La retorica del ladro. Autori italiani. Romanzo. Libro, Ebook.
La retorica
del ladro
Il Boia dell’Alpe n.1
Thriller italiano
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Una folata di vento gelido scuote la gabbia che oscilla appesa al lungo artiglio del trattore, mi desta dal sonno in cui ero scivolata un frenetico applauso accompagnato da grida compiaciute, mentre il burattino vivente del ladro, salito anche lui sul carro, si pavoneggia in profondi inchini e prosegue l’improbabile arringa. “Chi mai può credere a questo sciacquone merdoso, puzza ancora di vermi e viene a rivoltarmi le budella con la sua voce da castrato, davvero un uomo d’onore lui; farebbe meglio a cacciarsi quel rotolo di carta fra le chiappe molli, non prende in mano un’accetta dal giorno in cui gli hanno fracassato il cranio, lo vedete? Parla di onestà proprio lui a me che ho sempre portato rispetto alla famiglia. Anacleto è un uomo d’onore, lo san bene quei poveri cristi che ha mandato in galera per due soldi, fregnone mammalucco pisciasotto cornuto d’una spia senza vergogna, fate bene a credergli perché lui sa come va il mondo, perciò l’hanno ammazzato”. Semina vento, raccoglie tempesta: la folla sembra impazzita, interrompe il discorso con urla e strepiti di approvazione, la maschera del vecchio Olindo si volta allora verso di me che osservo la scena tremando con le mani saldamente afferrate alle sbarre della gabbia. Non so dire se quell’impertinente stia ridendo a sua volta, né lo sguardo che realmente porti nei miei confronti, non riesco nemmeno a distinguere il colore dell’iride attraverso quei fori sottili praticati nel simulacro di cartapesta, protetto dal quale egli osserva divertito recitando la sua parte con grassa ironia. “Quanto a voi angelo azzurro d’incomparabile beltà, fiore odoroso di primavera bagnato dalla fresca rugiada, corolla di rosa senza spine che si schiude al sole, o voi creatura senza peccato innocente come la Madonna e pettegola come una zitella, a voi il mio struggente anelito s’invola come un cardellino fra le vostre cosce profumate di violetta. Voi che ignorate la vastità del mondo, credetemi quando vi dico: la vita nulla è senza l’amore”, poi volgendosi al pubblico muta repentinamente il tono della voce: “Erminia cara, l’astinenza virtuosa in cui vi ostinate a perseverare non impedirà a quelle labbra d’avvizzirsi, lasciatevi dunque andare alla gioia dell’amore e smettete vi prego d’insidiare le sfortunate coppie cui il destino riservò d’abitare sopra il vostro appartamento; vi misi in guardia dall’Anacleto sperando in voi si ridestasse il desiderio ma la verità è che lui non vi pensava, non vi bramava, così ora il tempo corrompendo le carni curverà inesorabilmente la vostra schiena, renderà fragili e sottili le gambe e voi sarete ancora lì a mendicare un abbraccio svogliato da colui che più d’ogni altro disdegna il talamo nuziale”. Vivo scroscio d’applausi, coriandoli e stelle filanti zampillano tutt’intorno; generose lacrime mi rigano il volto.
Riprende la parola quel giudice dai lunghi baffi arricciati in punta e il panciotto opulento di chi non disdegna tre portate due volte al giorno. “Onorate l’altissimo poeta, il suo detto non vada in oblio. Resa la testimonianza del suddetto qui presente firmatario in sua vece con dispensa del decreto e fatta salva la sentenza del giorno imprecisato, considerando anche il nulla osta della Curia, chiamo dunque il frate a parlamentare per interpellanza diretta sui fatti della notte scorsa”. Con un grugnito scortese vedo salire sul palco uno degli incappucciati col saio turchino, che senza mostrare il volto alza la mano destra e annuisce col capo. “Volete spiegare a questa corte del fatto increscioso avvenuto in canonica?”. Il religioso dopo essersi schiarito la voce, riferisce: “Naturalmente, come dissi in sede istruttoria s’è trattato d’un episodio al quale assistettero il curato e la signorina Strozzapreti, poiché risulta anche nelle dichiarazioni da loro stessi allegate. Caso evidente di possessione allucinatoria, la donna vedeva entità demoniache tutt’intorno recare danneggiamenti, dei quali vostro onore potrà verificare personalmente l’inconsistenza. Ella riferiva inoltre lancinanti dolori all’addome, parlava simulando molte voci diverse, è fuggita alla benedizione del confessore trovando una via di scampo attraverso l’abbaino sul tetto ma poi s’è dileguata nel nulla. Altro non sappiamo”. Osservo sbigottita le solerti riparazioni alle finestre della canonica e la scomparsa della rampa di neve su cui mi son lasciata scivolare la notte scorsa, fu il prete a indicarmi la botola in mansarda, là fuori decine d’invasati stavano realmente assediando l’edificio.
Il convitato di pietra dalla lunga barba è sempre lì placido e scalzo, con una mano sembra benedire tutta questa pagliacciata. Non è della stessa opinione il giudice, che avvalora l’ipotesi dell’esorcista nel tripudio generale d’una folla sempre più eccitata. In quel momento vedo apparire sul carro una maschera veramente singolare, nell’abito che porta riconosco l’uomo di cui finora mantenuta nascosta l’identità, si ritrova egli stesso a dire per bocca d’altri cose tanto malevole da gettarmi nella disperazione profonda. E’ una maschera anche lui. “Nei giorni conseguenti al suo delirio la donna è venuta da me lamentando una singolare esperienza di persecuzione, convinta che in paese vi fossero malintenzionati disposti a ucciderla per ragioni delle quali non sapeva lei stessa darsi ragione. Mi disposi nello stato d’animo di tranquillizzarla con scarso risultato, le offersi dunque ospitalità fin quando non fosse di ritorno il consorte dal lungo viaggio che tuttora l’impegna. In piena notte udimmo strillare nella sua stanza, pareva si rivolgesse a terzi, ma non sentivamo che la sua propria voce. Poi un vetro infranto, le urla spegnersi nell’oscurità della notte. La donna è fuggita in preda al panico. Non so altro”. Nel sentire queste parole, il mondo mi si sgretola sotto i piedi (Continua)
