Fin ora s’è parlato della sovrainterpretazione, ovvero quel ragionamento che attribuisce a un testo dei contenuti in contraddizione col testo medesimo, come dire che in un paese tutte le pecore sono nere perché se n’è vista una osservando un gregge dal finestrino del treno: questo atteggiamento fino a pochi anni fa veniva considerato pre-scientifico e ignorato dalla comunità dei ricercatori, da qualche tempo però si tende a confondere sempre più spesso il livello della riflessione scientifica e quello della propaganda (o della pubblicità), purtroppo non solo nell’ambito della critica letteraria. Un sottile ma sostanziale equivoco per cui s’arriva a giudicare un problema senza prima verificare il fondamento delle ipotesi di partenza, arrivando così a conclusioni indimostrate, ma forti del fascino che riescono a suscitare nel maggior numero possibile d’interlocutori. Nei tre capitoli dedicati al film di Garrone, avevamo visto come il regista del film abbia scelto l’ambientazione lucana di alcune scene assecondando le ricerche di Raffaele Glinni, che sembra avere le idee molto chiare a riguardo.