sono in realtà motivate dalle contese per i controllo dei traffici commerciali con le potenze europee e ne rispecchiano i conflitti, son fondamentali per comprendere in che modo i popoli africani sono stati indotti a combattersi tra di loro per poterli meglio governare e sfruttare. Divide et impera. Non si può comprendere la figura di Shodeke senza comprendere al politica dei missionari europei prima e quella dei governatori britannici poi, e non si possono comprendere le ragioni del conflitto contro il Dahomey senza comprendere la rivalità fra Inglesi, Olandesi e Francesi nello scacchiere dei nazionalismi europei. Sodeke si viene a configurare come il leader di tutti i profughi e immigrati che andavano a nascondersi nelle foreste per sfuggire alle razzie dei predoni. La fondazione di Abeokuta ha rappresentato un momento fondamentale in questo processo storico di emancipazione, la città stessa divenne il luogo verso cui la convergenza di tutte le realtà militanti contro lo schiavismo fu resa possibile anche dal supporto militare, oltre che economico, dell’impero britannico. L’accordo firmato con il generale Carter prevedeva di fatto l’indipendenza dell’Egba e la libertà di commercio garantita dall’esercito inglese. Gli Egba si impegnavano a non chiudere le tratte economiche senza consultare prima gli inglesi, accogliere i missionari cristiani proteggendo la loro attività pastorale, e a far cessare i sacrifici umani che si ritenevano ancora centrali nelle religioni Yoruba. Di fatto l’impegno di Carter consisteva nel supportare militarmente l’indipendenza degli Egba affiancandoli contro il Dahomey che invece era nell’orbita francese, e di non annettere nessuna regione interna senza prima consultare le autorità legali della zona. Di fatto nel 1914 questo accordo sarà violato dai britannici, che annetteranno il territorio Egba nel suo protettorato coloniale attraverso la formula del governo indiretto. Sobeke si inserisce in tutto questo come leader carismatico di uno stato confederato e oligarchico basato sul lavoro agricolo, sul commercio e l’artigianato. Promosse l’accoglienza di tutti i rifugiati ad Abeokuta e nei territori circostanti, ponendosi come il nucleo di uno stato militante contro l’infame commercio degli schiavi. quel che storicamente viene imputato a Sobeke è di aver accentrato il potere nelle proprie mani in modo sostanzialmente personalistico, eliminando anche fisicamente i suoi oppositori politici. Inoltre portò avanti una politica di esclusione dei cittadini non-Egba dall’amministrazione del bene comune, avviando così di fatto una sorta di nazionalismo su base etnica. In ultimo, non si preoccupò di predisporre i termini della successione alla sua morte, sopraggiunta la quale nel 1845 vi saranno disordini interni che porranno in sempre maggior rilievo il ruolo dell’Impero Britannico nelle relazioni con le aree d’influenza. Va detto peraltro che quando parliamo di ‘stati’ dobbiamo tener presente che spesso uno stesso ceppo culturale, linguistico, religioso, poteva dare origine a stati, regni, imperi in conflitto fra loro, cosa abbastanza frequente nella storia degli Yoruba. In sostanza la costituzione di uno stato nasceva molto spesso da un controllo militare del territorio che si basava proprio sul supporto delle potenze europee interessate a mettere i popoli dell’Africa l’uno contro l’altro, per potersi avvantaggiare dei contrasti. Lo stesso Dahomey viene a svilupparsi dal disfacimento dell’Impero Oyo, che viene a coagularsi intorno a nuovi centri di potere finanziati, armati e difesi inizialmente dalla Francia, poi dall’Olanda in funzione antifrancese e anti-britannica. Parliamo dunque di regni e imperi come di potenze militari nate intorno al controllo del territorio attraverso avanguardie di tipo feudale, mai realmente autonome ma sempre dipendenti dai commerci e dalle politiche coloniali dell’Europa e del mondo Arabo. E’ in questo senso che non possiamo parlare propriamente di un conflitto etnico, ma di complessi equilibri tra popoli che si sono venuti a creare proprio dall’unione di confederazioni tribali intorno a delle potenze economiche e militari ausiliarie interessate ad esercitare forme di governo indiretto sul territorio e sull’economia del continente africano. Il popolo Egba viene formarsi proprio dall’unione di molti altri popoli non solo di cultura Yoruba ma anche provenienti dall’intera fascia sub-sahariana dell’Africa Occidentale, che nel XVIII secolo costituiva la cosiddetta (allora) Sierra Leone. Shodeke è l’eroe eponimo dello stato di Egba.

Lo stato di Ogun in Nigeria, in ‘Enciclopedia Britannica’

Ogun è uno stato della Nigeria occidentale creato ufficialmente nel 1976 e comprendente le ex province di Abeokuta e Ijebu, quest’ultimo venutosi a creare in quella regione già nel 1967. Ogun è delimitata dagli stati di Oyo e Osun a nord, stato di Lagos a sud , lo stato di Ondo a est e la Repubblica del Benin a ovest. È coperto prevalentemente dalla foresta pluviale tropicale e ha una savana boscosa nel nord-ovest. Sodeke (Shodeke), cacciatore e capo dei rifugiati Egba fuggiti dall’impero Oyo in disintegrazione, fondò intorno al 1830 un principato ad Abeokuta in quella che oggi è la parte centro-settentrionale dello stato. La maggior parte degli abitanti dello stato di Ogun sono membri dei sottogruppi Egba ed Egbado del popolo Yoruba. L’agricoltura, il pilastro economico di Ogun, produce riso, mais (mais), manioca (manioca), patate dolci, platani e banane. Cacao, noci di cola, gomma, olio di palma e semi di palma, tabacco, cotone e legname sono le principali colture da reddito. Le cave di granito di Aro vicino ad Abeokuta, la capitale dello stato, forniscono materiale da costruzione per gran parte della Nigeria meridionale. Le risorse minerarie includono calcare, gesso, fosfati e argilla. Le industrie producono cemento, cibi in scatola, gommapiuma, vernici, pneumatici, tappeti, prodotti in alluminio e plastica. Abeokuta, un importante centro di mercato, è un capolinea di strade e ferrovie provenienti da Lagos e da altre parti del paese. Le principali attrazioni turistiche sono la roccia di Olumo, che secondo la tradizione forniva rifugio ai primi coloni di Egba; l’Ake, la residenza dell’alake (il tradizionale sovrano di Egbaland), costruita nel 1854 e nota per la sua collezione di antichità e reliquie; e la Sala del Centenario, tutte ad Abeokuta. Ci sono scuole di formazione degli insegnanti nello stato e un’università di agraria ad Abeokuta. Area 6.472 miglia quadrate (16.762 km quadrati). Pop. (2006) 3.728.098.

Abeokuta, il rifugio tra le rocce, in ‘Enciclopedia Britannica’.

Abeokuta (“Rifugio tra le rocce”) di cui abbiamo parlato nel podcast su Olumo Rock, è stata fondata intorno al 1830 da proprio da questo Sodeke (Shodeke), che era un cacciatore e leader dei rifugiati Egba fuggiti dall’impero Oyo in disintegrazione. La città fu anche colonizzata da missionari (negli anni ’40 dell’Ottocento) e da creoli della Sierra Leone, che in seguito divennero importanti come missionari e uomini d’affari. Il successo di Abeokuta come capitale dell’Egba e come collegamento nel commercio delle palme da olio Lagos-Ibadan portò a guerre con il Dahomey (ora Benin). Nella battaglia di Abeokuta nel 1851, l’Egba, aiutato dai missionari e armato dagli inglesi, sconfisse l’esercito Dahomey di re Gezo (unico nella storia dell’Africa occidentale per la sua pratica comune di usare donne guerriere). Un altro attacco Dahomey fu respinto nel 1864. I problemi negli anni ’60 dell’Ottocento con gli inglesi a Lagos portarono l’Egba a chiudere le rotte commerciali verso la costa e ad espellere (1867) missionari e commercianti europei. Dopo le guerre civili Yoruba (1877–93), in cui Abeokuta si oppose a Ibadan, l’Egba alake (“re”) firmò un’alleanza con il governatore britannico, Sir Gilbert Carter, che riconosceva l’indipendenza del governo unito di Egba (1893–1914 ). Nel 1914 il regno fu incorporato nella colonia britannica e nel protettorato della Nigeria appena amalgamati. Le rivolte di Abeokuta del 1918 protestarono sia contro l’imposizione di tasse che contro la politica del “governo indiretto” di Lord Frederick Lugard, il governatore generale britannico, che fece dell’alake, precedentemente primus inter pares (“primo tra uguali”), il leader supremo tradizionale a danno degli altri capi quarti.

H.B. Harunah, Dipartimento di Storia, Università di Lagos, Sodeke, eroe e statista dell’Egba, in ‘Journal of the Historical Society of Nigeria’, Vol.XII n.1-2 1983/1884.

Nel 1842 un missionario creolo, inviato dal governo britannico, venne ricevuto dal governatore dell’Egba Sodeke, si chiamava Thomas Birch Freeman e ricorda di essere stato ricevuto dal capo riconosciuto, seduto su un’ampia stuoia, sorretto da un cuscino di pregiata fattura locale, con un bel mantello damascato sulle spalle, e un copricapo di stoffa con una nappa blu in cima. Davanti a lui si trovava un’ampia ciotola di vetro, di elegante manifattura europea, con dentro noci di cola. Poco tempo prima un inviato bianco della Società Missionaria, Henry Townshend, giunto sempre da Badagry, registrò il gran seguito e rispetto che aveva a quel tempo Sodeke: non era propriamente un re, ma veniva trattato come se lo fosse. Queste osservazioni lasciano pensare che egli fosse un eroe riconosciuto per la propria autorità, carisma e competenza, e che di fatto venisse considerato uno statista di rilievo nel decennio 1830/1840, fino alla sua morte nel 1845. I primi racconti orali su di lui lo descrivono figlio di nobili origini, essendo sua madre figlia di un Alake dalla foresta di Egba, quella legata alla leggenda di Lisabe, egli stesso dunque era per discendenza materna un principe, mentre suo padre era un contadino. Il padre di Sodeke aveva quattro mogli e numerosi figli, come usava nelle famiglie contadine per poter avere molte braccia a lavorar la terra, e anche per l’altissima mortalità dei bambini. Divenne anche lui contadino, aveva fama di essere molto paziente, competente, leale verso le autorità e verso i suoi pari. Quando scoppiarono le guerre dell’Ottocento, ogni cittadino venne richiamato alle armi e Sodeke prestò servizio per difendere gli interessi dei popoli Egba confederati, che in quel momento vivevano da rifugiati nella foresta dell’Egba. Vennero attaccati dai popoli vicini, con l’obbiettivo specifico di catturarne alcuni per venderli al mercato degli schiavi da destinare alla tratta atlantica, nello specifico ai porti di Lagos e Portonovo. In quel periodo i trecento villaggi della foresta avevano ciascuno una propria amministrazione autonoma e non si erano ancora dati un vero e proprio governo centrale, se non un’assemblea parlamentare che tuttavia non aveva potere decisionale sui singoli villaggi, l’Oba di ogni villaggio era responsabile dei propri errori e poteva essere eventualmente deposto dal collegio centrale, ma agiva secondo le proprie valutazioni in accordo con le leggi comuni. Si trattava proprio di una confederazione. Oltre al capo di ogni insediamento nella foresta, si contavano le gilde e i membri del consiglio che regolavano i fatti inerenti gli scambi commerciali nei mercati, e naturalmente un consiglio per le questioni militari, che rispondeva all’Oba di quell’insediamento. A sua volta l’Oba doveva rendere conto del suo operato ai comandi provinciali, e questi all’assemblea centrale. Tali strutture amministrative complesse non emersero prima del 1800, di fatto ogni singolo dirigente locale era completamente autonomo rispetto agli altri, con i quali formava un’assemblea di pari mantenendo il potere decisionale sul proprio territorio di pertinenza. Questo impedì ai profughi di difendersi in modo efficace dagli attacchi dei razziatori, poiché non furono in grado di reagire in modo realmente unitario. Saranno gli alleati britannici a trattare l’Alake come un primus inter pares, vale a dire come il principale interlocutore, elevandolo di status e di grado su tutti gli altri, cosa che porterà a vigorose proteste un secolo più tardi. Nei primi decenni dell’Ottocento, i singoli insediamenti esprimevano spesso rivalità fino a combattersi l’uno con l’altro. Questi primi attacchi dei popoli vicini, disorganizzarono la confederazione e la conseguenza fu un vero olocausto, molti vennero uccisi e tanti venduti come schiavi. Altri furono di fatto costretti a insediarsi nel campo di Ibadan, dove occuparono una parte della città ormai aperta, organizzandosi come in un campo militare. Sodeke era uno dei combattenti che si partecipò a questa occupazione. Altri sopravvissuti vennero man mano fuori dai loro rifugi nella foresta per occupare la parte del campo Egba a Ibadan, e tutti insieme compresero la necessità di darsi un comando comune, emere così la figura dell’Ologurun intorno al 1829. Soffermiamoci sulla differenza tra questo tipo di amministrazione, e quella stabilita al tempo di Lisabi, quando il potere dell’Ologurun era sostanzialmente neutralizzato dalle rivalità tra feudi nella foresta. L’insediamento di Ibadan rese indispensabile porre fine a queste rivalità, costruendo un’entità statale comune che venne di fatto modellata sulle strutture militari del decaduto impero Oyo. Si trattava di quadri militari, resi necessari dalla situazione di assedio costante. I feudi nella foresta ormai erano stati conquistati e razziati dai predoni, non restava che darsi un’amministrazione centrale e un esercito comune, ma le rivalità inter-tribali continuavano a persistere. Fu in quel contesto che emerse l’autorità di Sodeke, il quale guidò la confederazione dei circa 100.000 rifugiati alla roccia di Olumo, dove fondò una nuova città ampia circa quattro miglia, intorno al luogo fortificato. E’ in quel momento che gli storici iniziano a parlare di un Pan-Egbaismo, ovvero di un nazionalismo nascente nei popoli Egba sottomessi volontariamente a una sola autorità sostanzialmente amministrativa e militare insieme. Quelli che fondarono Abeokuta erano rappresentativi non solo dei trecento villaggi nella foresta, ma anche dei profughi confederati dalle altre regioni, i quali si unirono alla prima avanguardia, sebbene alcuni di essi pensassero di restare solo provvisoriamente, per poi ritornare nei loro territori della foresta quando si fossero calmate le acque. Ogni gruppo andò a occupare una regione separata della città. Si trattava comunque di una posizione difficile da mantenere, a causa del pericolo rappresentato dalle aggressioni esterne. Sodeke propose di aprire le porte ai nuovi rifugiati, per incrementare i ranghi dei cittadini che avrebbero potuto difendere la città in caso di attacco. Fu in conseguenza di questa politica di accoglienza che si unirono alla città altri gruppi, tra cui la Società Missionaria Europea e i popoli cristianizzati della Sierra Leone, ai quali fu consentito di mantenere i propri costumi e le proprie usanze. Si deve a questo proposito che allora s’intendeva per Sierra Leone un’area molto più vasta di quella attualmente disegnata dai confini e separata dalla Libera, dal Ghana, dal Togo, dalla Guinea, dalla Costa d’Avorio. Sierra Leone era in realtà tutta la costa meridionale dell’Africa Occidentale, nelle mappe del XIX secolo comprendeva praticamente tutta la regione sub-saharahiana attualmente divisa in più stati, questo rende l’idea dell’importanza che ebbe la fondazione di Abeokuta nella mobilitazione dei profughi da una regione molto ampia. I gruppi etnici diversi da quello degli Egba che aveva formato il nucleo originario della città, manifestarono disponibilità alla cooperazione sia economica, che militare. La comunità crebbe ancora e quando l’impero Dahomey assurse a nuova potenza militare, gli Egba di Abeokuta iniziarono a organizzare spedizioni punitive contro tutti i predoni che collaboravano con gli schiavisti, liberando molti prigionieri e assoggettando gli aggressori. Nell’unità degli Egba ha avuto un ruolo non secondario il clero di Ifa. Merito di Sodeke è stato quello di porsi come leader di tutti gli immigrati, guida carismatica di tutti profughi, dei perseguitati da ogni regione dell‘Africa Occidentale sub-saharaiana. Riuscì a costituire un governo federale fortemente centralizzato, in grado di affermarsi sui predoni e sui collaborazionisti dello schiavismo. D’altro canto è stato fatto oggetto di critiche per il suo personalismo autoreferenziale, per aver accentrato il potere nelle mani della propria stessa persona, consolidando il proprio dominio e non tollerando nessuna opposizione interna. Secondo gli storici nigeriani, arrivò a perseguitare e persino a uccidere i propri avversari politici, come si ritiene sia avvenuto con il generale Lumloye. Non fu un leader liberale. Il terzo appunto che viene rivolto a Sodeke è quello di aver posto al centro della sua amministrazione un problema ‘etnico’, accogliendo immigrati non Egba ma escludendoli dall’amministrazione dello stato, creando il presupposto per un nazionalismo fortemente connotato dal punto di vista etnico. La quarta critica mossa a Sodeke è non aver pensato al problema della propria successione, cosa che portò a forti dissidi interni dopo la sua morte.

Sir Gilbert Thomas Carter, in ‘Enciclopedia libera’

Sir Gilbert Thomas Carter (Sir Thomas Gilbert-Carter) KCMG (14 gennaio 1848-18 gennaio 1927) è stato un ufficiale amministrativo della Royal Navy e un funzionario coloniale per l’Impero britannico. Iniziando come esattore delle dogane per la Gold Coast, è poi diventato tesoriere della Gold Coast e del Gambia. Passando all’amministrazione coloniale, iniziò come amministratore per il Gambia, dove si occupò dell’aggressione del re nativo del Gambia. Il suo incarico successivo fu quello di governatore della colonia di Lagos, dove negoziò trattati con i capi locali che proteggevano i missionari cristiani e ponevano fine ai sacrifici umani. In seguito ha servito come governatore per le Bahamas e Barbados e infine come governatore per Trinidad e Tobago. Era l’unico figlio del comandante Thomas Gilbert Carter (RN). Ha studiato presso la Royal Hospital School di Greenwich.Carter si unì alla Royal Navy nel 1864, servendo come Assistant Clerk sulla HMS Frederick William, venendo trasferito nel 1866 sulla HMS Malacca. Il 5 luglio 1866 Carter fu promosso impiegato, mentre prestava ancora servizio sulla HMS Malacca. Tra il 1867 e il 1869, prestò servizio su una varietà di navi come impiegato, fino al 1° dicembre 1869 (mentre prestava servizio sulla HMS Pembroke), quando fu promosso Assistant Paymaster (essendo aggiunto alla Navy List). Dopo un incarico all’HMS Royal Adelaide per i primi nove mesi del 1870, l’ultimo incarico di Carter fu al piroscafo coloniale Sherbro dall’agosto 1870. Durante la sua permanenza a Sherbro, fu coinvolto nella Terza Guerra Anglo-Ashanto sulla Gold Coast. Quando Elmina fu venduta agli inglesi dal governo olandese, era un commissario, responsabile della valutazione dei depositi e degli ordigni lasciati dagli olandesi. Sposò Susan Laura Hocker, figlia del tenente colonnello Edward Hocker, nel 1874 (in seguito ebbe 3 figli e 2 figlie: il suo secondo figlio Humphrey 1884–1969 fu il primo Direttore del Giardino Botanico dell’Università di Cambridge). Lady Carter morì nel 1895. Si ritirò dalla Marina il 21 luglio 1875. Isole Sottovento, Gold Coast e Gambia Carter divenne il segretario privato di Sir George Berkeley, governatore delle Isole Sottovento, nel 1875. Nell’agosto 1879 fu nominato esattore delle dogane e tesoriere della Gold Coast, incarico che mantenne fino al 1882. Dal 1882 al dicembre 1888, Carter amministrò l’accordo sul Gambia come tesoriere e direttore delle poste. Dal 1886 fu amministratore ad interim della colonia del Gambia e il 1° dicembre 1888 fu nominato amministratore della separazione di quella colonia dalla Sierra Leone.[3][10] Mentre lavorava in Gambia, il 1° gennaio 1890 fu nominato Compagno dell’Ordine di San Michele e San Giorgio (CMG). Nel 1891, il nativo re del Gambia aveva organizzato atti abusivi nei confronti dei coloni britannici. Carter (dalla sua residenza ufficiale a Bathurst inviò un inviato con un messaggio che se gli abusi fossero continuati, “potrebbe aspettarsi una visita di natura disciplinare dalle forze marine della regina d’Inghilterra [sic]”. Rimandò l’inviato mutilato, con un messaggio: “Questa è la risposta del re”. In risposta, Carter inviò tre cannoniere britanniche per vendicare l’indignazione dell’inviato. Carter fu nominato governatore e comandante in capo della colonia di Lagos il 3 febbraio 1891. Carter ordinò un attacco all’Ijebu “nell’interesse della civiltà” nel 1892. In seguito, ha continuato a giustificare questo attacco come una guerra per porre fine alla schiavitù e promuovere la civiltà. Carter viaggiò in varie parti dello Yorubaland, accompagnato da soldati, nel tentativo di dimostrare la potenza degli inglesi. Carter non fu ben accolto a Oyo e i capi Egba gli consigliarono di non interferire con la schiavitù, mentre i capi Ibadan dissero che avevano paura che i loro schiavi avrebbero “affermato la loro libertà correndo dal residente” – e si rifiutarono di firmare un trattato con Carter che imporrebbe un Residente alla città.


Tuttavia, nel gennaio 1893 i capi Egba firmarono un Trattato di Indipendenza con il governo britannico. Fu convenuto che la libertà di commercio tra la nazione Egba e Lagos sarebbe stata garantita dal governo britannico, in cambio del quale nessuna strada sarebbe stata chiusa senza l’approvazione del governatore. Convennero inoltre che a tutti i ministri cristiani sarebbe stata concessa protezione completa e «ogni aiuto e incoraggiamento». La Corona ha convenuto che “nessuna annessione su nessuna parte della nazione Egba sarà fatta dal governo di Sua Maestà senza il consenso delle autorità legali della nazione, nessuna azione aggressiva sarà intrapresa contro detta nazione e la sua indipendenza sarà pienamente riconosciuta”. I capi Egba promisero inoltre di abolire i sacrifici umani.


Fu promosso Cavaliere Commendatore dell’Ordine di San Michele e San Giorgio (KCMG) il 3 giugno 1893,”in riconoscimento dei suoi servizi nel condurre una missione nel paese yoruba che ha portato alla negoziazione di importanti trattati e portato a porre fine a una guerra di lunga data.”Carter ricevette opere d’arte Ife nel 1896 dal re di Ife, Adelekan, recentemente incoronato, nella speranza che sarebbe stata presa una decisione a suo favore sul reinsediamento dei residenti di Modakeke fuori città. Queste opere (tra cui tre conosciute come i marmi di Ife), furono inviate da Carter in Europa. Mentre prestava servizio a Lagos, Lady Carter, la sua prima moglie, morì il 13 gennaio 1895, poco dopo essere arrivata a Lagos. A lui è stato intitolato il ponte Carter, costruito per la prima volta nel 1901 e che collegava l’isola di Lagos con l’isola di Iddo. Carter fu trasferito alle Bahamas come governatore e comandante in capo nel 1898, e dopo un trasferimento temporaneo a Trinidad nel luglio 1904 fu trasferito alle Barbados come governatore e comandante in capo. Carter incontrò un’artista americana (vedi Stamp) di Boston, Gertrude Codman Parker (6 febbraio 1875 – 12 novembre 1953, Boston), nella primavera del 1903 quando era in viaggio alle Bahamas con i suoi genitori, Francis Vose Parker e sua moglie. Divenne la sua seconda moglie il 25 agosto 1903, quando si sposarono nella Chiesa dell’Avvento a Boston e ebbero un figlio, John Codman Carter. Carter continuò a lavorare in posizioni coloniali di alto livello, venendo nominato governatore e comandante in capo dell’isola di Barbados e delle sue dipendenze nel 1904 e amministratore del governo della colonia di Trinidad e Tobago e delle sue dipendenze in l’assenza del Governatore dal 1907 al 1910, dopodiché si ritirò. Nel 1919 cambiò il suo cognome in Gilbert-Carter.[3] All’inizio degli anni ’20, tornò alle Barbados e visse a Ilaro Court, che era stata progettata e costruita da Lady Gilbert Carter. Morì lì il 18 gennaio 1927.[3] Quando il suo testamento fu probato il 22 marzo di quell’anno, il valore totale dei suoi effetti era di £ 6859 9s 11d.


Suzanne Miers, Ohio University, Martin Klein University of Toronto, Slavery and colonial rule in Africa, 1999, Frank Cass Publishers

V. J. Omosade Awolalu, Yoruba Sacrificial Practice, “Journal of Religion in Africa” Vol. 5, Fasc. 2 (1973), pp. 81-93 

Karin Barber, How man makes God in West Africa: Yoruba attitudes towards the Orisa, International African Institute 1981 

Giorgio Pietrostefani, La Tratta Atlantica, Genocidio e sortilegio, Milano, Jaca Book 2000


A proposito della questione legata ai sacrifici umani, segnalo questo articolo di Roberto Buffagni, su ‘Italia e il Mondo’ INTORNO AI FATTI DI MACERATA_ NON C’E’ PIU’ RELIGIONE? DIPENDE,

La religione del popolo Yoruba, al quale Karl Polanyi dedicò un bel libro, Il Dahomey e la tratta degli schiavi. Analisi di un’economia arcaica, Einaudi 1987. Racconta Polanyi che il popolo yoruba viveva del commercio degli schiavi, inserendosi così nelle correnti del traffico interafricano. Per quei tempi, prima dell’arrivo dei bianchi, era la punta di lancia più avanzata dell’economia; i raziocinanti yoruba trattavano bene gli schiavi, per non far deperire la merce pregiata. Come molte religioni, per la verità tutte le religioni tranne le abramitiche, la religione yoruba contemplava il sacrificio umano. La religione yoruba contemplava il sacrificio umano allora, e continua a contemplarlo anche oggi, anche se naturalmente lo proibiscono le legislazioni dei paesi in cui essa è praticata, tra i quali anzitutto la Nigeria. Per la religione yoruba, il benessere e la potenza degli dèi, gli orisha, dipendono dagli uomini. Senza i sacrifici che gli uomini gli tributano, gli orisha si indeboliscono, si ammalano, cadono in depressione, si riducono a nulla. Con il vettore degli schiavi, la religione yoruba si è diffusa nel mondo occidentale, e ibridandosi con elementi del cattolicesimo ha dato origine al candomblè brasiliano, al voodoo haitiano, alla santeria cubana. Il sacrificio è al centro della religione yoruba. L’uomo sa di non essere solo, ma in comunione con forze divine, alle quali va offerto un sacrificio appropriato alla richiesta e all’occasione. Il sacrificio è il tramite di questa comunione. Si sacrifica per rendere grazie della buona fortuna e per propiziarsela, per sventare la collera divina, per cambiare situazioni spiacevoli, per difendersi dai nemici, per purificare una persona o una comunità in seguito all’infrazione di un tabù. A seconda delle circostanze e dello scopo, si sacrificano oggetti personali, piante, animali. In speciali circostanze, si sacrifica un essere umano. Come è consueto in tutto il mondo, la vittima sacrificale umana viene trattata con il massimo rispetto: ben nutrita, ne vengono esauditi tutti i desideri tranne la vita e la libertà. Se il sacrificio ha scopo riparatorio o espiatorio, la vittima viene condotta in parata lungo le vie della città mentre la popolazione prega per il perdono dei peccati. Il capro espiatorio porta con sé i peccati, la sfortuna e la morte di tutti, senza eccezione. Lo si cosparge di cenere per velare la sua identità di individuo, e il popolo lo tocca per trasferire su di lui tutti i propri mali, fisici e morali. Condotto sul luogo del sacrificio, egli canta la sua ultima canzone, che viene ripresa dagli astanti. La testa viene recisa, il sangue offerto agli dèi. Wole Soyinka, ad esempio, il premio Nobel di origini nigeriane, quando ha voluto adattare per la scena un testo della classicità occidentale ha scelto Le baccanti di Euripide, che narra lo sparagmòs, o smembramento sacrificale del re Penteo per mano delle Baccanti, le donne invasate dal dio Dioniso. A livello commerciale, è istruttivo apprendere che da quando in Nigeria c’è stato un afflusso importante di migranti dell’etnia Igbo, assai affezionati alla religione yoruba, il settore industriale degli home movies ha conosciuto una tumultuosa espansione.

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