Martin Bernal, ‘Atena nera’. Le radici afroasiatiche della civiltà classica.
Martin Bernal
Atena nera
Le radici afroasiatiche
della civiltà classica
Milano, Il Saggiatore, 2011
Quando uscì questo libro per la prima volta nel 1987, le tesi di Martin Bernal suonarono come una sorta di ‘rivoluzione copernicana’ rispetto agli studi classici, dal momento che l’autore si proponeva di sfatare il mito eurocentrico della civiltà greca, non più vista come la culla dell’Europa ma piuttosto come evoluzione e sviluppo di precedenti civiltà come quella egizia e quella fenicia. Afroasiatica, quindi nera. L’autore si serve di molti paradigmi diversi, la storiografia, l’iconografia, la linguistica, la filologia, la sociologia della conoscenza, rimettendo in gioco il ruolo delle civiltà che hanno preceduto quella greca e destrutturando il mito indoeuropeo del modello ‘arianista’ sviluppatosi nella scuola tedesca tra Seicento e Settecento. Il libro si inserisce nella corrente antirazzista, anticolonialista, dei cosiddetti Black Studies, con un obiettivo non solo conoscitivo ma anche politico. In realtà la sua teoria non è del tutto nuova, come abbiamo visto in una precedente puntata di questo podcast Leo Frobenius avanzava questo genere di ipotesi già negli anni ’30 con le sue ricerche sulla storia della civiltà africana e sulle comuni origini paventate per culture apparentemente lontane come quella etrusca e quella degli Yoruba nella Nigeria meridionale. Allora però la sua fu una voce sostanzialmente inascoltata, emergendo a stento in un mondo sostanzialmente xenofobo, razzista e colonialista. Gli anni ’90 del Novecento erano ormai maturi per una visione meno influenzata dal suprematismo bianco, anche nelle università e nel mondo scientifico europeo. Atena nera è un caposaldo della rivoluzione copernicana negli studi storici, letterari e antropologici.
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