Sul ‘golpe’ di Mattarella. Tra popolo e avanguardia socialista.
Sul ‘golpe’
di Mattarella
Tra popolo e
avanguardia socialista
FAKE NEWS TUTORIAL
Articolo di Federico Berti
Da un lato l’articolo di Michelangelo Coltelli su Butac, nel quale si smentisce (molto sensatamente a mio parere) la campagna relativa all’incostituzionalità dell’intervento con cui il Presidente della Repubblica Sergio Matterella ha posto il suo veto sul ministro Savona, dall’altra la posizione ufficiale dei compagni di Potere al Popolo, che su questo tema sono altrettanto critici, pur su presupposti diversi. Avendo ricevuto molte richieste di esprimermi su questo tema, proverò a mettere un po’ d’ordine nella confusione che leggo un po’ ovunque.
LA SMENTITA DI BUTAC
L’articolo di Michelangelo Coltelli è decisamente corretto e ben documentato: in questi giorni passa da un muro all’altro una citazione dal giurista e costituzionalista democristiano Costantino Mortati (1891-1985), nel quale si afferma che il Presidente della Repubblica non ha autorità rispetto alla nomina dei ministri. Il comunicato della propaganda ostile all’intervento di Sergio Mattarella omette, fa notare il noto debunker bolognese, una parte del testo in cui pur richiamandosi all’articolo 92 comma II della Costituzione italiana, riconosce un ruolo attivo allo stesso Presidente quale ‘magistratura d’influenza’ in caso di grave crisi del sistema, com’è appunto quella che stiamo vivendo in tre mesi di non governo. Interessante anche l’articolo di David Puente cui rimanda lo stesso direttore di Butac, nel quale si riportano alcune contestazioni da parte del Quirinale nei confronti di alcune citazioni riportate in modo scorretto o incompleto nei virgolettati di Byoblu, un blogger formatosi alla scuola di Grillo e Casaleggio con formazione da suonatore e seguito da giornalista. In linea generale mi trovo daccordo sull’idea che in momenti delicati come questo disinformare non aiuta. Riportare sempre le fonti, in modo corretto e documentato, è quanto mai importante.
LA POSIZIONE DI POTERE AL POPOLO
Se da un lato le contestazioni al presidente da parte dell’estrema destra di Salvini, quello che solo qualche mese fa chiamava ‘bravi ragazzi’ i fascisti di Casa Pound che sfilavano in corteo al suo fianco per le strade di Milano, o di un movimento 5 stelle che in tre mesi dalle elezioni non ha ancora saputo mettere insieme un governo credibile, suonavano come un’autoreferenziale forma di giustificazionismo, diversa è la motivazione di Potere al Popolo, che si affianca alla maggioranza ostile all’intervento di Mattarella preparandosi a un’opposizione senza compromessi. Il problema non è tanto nel veto posto sul ministro Savona, che potrebbe rientrare in una comprensibile diffidenza da parte della presidenza repubblicana rispetto a un potere politico pericolosamente colluso con l’estrema destra eversiva e revanscista, quanto la soluzione cui perviene il Quirinale per uscire la crisi di governo, ancora una volta fatta uscire dal cappello a cilindro dei grandi colossi bancari, del credito internazionale e della speculazione finanziaria: come fa notare Giorgio Cremaschi portavoce del partito, da molti anni ormai l’Italia non sembra in grado di darsi un governo che non sia espressione di quel che Draghi chiamava il ‘pilota automatico’ dell’Europa. Il solito vecchio capitale.
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L’EUROPA DEI POTENTI
Parlare di golpe bianco non è per nulla insensato, anche se l’intervento di Sergio Mattarella nel veto su Savona è solo il più recente fra le molte ‘picconate’ al sistema democratico in atto da diversi anni, complice una sinistra incapace di ritrovare le proprie radici nel popolo; il problema dell’Europa rischia tuttavia di essere strumentalizzato, in fondo la stessa Unione Sovietica non era che una federazione di stati socialisti sotto lo stesso governo del Pcus, se inquadrata nello scacchiere internazionale un’Europa socialista, proletaria, comunista, laica, egualitaria, avrebbe molto più senso di un’accozzaglia di stati rissosi e da mille anni in guerra tra loro: la soluzione dunque non può essere nella scelta anti-europeista, che farebbe solo il gioco dei nazionalisti radicali, ma piuttosto di una maggior coesione tra i partiti europei d’ispirazione comunista, una maggior coesione dell’Internazionale che possa esercitare un potere effettivo contro una dittatura del capitale che dall’89 non incontra nessuna autentica resistenza lungo il suo cammino verso l’azzeramento della dignità.
Se letta in questo senso, la posizione di Sergio Mattarella rimane ambivalente: da un lato è condivisibile la sua ostilità, come rappresentante delle istituzioni democratiche, verso un potenziale esecutivo che manifesta pericolose tendenze alla xenofobia, al nazionalismo, all’eversione neofascista, al populismo reazionario. Dall’altra, non è credibile la sua scelta di rifiugiarsi nello stesso potere finanziario che alle forze della destra estrema si rivolge ogni volta in cui viene messa in discussione la propria legittimità, vogliamo ricordare il ruolo dell’impero Krupp nell’ascesa del nazismo e degli agrari italiani nell’affermazione del fascismo?
In questo senso direi che la vera disinformazione, a proposito di fake news, è che il problema non vada ricercato nel Quirinale, quando ancora una volta nasce nel popolo, a partire dalle scelte fatte nella cabina elettorale: un’Italia che pensa di poter fare politica ‘in chat’, o che stretta nella morsa della crisi finanziaria cerca un capro espiatorio nell’immigrato di turno, un proletariato che accetta la competizione fra poveri come soluzione individualista e fratricida alle proprie condizioni personali, un popolo incapace di attraversare la placenta dello schermo tornando a militare nella vita reale, non può pensare di risolvere i problemi d’un paese in ginocchio. La lotta di classe non è un videogioco.
In sintesi, Sergio Mattarella non ha soluzioni ‘politiche’ allo stallo post elettorale,si affida ai cosiddetti governi ‘tecnici’ fatti passare come estranei alla politica, ma in realtà perfettamente consapevoli dell’Italia che vogliono; questa sconfitta della volontà popolare dovrebbe essere per noi motivo di riflettere sulle ragioni che hanno portato allo stallo e come risolverlo nel momento in cui andremo a votare: il golpe non l’ha fatto il presidente ma il popolo che s’è lasciato inscatolare nella rete e crede a qualsiasi sciocchezza passi dal suo muro, la sola vera opposizione ora andrebbe fatta mobilitandosi contro l’impero digitale, non contro le forze istituzionali già indebolite dalle pressioni dei partiti ‘digitalizzati’ come Lega e M5S. Fuori dalla gabbia, vogliamo tutti i compagni e le compagne in piazza, davanti alle fabbriche, li vogliamo consapevoli, informati, coscienti. Il golpe di Mattarella è un fake, il potere è altrove.
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