Aspetti della geometria nell’opera di Giordano Bruno
Marco Mattioli,
Geometrie della memoria
Schemi, ordini e figure nella
mnemotecnica di Giordano Bruno
Tratto da: Aspetti della geometria
nell’opera di Giordano Bruno
Presentazione di Federico Berti
Bruno ridefinisce l’arte della memoria come uno strumento gnoseologico basato sull’immaginazione, che media tra la percezione sensibile e l’astrazione intellettuale: per poter pensare in modo astratto, dobbiamo trasformare la memoria ‘naturale’, cioè il ricordo dell’esperienza sensibile in una imago mentis, ovvero in un costrutto immaginario1. Attraverso l’organizzazione di immagini e luoghi interiori, Bruno propone una metodologia per comprendere e rappresentare la complessità e l’unità del mondo.
Bruno introduce a questo proposito il concetto di “sostrati mnemonici“, spazi mentali definiti come luoghi artificiali predisposti per accogliere immagini. Questi sostrati sono organizzati gerarchicamente, dal più ampio (l’universo o la fantasia stessa) al più piccolo (l’atomo mnemonico). Ogni livello riflette la struttura del mondo naturale, con una progressione continua e ciclica tra le parti e il tutto. Bruno sottolinea che l’organizzazione dei luoghi deve rispecchiare la logica intrinseca dei dati da memorizzare, 2 enfatizzando la flessibilità del sistema
Bruno trasforma l’arte combinatoria di Lullo, utilizzandola per costruire un linguaggio mnemonico dinamico e creativo. Le immagini, lungi dall’essere statiche, diventano elementi mobili e combinabili, capaci di generare nuove connessioni e significati. Questa tecnica permette di rappresentare visivamente non solo i singoli concetti, ma anche le loro relazioni logiche e contestuali. Non è dunque solo un insieme di tecniche e di espedienti, ma una pratica meditativa profonda.
La geometria riveste un ruolo cruciale nella mnemotecnica di Bruno, fungendo da modello organizzativo per la disposizione delle informazioni. Schemi come l’albero, il quadrato e il cerchio rappresentano modalità per strutturare i dati in modo gerarchico o binario. Questi schemi non sono solo strumenti pratici, ma riflettono anche i principi filosofici bruniani, come l’unità nella diversità e la ciclicità dell’universo3.
La mnemotecnica di Bruno si distingue per la sua capacità di integrare aspetti teorici, pratici e creativi. Oltre a essere uno strumento per la conservazione del sapere, diventa un mezzo per l’invenzione e la scoperta, ampliando il potenziale conoscitivo dell’individuo. La memoria non è più un semplice deposito di informazioni, ma un sistema dinamico capace di riflettere e organizzare la complessità dell’esperienza umana.
Il saggio di Marco Mattioli lascia aperta un’interessante riflessione sul rapporto fra le geometrie bruniane e il lascito filosofico del tianese Apollonio, il quale combinò nel II secolo la meditazione sulle geometrie sacre dei mandala nella pratica brahminica, al pitagorismo filosofico occidentale, ‘annotando’ le immagini di memoria in questi contenitori geometrici che funzionavano come luoghi della mente.
Giordano Bruno utilizza a sua volta schemi geometrici (come per l’appunto l’albero, il quadrato o il cerchio) per strutturare il sapere e organizzarne la memorizzazione. Questi schemi non sono solo tecniche pratiche, ma riflettono una visione filosofica dell’universo come entità organica e ordinata. La geometria, quindi, è un ponte tra il mondo sensibile e la comprensione intellettuale.
Apollonio di Tiana riconosceva in modo simile nelle forme geometriche un valore meditativo e simbolico, mutuato dalla tradizione brahminica. Nella sua filosofia per i mandala e le altre geometrie sacre fungevano da supporto per la contemplazione spirituale e l’accesso a una conoscenza superiore, la geometria assumeva un significato cosmologico, rappresentando l’ordine divino e non ‘riflettendolo’.
Entrambi gli autori vedono le immagini (figurative o geometriche) come mediatori tra il particolare e l’universale: Bruno considera le immagini mentali come veicoli per organizzare i dati sensibili e integrarli in una visione unitaria dell’esperienza. La loro natura dinamica consente di manipolare il contenuto della memoria e di scoprire nuove connessioni. Nei mandala e nelle rappresentazioni geometriche brahminiche, le immagini non sono solo veicoli di meditazione, ma simboli del cosmo e delle sue interrelazioni. Apollonio ne enfatizza il potere evocativo per guidare la mente oltre il piano fenomenico, verso l’assoluto.
Entrambi i sistemi integrano una prospettiva filosofica con una prassi tecnica: Bruno lega la mnemotecnica alla sua gnoseologia fondata sull’infinito universo naturale e sulla capacità dell’uomo di comprenderlo tramite l’immaginazione. Apollonio associa il misticismo e la meditazione a una disciplina mentale che combina simbolismo, spiritualità e tecniche contemplative. Le analogie tra i due pensatori sono un interessante spunto di approfondimento.
Ovviamente non dobbiamo dimenticare che Bruno è un pensatore rinascimentale, radicato in una tradizione occidentale che privilegia la conoscenza del mondo naturale e l’espansione del sapere umano, si trova già a cavallo tra filosofia e scienza e possiamo considerarlo tra coloro che favorirono il transitus verso la nascita del pensiero scientifico moderno. Il suo sistema mnemotecnico è finalizzato a organizzare e manipolare informazioni, rendendo la mente uno strumento attivo e creativo.
Apollonio e la tradizione brahminica che egli avrebbe interpretato puntavano ancora a un fine trascendente: i mandala non erano per lui solo mappe mentali, templates della memoria, ma strumenti di meditazione volti alla realizzazione spirituale e all’unione con il divino: una componente questa, non del tutto assente in Bruno, cui non mancano elementi di misticismo, che però il nolano interiorizza per sottoporli al dominio del pensiero razionale. Il saggio del Mattioli lascia aperto questo interessante spunto di riflessione.
- La ragione nasce nel dominio dell’immaginazione, si veda a questo proposito Federico Berti, Il palazzo della memoria, in: Rivoluzione interiore. Mondi possibili e guerra cognitiva. Bologna, Streetlib, 2022 ↩︎
- Ho semplificato questo concetto nel principio di economia e pertinenza delle immagini di memoria si veda a questo proposito, Ibid. ↩︎
- E’ uno sviluppo che parte dalla tecnica latina dei loci, combinandola al misticismo cristiano e al problema della verità: la memoria può ingannare, può restare soggiogata dalle proprie ‘ombre’, inducendo a credere in false verità. Per cui si deve porre il problema del rapproto fra memoria e verità. Ho semplificato questo concetto in Memoria. L’arte delle arti, Bologna, Streetlib, 2021 ↩︎