La grande cospirazione del tortellino
La grande
cospirazione
L’ospedale fantasma n.18
Romanzo di Federico Berti
FANTASCIENZA ITALIANA
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IL TORTELLINO VUOLE IN BRODO
Le macchine non capiscono l’ironia. Cercano un senso logico anche nell’astrazione della poesia ermetica, è il punto debole di qualunque sistema informatico messo a presidio d’un manicomio criminale: per mettere fuori gioco la sorveglianza basta comportarsi in modo veramente stupido, il robot badante è neutralizzato in partenza. Mentre Gustavo gira senza fretta la manovella tirando una sfoglia impeccabile, le tre vecchie ne ritagliano piccoli rettangoli che riempiono di macinato e formaggio, arrotolandoli intorno al mignolo per chiuderli. Non può mancare il tortellino in un giorno di festa, la preparazione è un rituale complesso cui prendono parte intere borgate. Donna Flora s’è fatta portare uova e farina in quantità da un allevatore della Ca’ Rossa, cui legge le carte ogni mercoledì sera alle diciannove in punto.
Lui ha una bottega di macelleria in paese, penserà anche alla carne. Asmodeo Tartaglia manca di senso pratico e questo molto probabilmente andrà a suo favore, perché l’ultimo ad aver chiesto un tortellino al ragù nel bolognese è stato al tempo della guerra di Crimea. Il tortellino vuole in brodo. Dal mio canto ho sostituito alcune delle foto sulla porta della cella frigorifera con qualche nudo femminile ritagliato da una rivista scandalistica e dimenticato sul muretto dell’ospedale in un quaderno di scuola. Alla vista d’un capezzolo scoperto il nostro amico si calma come i poppanti quando ascoltano l’acqua del rubinetto che scorre. Due belle tette in mostra son per lui meglio d’uno psicofarmaco in gocce. Sto mandando in riproduzione musica jazz alla moda francese degli anni ’50, gli stessi brani che suonava lui nei locali da spogliarello per mantenersi gli studi quand’era un ragazzo, ogni tanto lo vedo sorridere tra sé come se stesse pensando a qualcosa di estremamente piacevole. Non l’ho mai trovato così tranquillo, le macchine se ne sono accorte e attribuiranno probabilmente una delle cause proprio all’insolita quantità di condimento prodotta senza un motivo apparente. Con le prossime forniture gli procureranno l’indispensabile per cucinarne ancora, basta che se ne stia al suo posto.
Una festa nell’ospedale dei pazzi
E’ il principio della grande cospirazione, fin da subito registro fenomeni d’isteria collettiva: la compagnia dei criminali di strada si dà il cambio all’impastatrice meccanica nella camera attigua, dove ho avuto cura di sistemare senza preavviso un video registratore collegato a quei vecchi televisori col tubo catodico, per trasmettere a ciclo continuo videocassette pornografiche degli anni ’80. Girano a turno la manovella cogli occhi risucchiati dal video, ogni tanto erompono in rumorose e sguaiate risa ma senza distogliere a lungo l’attenzione dal racconto principale. Non vogliono perdere il filo. Se ha funzionato con lo chef, non vedo per quale ragione dovrebbe fallire su questi figli di buona donna. Nella sala grande intanto le donne chiudono i tortellini discorrendo amabilmente, da Lolliano se ne presentano altre ogni mattino intorno alle nove con le mani pulite, i capelli profumati e la lingua sciolta. Col pretesto d’aiutarle ho occasione d’ascoltare una lunga teoria di fatti, racconti, storie inedite, vizi e virtù della gente che abita queste montagne: nulla si può nascondere alle vecchie signore. Sembrano assenti, isolate nei loro appartamenti coi servizi da caffè dipinti a mano, le tovaglie orlate di pizzo e l’odore della naftalina sui vestiti, ma nessuno può prevederne gli appostamenti strategici dietro le tende. Apparentemente assorte nella cura dell’orto, nella potatura delle ortensie, nella riparazione d’un calzino o nel ricamo d’un pantalone, le donne san tutto. Sempre. Passata una certa età, lo sanno fino in fondo. Hanno occhi e orecchie ovunque, non appena s’incontrano per mettere insieme quei minuscoli frammenti di realtà, il mondo intero è messo a nudo.
L’ombra del racket
Sentendomi raccontare del povero Lucrezio che aveva progettato l’ospedale son tornate a ricordare di quando al Monte dei Goti le loro amiche e parenti avevano nascosto l’architetto in biblioteca, per proteggerlo dalle continue minacce degli stessi farabutti che poi l’hanno ucciso: quella brutta storia delle truffe condominiali, appalti milionari per futili ragioni. Ventimila euro per allontanare un piccione solitario dal tetto col pretesto dell’urgenza per motivi sanitari, lo sterco di volatile innalzato a calamità epidemica. Il piano quinquennale del lastricato esterno che iniziava ad allagare le cantine esattamente allo scadere della garanzia sui precedenti lavori, quarantamila euro per togliere la muffa in casa da un povero vedovo che non apriva le finestre dal giorno in cui era morta la moglie e altre storie più o meno verosimili. Inutile dire che le aziende incaricate di svolgere queste grandi opere di ristrutturazione rimandavano tutte alla cooperativa Linguatorta, di cui correva la sinistra voce che pretendesse mance anche piuttosto salate dai suoi artigiani. L’assegnazione degli appalti condizionata da forti pressioni, assemblee di condominio in pieno inverno con la neve alta fino al secondo piano, riunioni in cui si raggiungeva a stento il quorum e le decisioni venivan prese ogni volta dalle stesse persone, escludendo dal dibattito chiunque provasse a far passare un punto di vista alternativo.
L’architetto s’era trovato in minoranza, più volte aveva denunciato l’illecito ma ne ottenne in cambio solo una verifica fiscale a suo carico. Le ultime settimane dormiva in biblioteca, erano le donne della parrocchia a portargli lenzuola pulite, panni stirati, viveri. Aveva dissimulato la sua triste vicenda personale in un romanzo, lo assassinarono allo stesso modo in cui era morto uno dei suoi personaggi, tanto che l’editore del volume si ritrovò tra gli indiziati per averlo pubblicato. Conosco bene questa parte del racconto, quell’editore sono proprio io. In buona sostanza, la morte del povero Lucrezio è da mettersi in relazione con il progetto dell’ospedale e i loschi traffici della cooperativa, il cui presidente ha un fratello nella Domoticart. Non tanto dunque intorno alla speculazione edilizia va ricercato il pomo della discordia, ma nelle ricerche di mercato svolte qui dentro e vendute alle grandi società di comunicazione. Un movente per l’omicidio l’abbiamo, mettere a tacere una pedina scomoda. A dimostrarlo basterà una rassegna stampa dei giornali usciti nelle settimane successive alla sua morte, una copia del progetto di ristrutturazione dell’istituto e una verifica nei registri della stessa cooperativa. Il prossimo passo dunque sarà scoprire l’esecutore materiale e inchiodare gli eventuali mandanti. (Continua)
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Laureato al Dams di Bologna con una tesi sulla narrazione, Federico Berti è dal 1994 cantastorie, artista di strada, uomo orchestra, romanziere, scrive libri e incide musica. “L’Ospedale Fantasma” è stato pubblicato per la prima volta a puntate su questo sito, stampato per la distribuzione in libreria è disponibile per la lettura in digitiale, EPUB |PDF. Scarica il romanzo
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Romanzo di fantascienza. Qualsiasi riferimento a fatti, personaggi o cose realmente esistenti è del tutto casuale. Cyberpunk, satira sulla crisi del welfare. Seguito ideale di una storia iniziata col “Boia dell’Alpe”, thriller italiano che puoi trovare qui . Scarica il libro in epub, kindle, mobi, pdf oppure leggi la prima stesura su questo sito.