Matrimoni misti e cittadinanza israeliana. Rassegna stampa.

Matrimoni misti e cittadinanza israeliana. Rassegna stampa

Matrimoni misti in Israele

Rassegna stampa di Federico Berti

Questa rassegna stampa riguarda un tema che può avere dei risvolti umani, culturali e giuridici. Si tratta della legge sulla cittadinanza e l’ingresso in Israele, che di fatto impedisce ad alcune coppie miste di esercitare il diritto alla propria vita coniugale entro i confini del territorio israeliano, specialmente se uno dei due coniugi è nativo della striscia di Gaza o della Cisgiordania, ai quali non è permessa la naturalizzazione attraverso il matrimonio e dunque il diritto di cittadinanza. Questa legge, voluta e difesa dalla destra israeliana, dal 2003, sta di fatto dividendo molte famiglie israeliane, che sono costrette a emigrare, o a richiedere un processo di conversione religiosa, oppure sposarsi all’estero. Non solo ma l’idea stessa del matrimonio misto fra un ebreo e un palestinese è spesso violentemente avversata da ambo le parti, con situazioni che risolvono in ostracismo sociale, faide e manifestazioni di ostilità. Vi è una sinistra in Israele che si oppone a questa visione, le cui conseguenze recano dolore agli stessi cittadini d’Israele, siano essi ebrei o arabi israeliani. Sappiamo che dal 1999 la cittadinanza è riconosciuta al coniuge di un cittadino israeliano per naturalizzazione, tranne in caso di coppie miste che sono spesso costrette a sposarsi all’estero. In ogni caso, i palestinesi della striscia di Gaza e della Cisgiordania non possono acquisire il diritto di cittadinanza attraverso il matrimonio con un cittadino israeliano. Il sistema giuridico tuttavia è diviso a riguardo, la Corte Suprema ha concesso recentemente il riconoscimento del matrimonio misto ad alcune coppie sulla base di un certificato di nozze celebrate attraverso un servizio online con base nello Utah, senza doversi muovere da Israele. Vi sono anche proposte di legge per il riconoscimento dei matrimoni civili tra omosessuali, e tra cittadini appartenenti a confessioni diverse. Quello che spaventa, è la violenza del rifiuto da parte di alcuni movimenti estremisti, sia all’interno del mondo ebraico ultra ortodosso, sia nella comunità palestinese.

  • Barbara Antonelli, ‘Il pane e le rose’, 14 Marzo 2012, Israele: matrimonio solo all’ estero per le coppie miste, Ogni anno migliaia di coppie israeliane di diversa religione si sposano all’estero perché nel loro paese non esistono le unioni civili. Ne parliamo con la giornalista italo-marocchina Anna Mahjar-Barducci. Nel mese di giugno del 2011, una piazza centrale a Cipro è stata il palcoscenico di un grande matrimonio di gruppo. Centosettanta coppie provenienti da Israele hanno scelto questo luogo per celebrare il loro amore. Non è un evento straordinario, le statistiche informano che ogni anno almeno 1000 coppie di futuri sposi israeliani viaggiano fino a Cipro per ufficializzare la loro unione. Questa pratica è necessaria perché in Israele è impossibile legalizzare un matrimonio se i partner appartengono a diverse fedi religiose o se uno dei due non abbraccia nessun credo. Attualmente, le leggi israeliane permettono il matrimonio solo all’interno di una delle dodici comunità religiose riconosciute, come quella ebraica, musulmana, drusa e nove diverse confessioni cristiane. Il matrimonio civile, che viene riconosciuto dalla Corte Suprema israeliana se celebrato in un paese straniero, non è contemplato. Di conseguenza, migliaia di coppie “miste” sono costrette ogni anno a sostenere spese e a celebrare il matrimonio lontano dalle loro famiglie, seguito da un complesso processo burocratico per ottenere il riconoscimento formale da parte del Ministero degli Interni. Questo ha portato al punto che il matrimonio a Cipro è diventato una delle opzioni offerte nei pacchetti turistici delle agenzie di viaggio israeliane. E’ un vecchio problema, a quanto pare. Negli anni ’60 il caso di Benjamin Shalit, sposato ad una donna cristiana, fu al centro di polemiche. Volle registrare suo figlio come “senza religione”, cioè appartenente al popolo ebraico ma non alla religione, dovette rivolgersi alla Corte Suprema che però (si noti) alla fine gli diede ragione. Vi furono però proteste da parte degli ortodossi. Il matrimonio civile è attualmente consentito solo nel caso in cui entrambi i coniugi siano privi di affiliazione religiosa fin dalla nascita e non per scelta. Dev’essere scritto proprio sul certificato di nascita.
  • RedMM, ‘TPI’, 29 Ottobre 2013, Israele verso i matrimoni civili e gay? Il partito centrista Wesh Atid ha presentato una bozza di legge perché nel Paese non vengano più riconosciute unicamente le unioni religiose, Mentre altre fazioni politiche moderate sostengono l’iniziativa, essa è opposta dalle liste politiche influenti caratterizzate da posizioni nazionaliste di destra o confessionali. Le cerimonie di matrimonio in Israele sono condotte da figure religiose ufficialmente riconosciute che seguono le pratiche religiose degli sposi. La proposta di legge cerca di risolvere le problematiche relative a coloro che non desiderano o non possono partecipare a cerimonie religiose per il loro matrimonio. Fino a questo momento, queste persone si sono trovate costrette a sposarsi all’estero, una scelta adottata da circa 9.000 coppie nel 2011, oppure a rinunciare completamente alla loro unione coniugale. Tuttavia, è l’idea di legalizzare le unioni matrimoniali tra persone dello stesso sesso che sta generando un acceso dibattito e suscitando forti opposizioni nel corrente contesto parlamentare, nonostante il fatto che Tel Aviv sia riconosciuta come una citt protagonista a livello mondiale per quanto riguarda il movimento LGBT.
  • Redazione, ‘Il Fatto Quotidiano’, 17 Agosto 2014, Israele, ebrea-musulmano si sposano. Il tribunale: “Sì alle proteste degli estremisti”. Matrimonio misto a sud di Tel Aviv e l’estrema destra ebraica – autorizzata dal tribunale distrettuale – organizza una protesta fuori dalla cerimonia. Tra loro il padre della sposa. La coppia: “Facciano quel che vogliono”. L’intreccio di confessioni religiose e culture diverse nelle relazioni matrimoniali è al centro di una storia complicata. Prendiamo il caso di Moral, che ha dovuto abbracciare l’Islam per unirsi a Mahmud. L’organizzazione di estrema destra Lehava ha compiuto un atto provocatorio diffondendo un biglietto d’invito per la celebrazione del matrimonio. “Vieni con energia positiva e porta megafoni e clacson,” scrive il gruppo nel volantino, invitando i partecipanti a impedire la realizzazione delle nozze. Nel volantino, erano anche forniti il numero di telefono del luogo in cui si sarebbe svolta la cerimonia, invitando le persone a chiamare i gestori del locale e condannarli per il loro presunto sostegno a un matrimonio misto. La prospettiva di Lehava riflette l’ostilità nei confronti dei matrimoni misti, soprattutto in un momento in cui il conflitto tra Israele e Gaza sta generando tensioni e divisioni ancora più profonde. La storia mette in evidenza i conflitti culturali, religiosi e politici che circondano queste unioni e le sfide che le coppie devono affrontare in un contesto tanto complesso.
  • Redazione ‘Morashà, 22 Marzo 2011, Il dramma dei matrimoni misti arabo-israeliani, Fareed, un uomo di 35 anni, ha perso la cittadinanza egiziana per aver sposato una donna israeliana. I dati diffusi recentemente da un gruppo locale per i diritti umani stimano che ci sono almeno 17.000 uomini egiziani sposati con donne israeliane, in gran parte discendenti dagli “arabi del 1948”. Chi è contro la normalizzazione alza il numero a oltre 30.000, mentre l’Assemblea del Popolo riduce la cifra a 10.000. Il verdetto è basato su un articolo riguardante la cittadinanza, secondo il quale il governo deve revocare la cittadinanza a coloro che sono sposati con israeliane, o hanno effettuato il servizio militare, oppure abbracciato il sionismo.
  • ‘Zeitun’, 17 Ottobre 2018, Politici israeliani condannano il matrimonio tra due personaggi celebri, un ebreo e una musulmana, come un tentativo di “fare del male al nostro Stato”, Mercoledì, è stato celebrato un matrimonio che ha catturato l’attenzione in Israele. La conduttrice televisiva Lucy Aharish, di fede musulmana e di origini arabe-israeliane, celebre per essere stata la prima a condurre uno spettacolo in lingua ebraica, ha unito le proprie vite con Tzahi Halevy, un noto attore ebreo israeliano, riconoscibile per la sua partecipazione alla serie televisiva di successo “Fauda”. Nonostante l’amore che li lega, il loro matrimonio è stato, per così dire, “informale” secondo le leggi israeliane, poiché Israele non consente matrimoni interreligiosi. Questa situazione ha spinto molte coppie simili a celebrare una cerimonia informale in Israele, ma a siglare un matrimonio ufficiale in un altro paese, dove il loro legame coniugale sarà poi riconosciuto retroattivamente dallo Stato di Israele. Aharish e Halevy hanno mantenuto segreta la loro relazione per quasi tre anni, per evitare reazioni violente che purtroppo si sono verificate comunque. Molti politici di orientamento politico di destra hanno condannato il loro matrimonio. Il ministro degli Interni, Arye Deri, ha dichiarato: “L’assimilazione sta minacciando il popolo ebraico in tutto il mondo. Se lei (Aharish) desidera abbracciare l’ebraismo, c’è il processo di conversione.” D’altra parte, Lucy Aharish ha risposto ai giornalisti sottolineando il suo orgoglio di essere israeliana e di appartenere a Israele. Ha dichiarato: “Oggi quando la gente mi chiede ‘Cosa sei?’, rispondo che sono un’israeliana. Non mi vergogno della mia appartenenza a Israele. Poi sono una donna, e poi sono un’araba musulmana. In quest’ordine: israeliana, donna e araba musulmana.” La sinistra sionista ha prontamente condannato le dichiarazioni razziste e discriminatorie contro la coppia. La deputata laburista Stav Shafir dell’Unione Sionista ha scritto sui social media: “Lucy Aharish, coraggiosa e generosa, comprende il vero significato di essere ebrei, a differenza di chi ha condiviso quei post disgustosi e razzisti.” Questi incidenti sottolineano l’importanza di respingere l’odio e l’intolleranza, specialmente quando si tratta di unioni interreligiose. È importante notare che i cosiddetti “matrimoni misti” sono estremamente rari in Israele. Secondo i dati del 2015, su circa 58.000 matrimoni registrati, solo 23 sono stati tra persone di etnie diverse, arabi ed ebrei. Questo rappresenta meno dell’0,05% del totale, in uno Stato in cui i cittadini israelo-palestinesi costituiscono circa il 20% della popolazione. In ogni caso la Aharish era già cittadina di Israele per diritto di nascita, essendo figlia di arabi israeliani musulmani, dunque il problema della naturalizzazione non si è posto, ma solo quello del matrimonio misto e dell’ostracismo sociale. La loro storia però è emblematica, perché si inserisce in un contesto di militanza progressista, internazionaista, antirazzista, da parte di personaggi in vista nel mondo dello spettacolo, e dunque testimonia un movimento diffuso in Israele contro l’intolleranza religiosa e l’ultra-nazionalismo ortodosso. La loro battaglia appartiene a noi tutti.
  • Alfredo Mordechai Rabello, Matrimoni misti e conversioni in Israele, in: ‘Morashà, 29 Giugno 2010, Uno dei principali temi di preoccupazione per la comunità ebraica riguarda l’assimilazione e i matrimoni misti, che spesso portano con sé la questione delle conversioni religiose. È interessante notare che esistono due tipi di individui interessati alla conversione. Il primo tipo è composto da persone che si avvicinano a questa decisione guidate da una profonda affinità e amore per il popolo ebraico. Tuttavia, l’attenzione di questo articolo si concentra su coloro che, avendo già stabilito una relazione con un partner ebreo, decidono di intraprendere il processo di conversione.
  • Redazione ‘Moked’, 8 Marzo 2023, Israele e i matrimoni civili. Una sentenza che fa scuola. I giudici hanno emesso un’ordinanza affinché l’autorità competente registri ufficialmente i matrimoni civili celebrati in Israele tramite strumenti digitali. In un paese dove il matrimonio è solitamente vincolato alle cerimonie religiose, questa decisione potrebbe aprire orizzonti completamente nuovi. La questione è nata da un servizio offerto dallo stato americano dello Utah per celebrare matrimoni civili tramite Zoom. La controversia legale è iniziata quando alcuni di questi neo-sposi hanno cercato di registrare i loro matrimoni presso l’ufficio dell’Immigrazione e della Popolazione del Ministero degli Interni, all’epoca guidato da Aryeh Deri. Deri ha inizialmente ordinato di fermare questa procedura, il che ha portato a petizioni presentate presso le Corti distrettuali di Lod e Gerusalemme. Entrambe le corti hanno dato però ragione ai querelanti, riconoscendo il loro diritto di far registrare i matrimoni celebrati secondo le leggi dello Utah. Successivamente, il Ministero degli Interni, ora sotto la guida di Ayelet Shaked, ha presentato un appello alla Corte Suprema. Ora, la Corte Suprema ha emesso una sentenza che conferma quanto stabilito dalle corti inferiori. Secondo la Corte Suprema, i funzionari dell’ufficio dell’Immigrazione e della Popolazione non hanno l’autorità legale di contestare la validità dei matrimoni celebrati nello Utah e di rifiutare la loro registrazione. Il vice presidente della Corte Suprema, Uzi Vogelman, ha sottolineato che il compito dell’ufficio non è valutare la validità dei certificati di matrimonio, ma semplicemente registrare i documenti di matrimonio emessi da funzionari autorizzati in paesi stranieri. Pertanto, se i matrimoni online dello Utah soddisfano i requisiti, devono essere registrati. Secondo i dati di Hiddush, un’organizzazione che promuove la libertà religiosa, questa decisione della Corte Suprema potrebbe risolvere fino a 700.000 controversie.

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