La fuga dell’assassino. Cyberpunk
Federico Berti
La fuga
dell’assassino
L’ospedale fantasma n.28
Romanzo di Federico Berti
FANTASCIENZA ITALIANA
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L’Internazionale di San Precario
Il gigantesco mutoid di rottami e bulloni si staglia sopra la folla, dritto sulla portantina ruota un poco intorno a sé mentre la processione incalza in direzione dell’edicola votiva. La banda Roncalli intona l’inno dei lavoratori, a sentirlo in versione strumentale con gli ottoni scordati e le percussioni in ritardo sul tempo, sembra una marcia militare come tante altre. L’uomo con la balestra nel frattempo è sparito; dovevo aspettarmelo da quella mezza tacca d’un filibustiere, dopo aver mangiato, bevuto, dormito con noi per mesi, alla prima occasione ha preso il largo senza nemmeno salutare. “E’ partito, caro mio. Non tornerà mai più” spiega Donna Flora con voce stentorea, masticando il vento per accomodarsi la dentiera. “Ha voluto ad ogni costo il mio libro delle centurie, dice che è meglio dei romanzi d’amore”. Perbacco, una svolta mistica. Prima i sette nani di Giacobbe, ora le profezie di Nostradamus, detto fra noi non ho capito se queste letture gli servano per farsi coraggio nella tana dell’orso, o per pulirsi il culo quando mancano le foglie. Nel vedere l’arciprete salire ai piani superiori per la benedizione ai moribondi, lo slavo ha agito d’istinto piantandogli due dita nella schiena e costringendolo a spogliarsi. “Non voltare tua testa” gli ha sussurrato in un orecchio. Don Braghetta senza dire una parola s’è dovuto abbassare i pantaloni lasciando la tonaca in terra ai suoi piedi, per ritrovarsi qualche minuto più tardi mezzo nudo e legato al letto di contenzione in cella d’isolamento con un limone in bocca. Vallo a pescare adesso il lupo di Valacchia, se solo raggiunge il bosco puoi star sicuro che non lo trovi più. Tra una settimana o due è capace di mandarti una cartolina dalla Spagna.
San Precario intanto si ricava uno spazio nella ressa, è una grottesca processione tra ballerini, giocolieri, trampoli e monocicli, tutt’intorno i soldatini di piombo coi fucili puntati. Non c’è tempo da perdere, la milizia dell’azienda non depone le armi e gli androidi nervosamente si muovono come un branco di lupi intorno al gregge. Parola detta non torna indietro, ho appena accusato di omicidio il ragionier Linguatorta e di complicità nel delitto l’assistente sociale anoressica, hanno ucciso l’architetto Lucrezio Coppola per coprire un traffico illegale d’informazioni private a vantaggio della Domoticart, l’azienda che produce robots per l’assistenza sanitaria agli ammalati. Attendono impassibili, forse pensano di cavarsela comprando la sentenza, corrompendo qualche testimone. Oppure sanno di non avere scampo e credono di poter utilizzare questa folla mostruosa come massa di manovra. E’ solo un’ipotesi ovviamente, ma il raduno potrebbe evolvere in tragedia.
San Precario benedice il popolo, diecimila cittadini là fuori cantano le sue parabole in terzine di endecasillabi: uomo ragionevole il cardinal Zuppetta, disposto a benedire anche un cesso pubblico se l’offerta è congrua. Dall’ultimo piano dell’ospedale riesco ad avere una visone d’insieme della situazione. Migliaia di visitatori da questa mattina han preso visione dei documenti esposti in biblioteca, sui cavalletti da pubblica lettura, alcuni han notato la curiosa corrispondenza tra le parole sottolineate e le citazioni sui volantini, l’ho sentiti conversare amabilmente a piccoli gruppi in giardino. Non dubito che i più intraprendenti possano aver scattato fotografie, in sede legale si dovranno autenticare le testimonianze interrogando migliaia di persone. Proseguono le visite guidate ai murales di Manuel Sandino, mentre vengono approntati tavoli, panche, stoviglie, inservienti per il pranzo. Ne avremo fino a stasera, salvo imprevisti.
L’uomo con la balestra se n’è andato, proprio ora che avevamo più bisogno di lui. Non era che un dilettante a pensarci bene, le telecamere l’hanno inquadrato mentre si faceva disarmare da un anziano bottegaio di provincia, nelle foto si vedono quei rotoli di pancia sui fianchi e gli addominali risucchiati in dentro. Una vera psicosi di massa per un ladro di polli che avrà ucciso forse tre o quattro persone, uno scappato di casa che rapinava in calzamaglia i contadini per spaventarli. Lo cercavano ovunque, s’era nascosto nell’ospedale psichiatrico giudiziario Alderico Barbacani al servizio di assassini ben più spregiudicati di cui nessuno vuol parlare. Peccato, penso tra me. Quasi m’ero affezionato a quel moldavo che i giornali davano ingenuamente per rumeno. “Voi Italiani, passato Udine è tutto paese di est”. Ripeteva spesso. Quel vagabondo ha saputo costruirsi la fama del sanguinario assassino senza bisogno di sciogliere i bambini nell’acido, ma poi la sola cosa in cui davvero s’è dimostrato insuperabile sono le sparizioni spettacolari.
Mentre penso queste cose rientra la portantina di San Precario nell’ospedale, la banda continua a suonare balli staccati e liscio montanaro mentre la folla, in attesa che si liberi un tavolo per il pranzo, passeggia tra i banchi del mercato artigiano. Fingono indifferenza, pur sapendo il pericolo che corrono: intorno al paese l’esercito irregolare della vigilanza Domoticart appostato sui tetti, fra gli alberi, nei giardini privati, è pronto ad affrontare le forze armate dello Stato Italiano come in una spaventosa partita a scacchi.
Penso ancora una volta allo slavo in calzamaglia, ma ancor più al sistema che l’ha prodotto: quei militari armati fino ai denti che ora ci tengono sotto tiro, si ritroveranno disoccupati prima o poi. Allo scadere del contratto, dove andranno? Uomini addestrati a uccidere senza umanità, buoni solo a strisciare nel fango, lanciar granate e sgozzare innocenti, lupi solitari in cerca di carogne da ripulire per conto dei veri assassini, quelli disposti ad assumerli per delitti che non vogliono sporcarsi le mani a compiere in prima persona. Lo slavo se n’è andato, loro son sempre qui. Vivono tra noi. (Continua)
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