Infoterapia. Lo ‘scandalo’ del compenso a Fabio Fazio

Pubblicità e televisione pubblica

In collaborazione con Villa Maia
via Altura 7, Monghidoro (Bologna)

Da qualche giorno infuria su molti giornali un dibattito acceso intorno al compenso riconosciuto dalla Rai al conduttore Fabio Fazio, che secondo alcuni sarebbe immorale, un insulto alla povertà. Tendenza diffusa, calciatori e artisti pagati fior di milioni, mentre tanti cittadini faticano ad arrivare a fine mese. Abbiamo chiesto alle ospiti di Villa Maia cosa ne pensano e come spesso accade, ci hanno sorpreso con la loro voce fuori dal coro. Forse il problema è a monte.

Il contratto milionario a Fabio Fazio

  • Penso che non è giusto perché insomma tanti soldi è inutile, noi che abbiamo lavorato per niente, quei soldi lì li paghiamo noi o no? Loro quando vanno in pensione… Io non prendo neanche 600 euro, pensi mò, così è la vita. C’è chi ha fortuna e chi no ecco. Dovremmo pagarli di meno e dar qualcosa di più a chi prende niente. Ch’i ciàpen com a chi eter, stesso prezzo non debbono guardare a nessuno, né alto né basso, niente. Non son daccordo perché bisognerebbe tire’ i’ còl che i gness più long a vèder s’i capissen. Hai bisogno? Ti tolgono anche i denti. Non son giusti in nessun modo. Devono fare i prezzi secondo le occasioni che vedono, se fossero delle persone umane. Vai a chieder qualcosa per te non c’è niente, questo qua li ha già presi. L’argomento che stiamo trattando è troppo alto e poi cosa ti devo dire, ho già detto tutto. Il prezzo viene anche dalla cultura, se uno richiede 2000 persone e un altro ce ne vanno invece 20000, dici: “Io prendo quello là anche se costa qualcosa in più!”. Hai capito? Ci son delle persone che possono valere, bisogna dargli quello che si meritano. Penso che se glie li danno fan bene a prenderli. Cosa devo dire, non sono competente. Siamo degli ignoranti noi, sempre contenti. E’ la pubblicità che paghi di più i detersivi e tutto, son fatti così. Perché la Rai fa pagare il canone e gli altri canali no? Vivono di pubblicità ma anche lei la fa, io per esempio quando arriva cambio subito perché non la sopporto. Il prezzo lo facciamo noi, sempre noi che aumentiamo, aumentiamo, arriviamo all’apice e non ce ne accorgiamo. Uno dice una cifra, quell’altro ne dice una più alta, nessuno se ne accorge e diventano miliardi. Magari facciamo un esempio Mediaset gli avrebbe offerto dei soldi, per tenerlo lì gli ne han dati di più. La pubblicità è sempre stata l’azione che ha dato spinta al pubblico”.
  • Negli anni ’40 non ricordo bene però all’inizio no, non c’era. Poi noi abbiam preso la televisione quando siamo venuti ad abitare a Bologna del ’59. S’andava nel bar. Una signora sola nel palazzo la teneva, per esempio andare a veder Mike Buongiorno. Tutti lassù perché c’era solo da lei. Io non me la ricordo proprio per niente la pubblicità, è venuta dopo perché han visto che gli altri forse facevan soldi e han detto: “Proviamo anche noi!”. Passato qualche anno ora ce n’è il massimo. Lo capisci te? Dicono così, ma chi lo capisce. Delle volte questi canali non si riesce a vedere che è sempre di quella, esagerano anche un po’ perché insomma paghiamo il canone. L’ho avuta, l’ho avuta… Quando è nato mio figlio. Un bagaglino che lo mettevo là dentro come una scatolina, poi lo andavano a accendere, non lo sentivamo neanche. Giusto per il bimbo delle volte quando piangeva: “Aspetta che adesso ti faccio sentire”. Ma sembrava che ti prendessero in giro. Alta così, bianca e nero proprio, il canale uno era. Poi dopo adesso non mi ricordo se si ruppe che mio zio ne portò un altro, lo giravi per così e non suonava più. Ci scappava la rabbia e basta. Non era tanto, dopo è cresciuto di quel poco”.
  • Forse sarà la pubblicità. Che lui avesse delle altre offerte e non volendolo mandar via gli han cresciuto il prezzo, con la pubblicità paghi di più te l’ho detto. Secondo me non capisco certi canali che ne fanno così tanta e altri no, allora com’è? Per vedere un film ti vuole quattro ore. Infatti non guardo Canale 5 perché non finisce mai, o cambiare poi dopo magari mi scordo invece di due ore dura tre. Alla sera specialmente, hai bisogno anche di dormire. Qualche anno fa è stato messo un limite ma poi han dovuto cedere al mercato perché offriva tanto, dava da guadagnare, prima la faceva Berlusconi tanto per dirne uno e poteva allargarsi immensamente perché c’era solo lui. Quando la Rai ha visto questo, dice: “Ma io perdo tutto, qua!”. Intervenendo lei è successo che si lottavano gli spot, il giochino perché rendeva. Pubblicità ha il suo mercato e rende molto, troveranno sempre il sistema di poterla comperare. Non puoi combatterla perché c’è la concorrenza, esisterà sempre. Mi piaceva Carosello, lo vedevo poi se devo dire cosa guardavo non me lo ricordo bene poi anch’io la televisione non l’ho avuta tanto presto. Andavo a guardarla da mio fratello. Quando sono andata a star da sola ci ho messo un pochino. Avevo appena comprato casa e insomma non c’erano i soldi, l’ho presa quando ho potuto. Era più bello, però… C’era il suo però, c’è poco da dire”.

Bibliografia:

F. Fazio, Una volta qui era tutta campagna
F. Fazio, Il giorno delle zucche
C. Chianura, Fenomenologia di Fabio Fazio
Littizzetto-Fazio, Che Litti, che Fazio
G. Durandin, Il grande imbroglio
AA.VV., Invasi dagli spots
V. Codeluppi, Storia della pubblicità italiana
F. Gian Luigi, Storia della pubblicità italiana dal 1945 a oggi
M. Melegaro, Carosello genio e pubblicità all’italiana
C. Nardella, La migrazione dei simbol
M. Guarino, Il potere della menzogna
AA.VV., Pubblicità: i vizi capitali
B. Ballardini, La morte della pubblicità
U. Volli, Semiotica della pubblicità
A. Zanacchi, Il libro nero della pubblicità
Gruppo Marcuse, Miseria umana della pubblicità
Bellotto-Mancini, Psicologia della pubblicità
Villari-Cimorelli, Manifesti, pubblicità e moda italiana 1890-1950


Articolo tratto da questo libro
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