La Nigeria tra cultisti, petrolio e repressione del dissenso.
Richard Braude, ‘Jacobin’, 26 Ottobre 2019, Il feticcio della mafia nigeriana. La nuova ossessione dell’estrema destra è la «mafia nigeriana». Per smontare questo spauracchio, gonfiato da complottismo e pregiudizi razzisti, bisogna inquadrare le criminalità organizzate globali nel contesto post-fordista.
L’ultima redazione della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) include un capitolo dedicato alla ‘mafia nigeriana‘, citato nelle settimane successive da molti articoli sulla stampa di destra, si veda a questo proposito La mafia nigeriana: origini, rituali, crimini di Alessandro Meluzzi, Il lato oscuro della mafia nigeriana in Italia di Fabio Federici e Ascia nera: la brutale intelligenza della mafia nigeriana di Leonardo Palmisano. Il libro del Meluzzi, con una prefazione curata da Giorgia Meloni, è quanto mai indicativo delle coordinate culturali in cui si inserisce. Il testo è ricco di narrazioni, aforismi, luoghi comuni e offese razziste utilizzate comunemente dall’estrema destra, dove l’antirazzismo è descritto come opera di buonisti borghesi e inconsapevoli, protettori di stupratori, trafficanti e criminali. Il tema della ‘sostituzione’ della gente bianca e cristiana progredita da un’orda di selvaggi, una razza brutale, cannibale che addirittura uccide per condizionamento religioso. In fondo a questa rassegna stampa, includiamo uno stralcio da uno di questi articoli, tratto dal caso dell’omicidio di Pamela Mastropietro. Il tono di quest’analisi neofascista riprende e rielabora le vecchie dottrine di Julius Evola, del Ku Klux Klan, di Raymond Chandler e della peggior letteratura noir per ragazzi. Nel nostro sistema giudiziario, il solo sospetto di appartenenza a una confraternita di cultisti può autorizzare le forze di polizia a incarcerare preventivamente un indagato, prima ancora di sottoporlo a regolare processo. La storia delle confraternite nigeriane, così come viene presentata nella maggior parte dei rapporti e delle inchieste, è in realtà piena di contraddizioni: nella vulgata si parte infatti da gruppi universitari pieni di buone intenzioni, come la lotta al razzismo e al colonialismo, che a causa di una misteriosa e inspiegabile deriva violenta prendono strade puramente criminali e lasciano il posto ad associazioni di stampo semplicemente mafioso. Questo tipo di narrazione non tiene conto dei processi storici e dei rapporti sociali in cui questi fenomeni sono venuti a configurarsi. Le confraternite negli anni Sessanta promuovevano la ribellione al sistema capitalista, colonialista, imperialista e razzismo dell’ormai decadente impero britannico. Inizialmente si trattava di una forma estremamente lucida e non violenta di lotta sociale e politica. Whole Soyinka, professore universitario che fu tra gli ispiratori del movimento, occupò una stazione radio per denunciare le violenze e le repressioni governative, fu espulso dall’Università e incarcerato per motivi politici, non per crimini o delitti comuni. Poi è scoppiata la guerra nel Biafra e la crisi petrolifera del ’73 ha dato nuove opportunità all’economia della Nigeria, da poco indipendente. Per un decennio vi fu la riconversione economica, che pose l’economia del paese in mano al Fondo Monetario Internazionale. Seguirono tagli drastici allo stato sociale, privatizzazione delle terre, totale asservimento alle multinazionali e alle compagnie petrolifere private, il solito repertorio di politiche post-fordiste e neoliberiste asservite alle multinazionali. Nell’89 partirono proprio dalle università nigeriane le proteste, sempre pacifiche e sostanzialmente politiche, non criminali, contro un’amministrazione scellerata e fu proprio allora che in quei circoli si vennero a sviluppare le violente derive criminali, attraverso una sistematica infiltrazione di delinquenti, teppisti, picchiatori e assassini all’interno dei movimenti anticoloniali, antirazzisti e antimperialisti. Proprio come avveniva esattamente in quegli stessi anni qui in Italia e in altre parti del mondo, con le famose ‘false flag revolutions‘. Si rimanda al bollettino del Comitato per la libertà accademica di George Caffentzis e Silvia Federici, del 1996.
Uno degli esempi più macabro della vita nelle università nigeriane in questo momento arriva dall’università di Port Harcout dove, il 17 gennaio di quest’anno, a mezzogiorno, in pieno giorno, dieci studenti hanno ammazzato un’altro studente all’area dell’assemblea, sotto gli occhi di mille studenti e quattro docenti, che sono stati fatti scappare dalla scena con colpi di pistola. L’esito dell’attacco – descritto da un testimone come ‘un’azione mafiosa’ – è che lo studente è morto dopo quattro giorni. Incredibilmente, un congresso del sindacato studentesco il 31 gennaio non ha fatto menzione della questione, probabilmente per paura oppure perché ormai gli studenti hanno perso qualsiasi speranza che le autorità possano punire i colpevoli. Gli studenti dicono, infatti, che i cosiddetti soci delle confraternite hanno un’immunità virtuale e addirittura ricevono le armi direttamente dalla polizia, quindi anche quando gli assalitori vengono individuati, poco succede nei loro confronti.
L’azione ‘mafiosa’ dei cultisti si è rivolta dunque contro le azioni politiche della protesta studentesca, le due realtà non erano in alcun modo assimilabili ma al contrario, si devono considerare l’una contrapposta all’altra. Così avveniva in Nigeria nei primi anni del nuovo millennio, quando Omolade Adunbi denunciò che nelle elezioni del 2003 il governo era arrivato al punto di arruolare sicari e picchiatori tra i cultisti per importare armi e proteggere i loro interessi elettorali. La cosiddetta mafia nigeriana sarebbe dunque nata dalla militarizzazione dei movimenti di protesta studentesca e dall’infiltrazione sistematica di elementi violenti al loro interno, per garantire supporto alla politica governativa. L’accusa mossa dai movimenti di protesta è che confraternite siano state armate dal governo, fino a diventare abbastanza forti da poterglisi rivoltare contro. Non si tratta dunque di poveri ignoranti, superstiziosi, selvaggi e brutali, ma di squadristi incoraggiati dagli stessi ‘poteri forti’. Le analogie con la mafia italiana sono quanto mai pertinenti. Umberto Santino scriveva al tempo dell’assassinio di Peppino Impastato, negando il concetto di una mafia «esterna» allo stato italiano, vedendola piuttosto come uno strumento di controllo in mano alla borghesia stessa strumentale alla repressione dei contadini e al mantenimento delle diseguaglianze. La sua conclusione era stata che non fosse possibile sradicare la criminalità organizzata senza rifondare lo stato italiano. Così avviene oggi in Nigeria. I cultisti sono un fenomeno paragonabile alle squadre fasciste usate dal regime di Mussolini per il controllo del dissenso, e al braccio armato di Cosa Nostra che svolse lo stesso ruolo dopo la caduta del fascismo. La borghesia nigeriana ha bisogno dei cultisti come quella italiana aveva bisogno dei fascisti un tempo, di mafiosi e camorristi oggi.
Guerra, G., Rossi, F. (2019), Nigeria del Sud. Rapporto COI, disponibile al sito www.santannapisa.it/it/area-di-ricerca-dream.
Le regioni del sud in Nigeria sono abitate da circa 80 milioni di persone, concentrate soprattutto a Lagos e nel Delta. Si conoscono quattro gruppi etnici fondamentali, a loro fonda suddivisi in vari sottogruppi tutt’altro che uniti, per lo più in competizione tra loro. Religione dominante è il cristianesimo cattolico nelle regioni a maggioranza Igbo, riformato (soprattutto anglicano e protestante, neoapostolico, Testimoni di Geova) nelle regioni a maggioranza Yoruba, per un totale di oltre metà della popolazione complessiva. Nel sud-est è in crescita l’islam sunnita, e si registra una presenza rilevante di religioni animistiche, in special modo Yoruba in varie forme sia tradizionali che sincretiche, come il vodoo, la santeria, lo Juju. Minoritario l’induismo e l’ateismo. L’art. 42 della Costituzione proibisce le discriminazioni religiose. Tuttavia nel codice penale vi sono due capitoli che potrebbero essere suscettibili di interpretazione, dove si parla specialmente delle implicazioni criminali legate a pratiche di tradizione come l’ordalia, stregoneria, lo Juju e gli incantesimi. Addirittura una sezione in particolare sanziona con il carcere fino a due anni qualsiasi forma di vilipendio a qualunque religione, se intenzionale e in presenza di devoti a quella religione: una sorta di criminalizzazione della bestemmia,che potrebbe portare effettivamente a una restrizione delle libertà di culto se orientata alla repressione. La Commissione sui Diritti Umani del Consiglio Economico e Sociale dell’ONU ha evidenziato questo rischio. Forme di discriminazione religiosa sono attive nei confronti dell’Islam negli stati del sud, contro i Testimoni di Geova e in forma particolarmente accesa contro ogni forma di ateismo, passibile di una condanna per blasfemia e per questo motivo nascosto dalla maggior parte degli atei.
La situazione economica è molto delicata, il 70% della popolazione è in stato di povertà, più nel nord che nel sud, il 36% dei giovani è gravato dalla piaga della disoccupazione, indotta anche dai gravi danni ambientali generati da un’industria petrolifera che reca beneficio solo a una ristretta minoranza in collaborazione con le multinazionali, lasciando i ceti inferiori in condizioni di vita spaventose e provocando disastri ambientali. Trattandosi di uno stato federale, ogni amministrazione competente è legata a un sistema giuridico diverso, nel nord-est vi sono anche regioni amministrate da forme teocratiche di legislatura, altrove si riscontra l’applicazione di consuetudini non scritte che spesso prevalgono sulla stessa legge federale. La carta costituzionale prevederebbe alcuni principi generici di cui le singole magistrature locali faticano a imporre il rispetto. Le tensioni etniche interne sono numerose. Nel sud-est sono attivi gruppi di separatisti che rivendicano la repubblica autonoma del Biafra (MASSOB) un movimento che si dichiara pacifico e da qualcuno viene associato al terrorismo di Boko Haram e all’Indigenous People of Biafra (IPOB). In ragione di questo la repressione dei gruppi separatisti è particolarmente severa. Numerosi attivisti e leader di questi movimenti, come il tristemente noto Nmandi Kanu, sono stati catturati e arrestati in occasione del Biafra Remembrance Day del 2016, altri sono stati assassinati. Tensioni territoriali nello stato di Eboniy, ma soprattutto nel Delta del Niger e milizie etniche nel Sud-Ovest. Nello Yorubaland si trova la principale milizia etnica, l’O’odua Peoples Congress (OPC) che lo stato annovera tra i gruppi terroristici, con finalità secessioniste delle regioni a maggioranza Yoruba ma tendenzialmente finalizzato ad azioni più criminali che politiche.
La violenza sulle donne è molto diffusa. Sussistono varie forme di intimidazione che inducono le donne a non denunciare. L’aborto è criminalizzato con la reclusione da tre a quattordici anni, tranne quando sia stato certificato da un’autorità sanitaria un rischio per la vita della donna, o in seguito a incesto o stupro, ma il chiarimento di queste circostanze non è abbastanza tempestivo per risolvere situazioni potenzialmente gravi e molte donne muoiono per questo motivo. Più della metà delle gravidanze finisce comunque per non andare a buon fine, con aborti clandestini in condizioni spaventose e in assenza di cure. La legge proibisce in teoria anche la pratica dell’infibulazione, che tuttavia rimane praticata a livello familiare e molto difficile da individuare. Più del 40% delle donne nigeriane viene sottoposta a questo tipo di mutilazione genitale, in particolar modo tra Igbo e Yoruba. Il governo ancora non riesce a intervenire per tutelare i diritti delle donne costrette a subirla. Un’altra pratica tradizionale di violenza contro le donne è l’isolamento imposto alle vedove dopo le morti dei mariti, quando si ritengano responsabili della loro morte vengono anche costrette a bere l’acqua usata per lavarne il corpo, con tutti i rischi anche sanitari. Le donne hanno inoltre difficoltà di accesso all’istruzione, in particolar modo all’istruzione superiore anche per via delle pressioni sociali che le spingono verso il matrimonio. I tassi di occupazione femminile sono molto più bassi rispetto a quella maschile, persino il diritto di proprietà è limitato da una serie di norme consuetudinarie soprattutto nella successione ereditarie, che le vede spesso escluse dalla trasmissione dei beni di famiglia. Anche nel legame coniugale non è chiaro il concetto di proprietà congiunta, per cui la donna è gravata di enormi difficoltà nella conduzione di una vita indipendente da figure maschili di riferimento.
Per quanto riguarda il conflitto nel delta del Niger, Guerra-Rossi spiegano che l’80% del petrolio nigeriano proviene proprio da lì e non solo l’estrazione produce danni ambientali altissimi, ma i cittadini di quella regione non beneficiano nemmeno dei proventi legati al commercio del petrolio estratto. I primi gruppi armati si formano all’alba del nuovo millennio, il Movement for the Emancipation of Niger Delta (MEND) e la Niger Delta Strike Force (NDSF). Se inizialmente l’obiettivo era perseguire una redistribuzione più equa dei proventi nati dallo sfruttamento delle risorse, all’atto pratico sabotaggi e attentati hanno da un lato aggravato la situazione ambientale, dall’altro attirato la criminalità organizzata che dietro il pretesto della lotta sociale e ambientale hanno aperto una nicchia nel contrabbando del petrolio sottratto illegalmente. Il governo ha risposto con interventi militari mirati, in particolare nel 2003 e nel 2008/2009, salvo poi indire un’amnistia per i contrabbandieri che avessero consegnato le armi. La conseguenza paradossale di questi provvedimenti è stata che alcuni dei guerriglieri precedentemente coinvolti nei gruppi armati, sono finiti per entrare nella guardia di sicurezza delle stesse compagnie petrolifere private. Nel 2016 poi l’elezione a presidente della Nigeria di Muhammad Buhari, un rappresentante del nord musulmano, gli scontri armati sono ripresi portando alla formazione di nuove realtà associative: Niger Delta Avengers (NDA), il più attivo, Red Scorpions , Niger Delta Liberation Force (NDLF), Niger Delta Red Squad (NDRS), Adaka Boro Avengers (ABA), Niger Delta Greenland Justice Mandate. In tutta questa varietà è sempre più difficile distinguere l’aspetto propriamente sociale e ambientalistico, da quello predatorio e speculativo. A guida del MEND il governo è convinto che sia stato per un certo periodo Ekpemupolo alias Tompolo, passato poi a capo di una compagnia di sicurezza privata per infrastrutture petrlifere. Queste operazioni hanno ridotto la produzione di 700mila barili al giorno, rendendosi anche responsabili di numerosi rapimenti nel personale. Contemporaneamente si deve segnalare anche un problema politico, là dove l’intervento militare contro il sabotaggio delle infrastrutture petrolifere è stato usato anche come paravento per azioni contro i separatisti Igbo. Operazioni come Crocodile Smile II, Python Dance, Delta Safe. Tuttavia gli stessi militanti sostengono che solo il 20% dei poliziotti in forze allo stato presta effettivamente servizio, gli altri vengono impiegati come guardie private. Molti sono convinti che nei furti petroliferi sia coinvolto lo stesso governo.
Come abbiamo visto parlando della Black Axe Confraternity, si indica generalmente come Juju la credenza locale in un potere magico che attraverso il rituale può legare il destino di un uomo a un oggetto. L’antropologia delle religioni classifica questo tipo di credenze come ‘feticismo rituale’. Questo tipo di credenze vengono ampiamente sfruttate sia dalla criminalità organizzata, sia dai vari ambienti settari. Si deve tuttavia distinguere tra culti tradizionali e le più recenti confraternite studentesche. Queste organizzazioni sono spesso collegate a gruppi etnici particolari, dei erano tra
le società segrete tradizionali più importanti, ormai in declino a differenza dei culti universitari. La più conosciuta era la Ogboni, legata alla casta dei sacerdoti Yoruba e diffusa tra le classi sociali più elevate della società nigeriana. La rete sviluppatasi intorno a questa setta ha messo insieme gruppi solidali talmente radicati da esercitare anche un’influenza sulle istituzioni amministrative. Non si conoscono i rituali, sebbene si ritenga che prevedano sacrifici animali. Il gran sacerdote è detto Alafin. Tra gli Igbo si conoscono il culto dello Spirito del Leopardo (detto anche Ekpe), la Okonko, la Ekine o Sekiapu, e il culto di Egbeso, tutte caratterizzate dal coinvolgimento dei membri più facoltosi cui spetta l’onere di organizzare e finanziare i cerimoniali. Queste associazioni occulte sono state oggetto di numerose denunce da parte di soggetti perseguitati, ostracizzati, per non aver seguito la tradizione familiare. Un pastore cristiano nel 2017 ha ricevuto pesanti minacce per aver tentato di convertire alcuni membri della Ogboni, società che peraltro conta diversi membri nella classe dirigente del governo nazionale. E’ molto difficile sottrarsi a questo tipo di influenze, persecuzioni, intimidazioni, quando le sette religiose non figurino tra le associazioni criminali. Le confraternite dei cultisti nate negli ultimi decenni sono molto più numerose e a partecipazione allargata, spesso coinvolte in violenze di natura politica o etnica negli stati del delta, arrivano ad essere addirittura ingaggiate per l’intimidazione di partiti avversari o società civile. Alcune di queste confraternite sono a loro avolta affiliate a gruppi di miliziani come il MEND e l’NDA.
Il rapporto della Scuola Sant’Anna presta particolare attenzione alla questione dei diritti umani e gli abusi della polizia nigeriana contro alcune proteste, come quella degli indipendentisti pro-Biafra nel 2015/2016 nello stato di Anambra, che ha visto la morte di 150 attivisti e la tortura di diversi militanti, addirittura con l’acido sul viso. Negli anni successivi, è accaduto lo stesso a molte donne nello Stato di Abia, che manifestavano anch’esse a favore dell’indipendentismo Biafra e sono state fatte spogliare, molestate e arrestate. La polizia nigeriana è stata accusata più volte di corruzione e violazioni dei diritti umani, soprattutto a danno della comunità LGBT. Le squadre speciali contro la criminalità organizzata (SARS) sono le più inclini a questo tipo di abusi, che talvolta si spingono fino alla morte della persona arrestata, specialmente negli stati del sud dove più popolari sono i movimenti di protesta. Amnesty International ha reso pubblici numerosi rapporti sui crimini commessi da questa polizia federale: nessun diritto all’assistenza medica, a un difensore d’ufficio, al contatto dei familiari, linciaggi di sospettati, violenze sessuali, confessioni estorte, estorsione di tangenti.
Centro Ricerche Protezione Internazionale, Strumenti di supporto per i richiedenti tutela internazionale. Un progetto di PERILMONDO ONLUS, Cultismo in Nigeria.
Diverse fonti inducono a identificare negli attivisti che fanno saltare le infrastrutture delle multinazionali legate agli interessi nell’estrazione, nella raffinazione e nella commercializzazione del petrolio, nei gruppi di cultisti che più volte hanno fatto parlare di sé attaccando i servizi di sicurezza nigeriani. Questi gruppi vengono generalmente riconosciuti come confraternite settarie, società segrete con finalità di crimine organizzato. Come avevamo visto parlando della Black Axe Confraternity, questi gruppi erano nati originariamente nell’ambiente universitario per poi diffondersi in tutta la regione del basso Niger. La prima negli anni ’50 fu quella dei Pyrates, che però negli anni ’70 subì profonde trasformazioni dovute a processi interni sul comportamento dei soci che non rispettavano il regolamento interno e violavano i principi dell’organizzazione, vi fu dunque una prima scissione da cui nacquero Sea Dogs e Bucanieri, da questi poi venne a configurarsi il Movimento Neo Black detto anche Black Axe, lehato all’Università del Benin e lo stato di Edo. Dall’ascia nera si staccò la Eiye Confraternity. Se in una prima fase erano fondamentalmente gruppi di militanti e attivisti anticolonialisti, con il crollo delle ideologie negli anni ’90 i movimenti vennero progressivamente tenuti insieme da nuove istanze magico-religiose, ispirate alle credenze Yoruba e alle sue contaminazioni moderne come Vodoo, Candomblé e Santeria. Dall’ideologia alla religione il passo è più breve di quanto possa sembrare. Da queste realtà venne a svilupparsi la Mafia dei campus in tutte le scuole, università, nei colleges, caratterizzata da una violenza estrema, vandalismo, criminalità sanguinosa competizione tra gruppi rivali. Più di una volta è stata notata una fondamentale affinità con le modalità che caratterizza l’operato della mafia italiana. Una parte del movimento venne espulso dalle università e si diede alle guerre tra bande di strada. Il funzionamento è tipico delle sette, si adescano i nuovi adepti per iniziarli, si pretende fedeltà assoluta all’organizzazione, promettendo protezione, facili guadagni, piaceri, e nel caso in cui si voglia uscirne è quasi impossibile farlo. Molti vengono uccisi affinché non possano rivelare i segreti dell’associazione criminosa. Rapine a mano armata, rapimenti, ostaggi, aggressioni. Alcuni di questi gruppi si sono poi federati in un unico Movimento per l’Emancipazione del Delta del Niger. Nel 2015 sono emerse denunce da parte degli stessi portavoce delle istituzioni amministrative, che il cultismo fosse ormai radicato anche all’interno dello Stato, che vi siano cioè cultisti all’interno delle istituzioni stesse. E’ dunque molto difficile risalire alla reale natura di questi movimenti, che ormai di ideologico non hanno più nulla e sono talmente soggetti a infiltrazioni esterne da risultare estremamente manipolabili.