L’invincibile armata
Federico Berti
L’invincibile armata
delle multinazionali
L’ospedale fantasma n.26
Romanzo di Federico Berti
FANTASCIENZA ITALIANA
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Milizia pubblica e privata
Così è iniziata al tempo del tiranno greco Pisistrato, quando un magistrato edile autorizzato ad assumere una milizia personale, pensò bene già che c’era di mettere insieme un esercito, accamparsi in vetta all’Acropoli e marciare sulla città, governandola al posto delle istituzioni. Così fan le moderne corporazioni quando ingaggiano mercenari a contratto e li mandano a combattere nel mondo per difendere i loro interessi, non di rado in conflitto con quelli degli stati che le ospitano: agiscono al limite della legalità addestrando agenti provocatori, infiltrandoli nei movimenti locali, provocando sommosse e alleandosi con gli eserciti regolari d’altri paesi. Rovesciano governi installandovi protettorati, hanno il coraggio di chiamarla ‘guerra umanitaria‘. Questo accade ora sull’Appennino Bolognese. Il sole alto nel cielo osserva la folla come un dio lontano, l’ospedale è gremito di visitatori, l’audio catturato dal microfono viene trasmesso ovunque da una rete di altoparlanti, anche fuori dall’istituto dove si assiepano visitatori in gran numero. Nel frattempo ogni minuto che passa vedo sopraggiungere agenti in divisa, da una parte si vanno schierando polizia, carabinieri, corpo forestale, dall’altra la vigilanza Domoticart affiancata da contingenti delle società satellite che le orbitano intorno; gli androidi attendono in assetto da guerra ferocemente immobili, un’invincibile armata difenderà il castello dei sogni proibiti ad ogni costo.
La società che gestisce questa residenza giudiziaria sta proteggendo il proprio diritto alla proprietà intellettuale, la legge in teoria pone un limite alle forze di vigilanza privata ma nessun decreto contempla l’ipotesi d’una società così imponente, con sedi sparse in vari paesi del mondo. Ciascuna delle realtà che la compone rivendica ineccepibilmente le proprie quote di protezione armata, ma dall’unione di tutte quelle milizie sotto uno stesso consiglio d’amministrazione sta prendendo corpo una vera e propria brigata internazionale. Un esercito. Quella che sulle prime sembrava una collaborazione in appalto col servizio sanitario, sta degenerando in occupazione militare. Diecimila persone sono convenute volontariamente nel piccolo borgo montano, quelli in visita all’ospedale stanno ammirando l’opera muraria del pittore e le meraviglie della biblioteca nel seminterrato, gli altri attendono pazienti il loro turno sciamando come insetti intorno alle strade, nei campi, sui rami degli alberi con le gambe penzolanti nel vuoto.
La sovranità nazionale
Se potessi dimostrare che la Domoticart non sta osservando le leggi dello stato italiano, ma agisce piuttosto a suo danno mettendo in pericolo la sicurezza dei cittadini, forse il governo si risolverebbe a interpellare la magistratura e quei mercenari sarebbero costretti a deporre le armi. Comprendo finalmente la complicità del sindaco nei miei confronti, ho ricopiato a mano in dodicimila volantini un documento che denuncia per l’appunto l’illecito nell’attuale amministrazione dell’ospedale: studiando i soggetti ‘borderline’ ospitati in struttura, gli esperti di settore scoprono quali sono le debolezze dell’umanità, di che stimolo han bisogno per dare sempre la risposta voluta. Usano poi quei dati per controllare l’opinione pubblica attraverso la stampa e gli altri mezzi di comunicazione. E’ illegale, ma redditizio. Il povero architetto aveva registrato ogni cosa sottolineando nei libri della biblioteca parole scelte apparentemente a caso, in modo tale che lette di seguito dessero testimonianza di quella documentazione. Così facendo poté lasciare indizi ai posteri dissimulandoli in un romanzo: dando vita a personaggi come la casalinga psicolabile, il pittore falsario, l’anziana collezionista di santini, l’uomo senza nome, stava richiamando l’attenzione sull’istituto. Solo un ospite della residenza giudiziaria avrebbe potuto risolvere quel rompicapo. O un dirigente della società che l’amministrava.
La criminalità delle multinazionali
Quando trovarono morto l’architetto in biblioteca al monte dei Goti, l’allora consigliere di minoranza Valeriana Citronella si adoperò invano per ritrovare una copia del progetto di Lucrezio e la lettera di dimissioni dall’incarico in cui denunciava le irregolarità. Quel testo sembrava scomparso nel nulla, sebbene risultasse al protocollo. La verità è che il ragionier Linguatorta con la complicità dell’assistente sociale Cleonice Ficalessa, aveva fatto in modo che quel documento venisse opportunamente sottratto all’archivio del Comune e occultato nel catalogo di Ecclesiarda.
Nessuno avrebbe mai pensato di cercarlo proprio lì. Credevano così d’aver protetto da occhi indiscreti le prove della loro criminosa attività, ma il genio del Coppola era andato oltre, seminando nel romanzo dell’Alpe gli indizi per ricomporre la verità: ricopiando frammenti di quel memoriale sul retro dei volantini ho generato a mia volta una riproduzione fedele del testo, uccidermi ora non avrebbe senso. Non resta che darne pubblico annuncio, il testamento dell’architetto è negli inviti al party illegale, per ricostruire il mosaico basta ritrovare le singole tessere. Dovesse accadermi qualcosa, la soluzione del caso è ormai in tasca alle persone che han raccolto la provocazione venendo fin qua. Un mare di folla così non l’avevo mai visto. Tocca a me parlare, il sindaco mi porge il microfono. (Continua)
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