Lunario Bolognese 2016. Recensione.
Numero postumo, in memoria di Giuliano Piazza
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Lunario
Bolognese
2016
A cura di Marco Piazza.
La prima pubblicazione risale agli anni 70 oltre 40 anni fa quando il famoso cantastorie. “Piazza Marino poeta e contadino” ne cominciò la pubblicazione anche a Bologna (esistevano già lunari, barbanera e vari libretti per altre province). Il numero di quest’anno ripropone in forma aggiornata e ancora più facilmente consultabili:
– I lavori stagionali
– Informazioni sul cielo e le costellazioni con curiosità e storie astronomiche
– Le fasi della luna e la loro relazione con i lavori dell’orto e della cantina
– L’oroscopo bolognese e i numeri della fortuna per ogni mese.
Inoltre sono presenti sezioni di cultura popolare con zirudelle e canzoni. Questo numero è dedicato alla memoria di Giuliano Piazza scomparso nel giugno 2015, cantastorie figlio di Marino che ha proseguito la tradizione cominciata da suo padre pubblicando il Lunario dalla sua morte fino all’anno scorso. Sono presenti alcune Zirudelle di Giuliano e un suo manoscritto inedito che racconta l’infanzia del padre Marino Piazza, visto con gli occhi del figlio: la storia avvincente di come Marino da servo di contadini, riesce con l’ingegno e la poesia ad affrancarsi da una vita dura nei difficili anni del primo dopoguerra. Un numero speciale del lunario bolognese da non perdersi.
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La tradizione del lunario a Bologna.
Si pubblicano lunari a stampa in questa città fin dal secolo XVI, edizioni popolari distribuite nel mercato. A quei tempi l’astrologia si distingueva a fatica dall’astronomia, sappiamo che lo stesso Galileo fu autore di lunari, oroscopi e almanacchi popolari. La scienza del cielo nel XIII secolo si studiava all’Università come testimonia una targa posta sulla fiancata della chiesa di San Giacomo in via Portanova, a due passi da Piazza Maggiore. La biblioteca dell’Archiginnasio conserva molti di questi Barbanera, inizialmente in foglio volante poi man mano più elaborati fino ad assumere la forma dell’opuscolo tascabile. Di solito non si andava oltre le fasi lunari, il ciclo del sole, le ricorrenze dei santi. La conoscenza del cielo serviva a scegliere il momento giusto per seminare, a vivere in armonia coi ritmi stagionali. Nel XV secolo questa scienza viene bandita dalle Università, dove ormai la Teologia ha stabilito un primato indiscusso ed è entrata in aperta competizione colle altre scienze. Pochi decenni più tardi s’inventa la stampa e appaiono i primi lunari al mercato: gli autori non sono più accademici rispettati, ma ricercatori disoccupati. Passa il tempo e la scienza consolida il suo metodo, l’astrologia ‘popolare’ non scompare anzi, la pubblicazione dei lunari prosegue ininterrotta fino al XX secolo e s’arricchisce di sempre nuove rubriche, come l’interpretazione dei sogni, la cabala del lotto e a partire da Piazza Marino anche la poesia popolare, la storia monumentale. Il Lunario Bolognese ha sempre mantenuto questa fiera consapevolezza di rappresentare una tradizione che rimanda ai tempi in cui Giulio Cesare Croce cantava le astuzie di Bertoldo sotto questi stessi portici. Il numero del 2016 è stato scritto coll’ultimo fiato; il figlio Marco ha curato l’edizione speciale, con cui diamo a un grande uomo il nostro ultimo saluto. La tradizione che lascia, troverà il modo per rinnovarsi. Questa la promessa.