Statue coperte. Meglio nudi che in mutande. Poesia, satira.
Meglio nudi
che in mutande
Poesia di
Federico Berti
Il dipinto di Venere e Cupido del Ghirlandaio è uno dei casi più famosi di ‘braghettoni’ voluti da un’autorità religiosa per coprire le parti intime a un’opera d’arte, il recente restauro ha restituito il capolavoro alla sua forma originaria, ma non tutti la pensano allo stesso modo e la censura del bello continua a dare il peggio di sé.
Michele di Rodolfo Ghirlandaio
voleva far le braghe sul dipinto
coprire il nudo vagamente spinto
che all’arciprete irrigidiva il saio.
S’avvide col pennello tra le poppe
che Venere guardava risentita:
“L’oltraggio che mi fanno le tue dita
fa traboccare il vino dalle coppe!
Piu gioia non avrai da quel pennello
che addosso impunemente mi strofini,
spuntato sia per sempre il tuo scalpello!”.
Non resta nel batuffolo di crini
che un viscido e molliccio vermicello
adatto per la pesca ai bigattini.
MATTEO RENZI E IL
PRESIDENTE ROHUANI
Matteo Renzi nell’inverno 2016 incontra il presidente dell’Iran Rouhani e in quell’occasione le statue nude nei musei capitolini vengono misteriosamente coperte con pannelli bianchi per nasconderne le nudità, col pretesto del rispetto per la diversità culturale, in realtà il provvedimento ottiene l’effetto opposto: ha piuttosto il sapore di una provocazione che semina imbarazzo nei mass-media. Giornali, televisioni in tutto il mondo si prendono gioco della situazione che sfiora l’incidente internazionale. Venere Esquilina, il Dioniso degli Horti Lamiani e alcuni gruppi monumentali. Ricorda i famigerati ‘braghettoni’ che il clero imponeva ai pittori per coprire le nudità nell’arte dopo il Concilio di Trento. E’ piuttosto imbarazzante rendersi conto che siamo tornati così indietro. In questa satira poetica, la dea dell’amore si vendica sul pittore in modo alquanto singolare ed esemplare. Libertà d’espressione, pensiero e professione di fede non vuol dire bigottismo. Giù le mani dall’arte.