L’oro del Perù, le miniere illegali e il cacao equo-solidale
L’oro del Perù
Satira, poesia
di Federico Berti
Sotto il portico alle chiese
del ginnasio bolognese
nella zona pedonale
un complesso musicale
di valenti suonatori
sollevava in alto i cuori
col tamburo, l’organillo
ed un guscio d’armadillo.
Sgomitando al mio compare,
mi sovvengo a confidare:
“Era scritto sul giornale,
quotidiano nazionale,
la notizia aruspicina
dall’America Latina:
tra San Pedro e Maldonado
han trovato l’Eldorado!
La miniera a cielo aperto,
una manna da sconcerto,
scavi un buco… E trovi l’oro,
basta mettersi al lavoro!”.
L’orchestrale si sconsola
nel sentir la mia parola
e fraterno mi rimbrotta
col dialetto poliglotta:
“Caro mio ci vuol prudenza,
non fermarti all’apparenza.
l’estrazione minerale
è un disastro naturale
una gran devastazione:
nella deforestazione
col mercurio malamente
si contamina l’ambiente
nel processo malincerto
che del bosco fa un deserto,
il minero salariato
ne rimane intossicato;
per non dir di quel porcile
della tratta femminile,
ragazzine adolescenti
date in pasto ai malviventi,
sprovveduto chi accarezza
quel miraggio di ricchezza,
il governo dello stato
ha firmato un concordato
e vuol correre ai ripari
colle basi militari.”
Io lo guardo un po’ allibito
del parlar tanto accanito
mentre lui di palo in frasca
trae dal fondo della tasca
nel borsello colorato
del gustoso cioccolato:
“Questo è l’oro più prezioso
del mio popolo operoso:
equità e cooperazione
libertà di produzione
del cacao benevolente
che rigenera l’ambiente
per salvare la foresta
da una piaga manifesta”.
Con sincera ammirazione
per la sua precisazione
gli domando senza fretta
se mi vende la barretta
e convinto dal profilo
ne prenoto qualche chilo
lui sorride e con premura
della borsa addirittura
mi fa omaggio rispettoso
ad un prezzo generoso
qui finisce la storiella
tic e toc la zirudella.
Le miniere illegali in Perù
e il cacao equo-solidale
Articolo di Federico Berti
L’Unione dei Geofisici Americani
l’Unione dei Geofisici Americani (AGU, acronimo di Advanced Earth and Space Science), nel corso di un meeting internazionale a New Orleans svoltosi dal 13 al 17 Dicembre 2021, ha presentato uno studio approfondito sull’impatto delle miniere illegali in Amazzonia, dove l’estrazione dell’oro causa un degrado ambientale rilevante in molti casi, agendo come un segnale rilevante della presenza umana nel paesaggio.
In primo luogo la deforestazione e la conversione per creare pozze d’acqua dove i minatori processano il suolo e i sedimenti, successivamente il sedimento viene ripulito influenzando le specie e il regime fluviale. Il mercurio usato come componente critica per separare l’oro dal resto del sedimento, è anche rilasciato nell’ambiente, creando un problema serio per la salute dell’uomo e dell’ambiente in tutta la regione interessate. Inoltre i fiumi confluiscono tutti insieme, così che l’attività di estrazione agisce su tutto l’ambiente da essi attraversato.
L’attività estrattiva illegale
I minatori di questa zona, vengono reclutati con la promessa di buoni guadagni, dai 35 ai 70 euro al giorno, ma le condizioni in cui lavorano sono spaventose e la loro salute è gravemente a rischio per l’alta concentrazione di mercurio che viene rilasciato nell’ambiente durante il processo estrattivo. Infatti il velenoso metallo viene impiegato per consentire l’aggregazione delle pagliuzze d’oro, che poi dev’essere separato attraverso una fusione a 400° che comporta l’evaporazione del mercurio.
Ma non è la sola piaga, in questo fenomeno delle miniere illegali. Nelle baracche-bar, i minatori a riposo guardano film di Bruce Lee fra cani randagi e immondizia rancida, consolandosi con la prostituzione anche minorile nelle centinaia di bordelli che puntellano la distesa di baraccopoli in cui i mineros passano il tempo libero. «Le ragazze sono adescate nei villaggi andini più poveri con la promessa di un lavoro da cameriere», in questi tuguri di legno e lamiera.
L’impatto ambientale
“Per prima cosa i cercatori scavano un buco sulle rive del fiume dove viene pompata l’acqua. Poi si filtra il fango che ne fuoriesce con uno spesso tappeto sintetico. Le particelle d’oro mescolate alla sabbia rimangono sul tappeto. Questo composto viene messo in una botte, vi si aggiunge il mercurio e il tutto viene mescolato con i piedi senza alcuna protezione. Il mercurio agglutina le particelle d’oro e le converte in palline. Alla fine i minatori riscaldano questi palline e il mercurio evapora, lasciando l’oro puro. A causa di questo processo, tutte le fonti d’acqua circostanti sono avvelenate dal mercurio, i pesci muoiono, decine di migliaia di ettari di foresta sono stati distrutti e la popolazione locale soffre le conseguenze dell’avvelenamento da mercurio, o diretto perché lavorano senza protezione, o indiretto perché bevono acqua o mangiano pesce con altissime quantità di mercurio”.
Emanuela Zuccalà, Fabio Cuttica, ‘Festival dei Diritti Umani’, 13 Marzo 2018, Miniere d’oro illegali in Perù: le testimonianze di Cesvi dall’Amazzonia
L’oro illecito dell’Amazzonia
L’oro illecito viene “ripulito” con false certificazioni da intermediari sparsi per i negozi “Compro oro” che s’incontrano a ogni angolo, dal capoluogo Puerto Maldonado fino ai recessi più sperduti nella giungla. Negli ultimi vent’anni la superficie interessata da questo fenomeno si è quadruplicata, una miniera non dura più di un paio d’anni e si lascia intorno una devastazione ambientale, che lo scorso inverno è stata documentata da immagini satellitari dei fiumi ‘gialli’, divenute virali.
La Convenzione di Minamata
Nel 2017 il Perù ha firmato la Convenzione di Minamata, entrata in vigore dopo 16 anni di negoziato, che vieta l’uso del mercurio nelle attività estrattive, un accordo sottoscritto da altri paesi tra cui l’Unione Europea. Il nome del trattato è stato scelto in riferimento alla località giapponese dove dal 1932 al 1968, l’industria chimica della Chisso Corporation rilasciò nella baia antistante acque contaminate dal mercurio, che vennero assorbite dai microorganismi marini, entrarono nella catena alimentare ittica e da questa nelle persone.
Negli anni Cinquanta venne comprovata la relazione tra questo inquinamento chimico e l’insorgere di malattie neurologie o malformazioni congenite. La Convenzione di Minamata ha tuttavia, pur vietando l’apertura di nuove miniere e l’uso del mercurio, non prevede un sistema di controllo, né un impianto sanzionatorio e soprattutto non sancisce l’obbligo nei trasgressori di ripristinare l’ecosistema degradato, in questo senso è stata giudicata poco efficace.
Le basi militari nella foresta
Tuttavia l’anno successivo alla stipula del trattato, il Perù ha istituito basi militari nell’Amazzonia, per pattugliare i giacimenti auriferi e impedire le operazioni minerarie illegali concentrate nella Pampa e nel dipartimento Madre de Dios nella regione sud-orientale, circa 300 chilometri a esti di Cusco. Anche in Colombia è stato proibito l’uso del mercurio nell’estrazione dell’oro. La lotta alle miniere illegali in America Latina tuttavia implica una lotta ai cartelli della droga e alle mafie internazionali, tra cui figurano collegamenti con la ‘ndrangheta calabrese e altre realtà di criminalità organizzata europee, quindi non sarà una battaglia semplice e soprattutto, non si potranno raggiungere dei risultati apprezzabili senza l’aiuto delle comunità locali.
La coltivazione del cacao
E’ in questa prospettiva che si sta affiancando alla lotta giuridica e militare un cambiamento nell’economia locale, con l’introduzione della coltivazione del cacao, supportata anche da investimenti governativi. Il cacao infatti oltre a offrire un’alternativa alla devastazione mineraria e alle terribili condizioni di vita dei minatori, nonché alla tratta delle donne, è anche una pianta in grado di assorbire e riconvertire il mercurio, ripristinando nell’arco di un ventennio le regioni devastate dalle miniere.
Il problema di questo nuovo mercato, è che va a scontrarsi con il monopolio del cacao in mano a multinazionali come Barry Callebault, Cargill, ADM e Blommer Chocolate Company e la stessa Nestlè. per evitare questo tipo di sfruttamento intensivo, i governi del Perù e della Colombia stanno favorendo la coltivazione diretta, cooperative locali a conduzione preferibilmente familiare, per un uso nazionale e non per l’esportazione.
Cooperative e finanziamenti pubblici
L’associazione Afimad in Perù riunisce 49 comunità indigene dedite alla raccolta della noce amazzonica o cagnana che assorbe grandi quantità di anidride carbonica. A supportarli è la Ong italiana Cesvi, che da 25 anni aiuta le associazioni locali a migliorare quest’attività ecologica. I raccoglitori ricevono i terreni in concessione dallo Stato, da cui ottengono benefici fiscali che li incentivano ad opporsi ai minatori, Oltre a questo, vanno citate senz’altro operazioni ancor più lungimiranti come quella di Ronald Corvera Gomringer, direttore dell’istituto di ricerca dell’Amazzonia Peruviana, dove si studia la possibilità di coltivare piante capaci di generare un suolo nuovo e di catturare il mercurio.
Resistenza economica e culturale
Questo tipo di ‘resistenza’ purtroppo deve confrontarsi ogni giorno con la violenza della criminalità organizzata, che continua ad aprire miniere illegali contro cui è la popolazione stessa a opporsi, con metodi (quando possibile) non violenti e contando sul supporto dello Stato. Come nel caso dei nativi ecuadoregni, che avendo notato nel 2018 macchinari, scavatori e attrezzature nelle vicinanze del fiume Aguarico e del parco di Cayambe Coca, la regione della foresta incontaminata, si sono avvalsi della leffi di ‘consultazione preliminare’ che prevede una consulta con le popolazioni indigene prima di avviare qualsiasi progetto estrattivo nel loro territorio, rivolgendosi a un difensore civico e ottenendo giustizia. Inutile dire che tutto questo dipende anche molto dall’orientamento politico dei governi.
Rassegna Stampa
AGU Newsroom, Illegal gold mining continues to harm Amazon ecosystem
Redazione ‘Sicurezza Internazionale,’ 3 Giugno 2019, Perù: la lotta contro l’estrazione illegale di oro
Andrea Barolini su ‘Lifegate’, 17 Febbraio 2021, Una foto della Nasa rivela i danni dei cercatori d’oro nell’Amazzonia peruviana.
Lorenzo Brenna ‘Lifegate’, 25 febbraio 2019, Perù, storica svolta contro le miniere d’oro illegali in Amazzonia.
Lorenzo Brenna, ‘Lifegate’ 15 agosto 2018, Svolta ambientale per la Colombia, addio al mercurio nelle miniere
Federico Andreotti e Lorenzo Pirovano, ‘Alteconomia’, 1 Aprile 2020 Il cacao che libera gli ex cercatori d’oro nell’Amazzonia peruviana
I garimpos setacciano illegalmente i preziosi nel fiume Madre de Dios, a Puerto Maldonado, in condizioni di lavoro precarie e nocive per la foresta. Un progetto cooperativo offre loro un’alternativa solidale, promuovendo l’economia regionale.
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