Primi passi nell’arte della memoria
Primi passi
nell’arte della memoria
Articolo di Federico Berti
Circa un mese dopo l’uscita del libro Memoria. L’arte delle arti, si è costituito sul noto social vocale Club House un gruppo di lavoro dedicato all’ars reminiscendi collegato a un canale Telegram per gli approfondimenti. Intorno a questo gruppo ruotano da alcuni mesi attività orientate a portare elementi di innovazione in una disciplina che negli ultimi trent’anni ha conosciuto molta popolarità. Sappiamo che nel 1997 Tony Buzan ha fondato addirittura le olimpiadi dei cosiddetti Mind Sports, termine originariamente usato per indicare giochi come il Backgammon, gli Scacchi, poi esteso ad altre competizioni al livello della mente. Si sono diffusi vari metodi per l’esercizio della memoria e per il potenziamento delle facoltà cognitive, alcuni dei quali promettono d’imparare qualsiasi cosa molto velocemente e con poca fatica, dove si riprende l’antica tecnica dei loci, la pratica della lettura trasversale, la sintesi visiva e altri esercizi in uso dal tempo di Cicerone.
Qualcuno ha ottenuto in questi anni risultati davvero sorprendenti, come imparare a memoria centinaia di carte estratte a caso da un mazzo, testi molto lunghi o altre prove impressionanti, potenziando attraverso l’esercizio quotidiano facoltà indubbiamente fuori dal comune, altri però hanno abbandonato la via dell’apprendimento mnemonico per l’insorgere di spiacevoli effetti secondari come ansia, irritabilità, insonnia, mal di testa, nausea, in qualche caso documentato persino fenomeni allucinatori. Non ne siamo stupiti dobbiamo ammetterlo, casi di questo tipo sono conosciuti dal tempo in cui Aleksandr Lurija studiava il famoso mnemonista russo Seresjevsky, che riempiva i teatri con le sue abilità paragonabili ai moderni campioni dell’agonismo mentalista ma che finì per cadere in un profondo esaurimento nervoso trascorrendo gli ultimi anni della sua vita in un solitario ritiro dal mondo. L’abuso di questa sua memoria ‘artificiale’ lo aveva portato al burn-out e gli alterava il senso della percezione. Dovette smettere di suonare il violino, perché alcune particolari frequenze gli procuravano visioni alterate dei colori e dolore fisico. Abbiamo accennato al suo caso in questo articolo.
Ci siamo dunque posti il problema di affiancare alla mnemotecnica quantitativa, competitiva e individualistica, orientata al self improvement, che sempre più persone oggi praticano con maggiore o minor successo, strumenti che consentano di ridurre il carico di stress sulla mente e abbassare la soglia degli effetti secondari, evitando il burnout. Il trattatello Memoria, L’arte delle arti, persegue proprio questo obiettivo, dare al mnemonista degli strumenti che lo rendano in grado di domare il cavallo alato della propria mente. Sono strumenti che riportano l’ars memoriae alla sua originaria dimensione collettiva, collaborativa e propriamente filosofica. In questi primi mesi di attività il gruppo di lavoro su Club House ha iniziato a prendere consapevolezza di alcuni tra i principi fondamentali introdotti nel libro, sperimentandoli nella pratica. I partecipanti hanno ottenuto risultati positivi, in seguito ai quali hanno espresso il desiderio di continuare nel percorso. Si tratta di una sperimentazione pratica del metodo elaborato nel libro, per cui le attività di questo gruppo sono aperte a tutti, gratuite e volontarie. Consigliamo una frequenza regolare, quando possibile.
Il primo problema da noi affrontato è che la reminiscenza, oltre ad essere un atto consapevole, dovrebbe essere anche piacevole, non solo elevare la prestazione ma proprio un’attività da svolgere insieme con gioia. Non a caso gli antichi la annoveravano tra le arti, che affidavano alla promessa dell’intrattenimento il presupposto di un’adesione pubblica a queste pratiche culturali. Tutte le arti sono sorelle, sostenevano i Greci, figlie della memoria, le Muse che presiedevano alle arti nel tempio di Apollo e nelle scuole dei primi filosofi, erano figlie di Mnemosine dea della memoria. In altre parole la pratica sulle arti è sempre un esercizio mnemotecnico, quando non viene orientata alla sola evasione, al puro intrattenimento o come diceva Platone, a una mimesi deformante la realtà. Le arti si possono usare come strumento di conoscenza, combinandole tra loro e praticandole insieme, meglio se in gruppo, allo scopo di meditare sul mondo, non di sfuggirne. Questo approccio che potremmo dire ‘filosofico’, cambia completamente il nostro approccio alla mnemotecnica e consente a chi le pratica di edificare il proprio mondo interiore in modo consapevole, ma anche e sopra tutto piacevole, gradevole al corpo oltre che alla mente.
In questa prima fase dunque si è fatta esperienza nell’esercizio delle arti sorelle: ascoltare un dipinto, guardare una musica, annusare, gustare, toccare un testo, sono tutte prove di sinestesia che stanno alla base dell’attività di reminiscenza perché si radicano a fondo nel sistema nervoso da cui nascono i nostri ricordi. La sintesi di un testo non dovrebbe seguire il solo intento di richiamare alla mente un contenuto, ma più propriamente l’intento poetico di riscriverlo dentro di noi. La stessa contemplazione dell’arte, o la partecipazione attiva a una performance di cui siamo protagonisti e non solo spettatori passivi, costituiscono di fatto una pratica meditativa sulla realtà e consentono di lavorare a fondo sulla percezione che abbiamo di essa, creando quelle connessioni indispensabili a comprenderne le sue manifestazioni esteriori. L’atteggiamento con cui ci sediamo davanti a un bel quadro in un museo, non dovrebbe essere diverso da quello di un brahmino che medita sulle armonie celesti. Anche in merito a questo tipo di pratica abbiamo dato dei riferimenti storici e letterari, citando il greco Apollonio di Tiana che univa per l’appunto la filosofia pitagorica delle arti sorelle alla meditazione brahminica, dando vita a quell’ars notoria che nel medioevo sarà diffusamente praticata nella stessa mistica cristiana, per quanto in modo indiretto e non prima di aver dannato la memoria del suo fondatore.
E’ dalla pratica delle arti sorelle che nasce la tecnica dei loci, uno strumento di ‘scrittura interiore’ che porterà al tanto popolare palazzo della memoria insegnato da molti trainers contemporanei. Siamo arrivati alle prime figurazioni tratte da testi che ogni partecipante ha assegnato agli altri creando immagini di memoria o figure agenti semplici ma efficaci, partecipando ciascuno all’elaborazione dell’altro, condividendo l’atto poetico della memorizzazione in modo non competitivo, non individualistico, sostanzialmente creativo e quindi, prima di tutto piacevole. Il sistema ha dato risultati superiori alle aspettative di tutte le persone coinvolte, senza affaticare il sistema nervoso ma al contrario carezzandolo, poiché ciascuno si è sentito coinvolto in un processo ludico-ricreativo, prima che in un lavoro cognitivo. Sono passati sei mesi dalla prima stanza su Club House di quel 12 dicembre 2021, il gruppo di lavoro passa ora dagli incontri serali del venerdì a un orario diurno, un momento di riflessione in pausa pranzo. Ogni mercoledì ci incontreremo fra le 13:15 e le 14:15, con la possibilità di estendersi al massimo fino alle 14:45. Saranno incontri più brevi e anche gli interventi ridotti. Vi aspettiamo.
Bibliografia
Berti, Federico, Memoria, L’arte delle arti, Bologna, Italvox, 2022
Colzato-Ozturk-Homme, Meditate to create. The impact of focused attention and open monitoring training on convergent and divergent thinking, in: ‘ Frontiers in Psichology’, 2012/3, p.116.
Lurija, Alexandr, Viaggio nella mente di un uomo che non dimenticava nulla, Roma, Armando, 2011
Rosa, Paolo, Il Mnemomista, film del 2000 con Sandro Lombardi e Roberto Herlitzka. Mikado Film.
San Tommaso d’Aquino, L’arca della memoria. La sentenza sulla memoria e la reminiscenza di Aristotele, Napoli, Editrice Domenicana Italiana, 2007.