L’antiscientismo tra rivolta luddista e oscurantismo religioso
- L’antiscientismo fra Seicento e Ottocento fu solo un fenomeno ispirato dall’oscurantismo religioso? Che ruolo vi ebbero la povertà diffusa e l’idea che la scienza fosse il simbolo di un sapere elitario in mano alla borghesia? Per quale motivo il popolo assaltò osservatori e accademie delle scienze? Come si sviluppò il luddismo contro la tecnologia nell’industria? Quando si formarono le prime idee contro i vaccini, la teoria della terra piatta e l’antievoluzionismo creazionista?
L’assalto all’osservatorio astronomico di Edimburgo
Durante il periodo tra il Seicento e l’Ottocento, ci furono diversi casi di tumulti, manifestazioni, sommosse, insurrezioni e rivolte popolari legate all’antiscientismo. Uno dei più noti è stato il tumulto di Edimburgo del 1780, quando una folla inferocita distrusse l’osservatorio astronomico di James Short, ritenuto simbolo dell’arroganza e del presunto potere dei “filosofi” contro la saggezza popolare. I tumulti di Edimburgo furono una serie di rivolte popolari avvenuti a seguito della crisi economica causata dalla Guerra d’Indipendenza americana. La popolazione era in grande difficoltà, iniziò a protestare contro le autorità locali e i commercianti che venivano accusati di speculare sui prezzi dei generi alimentari. L’osservatorio era stato fondato nel 1776 dall’astronomo reale scozzese, il conte di Crawford, e si trovava nella cima di una collina, vicino al castello di Edimburgo. La folla, composta principalmente da lavoratori e poveri della città, assaltò l’osservatorio e distrusse gli strumenti scientifici, che vennero rubati o distrutti. La dimora dell’astronomo reale venne anche danneggiata e saccheggiata. L’attacco all’osservatorio fu uno dei momenti più violenti dei tumulti di Edimburgo, che durarono diversi giorni e causarono numerose vittime e danni materiali.
L’attacco all’osservatorio di Edimburgo fu visto come un simbolo della tensione tra la popolazione e le élite intellettuali e politiche della città. L’evento fu anche una dimostrazione della diffusa ignoranza e ostilità nei confronti della scienza e della cultura accademica da parte della popolazione meno istruita. L’assalto all’osservatorio causò un danno irreparabile alla comunità scientifica, che perse uno dei suoi principali strumenti di ricerca e di osservazione astronomiche. L’evento ebbe anche un impatto sulla reputazione della città, che venne vista come un luogo di instabilità e violenza.La figura dell’astronomo reale, il conte di Crawford, venne vista come un simbolo di potere e di prestigio intellettuale, ma anche come un rappresentante delle élite che venivano accusate di favorire i propri interessi a discapito della popolazione più povera e meno istruita. In seguito ai tumulti di Edimburgo, vennero introdotte nuove misure di sicurezza e di controllo della popolazione, che portarono a una maggiore repressione e sorveglianza da parte delle autorità locali.
Tuttavia, l’evento dell’assalto all’osservatorio fu anche un catalizzatore per la nascita di nuove forme di resistenza e di lotta popolare, che cercavano di contrastare l’oppressione e le ingiustizie sociali. L’episodio dell’assalto all’osservatorio di Edimburgo è un esempio emblematico dei conflitti tra la popolazione e le élite intellettuali e politiche, che caratterizzarono molte città europee nel corso del XVIII secolo. La tensione tra saperi scientifici e tradizioni popolari, tra istituzioni accademiche e società civile, fu un tema centrale della cultura dell’Illuminismo, che cercava di promuovere una maggior diffusione della conoscenza e dell’educazione, ma che spesso si scontrava con le resistenze delle classi dominanti. Nonostante questo, l’assalto all’osservatorio di Edimburgo dimostra anche la forza della volontà popolare e la capacità di mobilitarsi per difendere i propri interessi e la propria dignità. Oggi, l’osservatorio è stato ricostruito e continua ad essere un centro di ricerca e di divulgazione scientifica di grande importanza, testimoniando la vitalità e la creatività della comunità scientifica di Edimburgo e del Regno Unito nel suo insieme.
L’assalto all’Accademia delle Scienze di Parigi
In Francia, durante la rivoluzione del 1789, ci furono diversi episodi di violenza contro gli scienziati e le loro teorie, come la distruzione dell’Accademia delle Scienze di Parigi e l’arresto di molti scienziati considerati nemici del popolo. Quest’ultimo fu un episodio significativo della Rivoluzione Francese, avvenuto il 27 luglio 1794. Durante questo episodio, un gruppo di uomini armati insorse contro l’Accademia, che all’epoca era composta da molti membri noti per le loro idee illuministe e la loro opposizione all’ancien régime. Gli insorti distrussero gran parte dell’edificio dell’Accademia e saccheggiarono molti dei laboratori e delle attrezzature scientifiche. La persecuzione degli scienziati durante la Rivoluzione Francese fu un fenomeno diffuso, soprattutto durante il periodo del Terrore (1793-1794), in cui il governo rivoluzionario cercò di eliminare ogni forma di opposizione e di consolidare il proprio potere. Molti scienziati furono imprigionati, torturati e giustiziati per le loro idee e per il loro sostegno al vecchio regime. Tra questi, vi furono anche molti membri dell’Accademia delle Scienze, come Antoine Lavoisier, uno dei fondatori della chimica moderna, che fu giustiziato nel 1794. La persecuzione degli scienziati fu motivata dalla convinzione che la scienza fosse una forma di sapere elitaria e borghese, che avrebbe dovuto essere sostituita da una scienza popolare e democratica, al servizio della rivoluzione e della società. Tuttavia, questa politica portò a una significativa perdita di conoscenza scientifica e di competenza tecnologica, che avrebbe avuto conseguenze negative per l’economia e lo sviluppo tecnologico della Francia nel lungo periodo.
Molti scienziati francesi emigrarono all’estero per sfuggire alla persecuzione o per cercare migliori opportunità di lavoro. Questo esodo di cervelli scientifici fu particolarmente dannoso per la Francia, che perse molti dei suoi migliori scienziati e tecnologi. Tuttavia, non tutti gli scienziati furono perseguitati e molti di loro furono in grado di continuare il loro lavoro scientifico, anche se in condizioni difficili e precarie. Durante la Rivoluzione, infatti, emersero nuove istituzioni scientifiche, come il Museo di Storia Naturale di Parigi, che divenne un importante centro di ricerca scientifica e di conservazione della conoscenza naturalistica. In alcuni casi la rivolta non fu contro la scienza in sé, ma contro la scienza borghese e la sua connessione con gli interessi delle classi dominanti. Oggi, la memoria degli scienziati perseguitati durante la Rivoluzione Francese ci ricorda l’importanza della libertà accademica e della tolleranza intellettuale, che sono fondamentali per il progresso scientifico e per la costruzione di una società basata sulla conoscenza e sulla ragione critica. Inoltre, la storia della persecuzione degli scienziati durante la Rivoluzione ci ricorda anche l’importanza di proteggere la libertà e i diritti umani, soprattutto in contesti di conflitto e di cambiamento sociale. Infine, ci insegna che la scienza e la tecnologia sono fattori cruciali per lo sviluppo e il benessere delle società, e che è necessario preservare e promuovere la ricerca scientifica e tecnologica per affrontare le sfide del presente e del futuro.
L’Accademia delle Scienze a Mosca
Inoltre, in molti paesi europei, l’antiscientismo fu utilizzato come pretesto per attaccare le istituzioni scientifiche e gli individui associati alla scienza, come ad esempio la repressione dell’Accademia delle Scienze di Mosca da parte del governo zarista russo nella seconda metà dell’Ottocento, il quale approvò una legge che limitava la libertà accademica e sottometteva l’Accademia alle direttive del governo centrale. Questo portò a un forte controllo politico sull’Accademia e alla censura delle pubblicazioni scientifiche, che impedì agli scienziati di esprimere liberamente le loro opinioni e di condurre ricerche indipendenti. Inoltre, il governo zarista limitò l’accesso all’istruzione superiore e alla ricerca scientifica ai membri dell’aristocrazia e della classe dirigente, escludendo la maggior parte della popolazione russa dalla possibilità di accedere all’istruzione scientifica. Questo portò alla formazione di una comunità scientifica elitaria e isolata dalla società russa, che non poteva beneficiare appieno delle conoscenze e dei progressi scientifici. Durante la Rivoluzione del 1917, l’Accademia delle Scienze di Mosca subì una nuova ondata di repressione da parte dei rivoluzionari bolscevichi, che accusarono gli scienziati di essere alleati del vecchio regime. Molti scienziati furono perseguitati, imprigionati o uccisi, e l’Accademia fu costretta ad adattarsi alle nuove politiche del governo sovietico. Nonostante ciò, l’Accademia delle Scienze di Mosca sopravvisse alla Rivoluzione e diventò uno dei principali centri di ricerca scientifica dell’Unione Sovietica.
Tecnologia borghese e luddismo
Nel XIX secolo, la diffusione dell’antiscientismo fu anche alimentata da questioni sociali ed economiche, come la disoccupazione, la povertà e la fame, che portarono a manifestazioni e sommosse contro le innovazioni tecnologiche e scientifiche che venivano considerate responsabili della situazione difficile della classe lavoratrice. Ad esempio, nel 1811, una folla di tessitori distrusse macchinari tessili nella città inglese di Luddenden, ritenendoli responsabili della disoccupazione nel settore tessile. In Italia, durante il Risorgimento, ci furono diverse rivolte popolari contro l’introduzione della scienza e della tecnologia straniera, considerata una minaccia per l’identità e la sovranità nazionale. Ad esempio, nel 1860, a Palermo, ci fu una rivolta popolare contro l’installazione di un telegrafo elettrico francese, che veniva visto come un simbolo dell’invadenza straniera. Inoltre, l’antiscientismo del periodo fu spesso associato a movimenti religiosi e conservatori, che vedevano la scienza come una minaccia alla fede e alla morale tradizionale. In questo contesto, ci furono diverse sommosse e insurrezioni contro le teorie scientifiche sulla natura umana e sulla creazione del mondo, come ad esempio l’opposizione al darwinismo e all’evoluzione delle specie, che venivano visti come un’offesa alle sacre scritture e alla creazione divina. Tuttavia, nel corso del XX secolo, l’antiscientismo ha subito una significativa riduzione grazie ai progressi scientifici e tecnologici che hanno portato a miglioramenti significativi nella qualità della vita delle persone. Inoltre, la diffusione dell’educazione e della cultura scientifica ha contribuito a ridurre le credenze e le paure irrazionali nei confronti della scienza. Oggi, l’antiscientismo sopravvive ancora in alcune forme, come ad esempio nei movimenti anti-vaccinazione e nella negazione del cambiamento climatico, ma la maggioranza delle persone riconosce l’importanza della scienza e della tecnologia per il progresso e il benessere dell’umanità.
Galileo e Darwin
Questo è forse l’aspetto più inquietante dell’antiscientismo, inteso non come il desiderio di una riforma del sapere che avvicini la scienza ai reali problemi della società, ma al contrario come uno strumento di inibizione della ragione che allontana dalla fede. Le origini dell’ostilità alla scienza positiva risalgono alla nascita stessa del metodo scientifico. Nel XVII secolo, la Chiesa cattolica romana condannò Galileo Galilei, Giordano Bruno e altri intellettuali per le loro teorie che contraddicevano la dottrina ufficiale della Chiesa. Questi episodi rappresentano i primi esempi di conflitto tra scienza e religione. Nel XVIII secolo, la filosofia dell’Illuminismo promosse l’uso della ragione e della scienza come strumenti per il progresso umano. Tuttavia, ci furono anche critiche all’eccessivo razionalismo e alla riduzione della realtà a una mera esperienza sensoriale. Nel XIX secolo, l’evoluzione di Charles Darwin fu criticata da alcuni gruppi religiosi che la vedevano come una minaccia alla dottrina creazionista. In particolare, i creazionisti sostenevano che la Terra e gli esseri viventi fossero stati creati da Dio in un momento specifico, e che non c’era spazio per l’evoluzione attraverso la selezione naturale. Nel XIX secolo, ci furono episodi di pseudoscienza e di teorie scientifiche false, come il mesmerismo e la frenologia, che contribuirono a minare la credibilità della scienza e dell’idea stessa di ricerca scientifica. Questi movimenti erano influenzati da una visione romantica del mondo, che valorizzava l’irrazionale e l’emozione rispetto alla razionalità e alla scienza.
Centauri e grifoni nel Seicento
Alcuni studiosi hanno suggerito che il terrapiattismo moderno potrebbe essere considerato un fenomeno che ha le sue radici nell’antiscientismo del Seicento. Uno degli esempi più noti è rappresentato dalla figura di John Wilkins, un teologo e filosofo inglese che ha cercato di conciliare la religione e la scienza attraverso la sua opera An Essay Towards a Real Character and a Philosophical Language del 1668. Wilkins ha proposto l’idea di una lingua universale basata su principi razionali e scientifici, ma ha anche sostenuto alcune credenze pseudoscientifiche, come l’esistenza di creature mitologiche come i centauri e i grifoni. Alcuni studiosi hanno suggerito che il tentativo di Wilkins di conciliare la scienza e la fede potrebbe essere visto come un precursore dell’approccio del terrapiattismo, che cerca di negare le conoscenze scientifiche in favore di credenze basate sulla fede o sull’esperienza personale.Tuttavia, va notato che il terrapiattismo moderno è emerso solo nel XIX secolo e ha avuto un’evoluzione complessa e variegata nel corso del tempo. Molti fattori, tra cui la diffusione delle teorie della cospirazione e la diffusione delle informazioni attraverso i social media, hanno contribuito alla sua diffusione e popolarità attuale.
Terrapiattismo nell’Ottocento
Uno degli studiosi che ha tracciato una storia critica del terrapiattismo dal XIX secolo a oggi è Michael Shermer, fondatore della rivista ‘Skeptic’ e autore di numerosi libri sulla pseudoscienza e le teorie del complotto. Shermer sostiene che il terrapiattismo moderno ha avuto origine nel XIX secolo, quando alcuni movimenti religiosi e filosofici hanno proposto l’idea di una terra piatta come alternativa alla teoria dell’evoluzione e alla scienza moderna. Nel corso del XX secolo, il terrapiattismo è stato mantenuto vivo da organizzazioni che hanno promosso la teoria attraverso libri, conferenze e altri mezzi di comunicazione.
Un altro autore che ha approfondito l’antiscientismo ottocentesco è Frank M. Turner, con il suo saggio The Victorian Conflict between Science and Religion . Turner analizza come la scienza e la religione siano entrate in conflitto nel Regno Unito durante il XIX secolo, portando a una serie di dibattiti sulla validità del metodo scientifico e sulla natura della conoscenza. In particolare, Turner si concentra sulle reazioni della Chiesa anglicana e sulla loro posizione nei confronti delle teorie scientifiche, come l’evoluzionismo di Charles Darwin. Infine, vale la pena menzionare anche il libro Anti-Evolution: A Reader’s Guide to Writings Before and After Darwin di Tom McIver, che esamina la storia dell’opposizione all’evoluzione biologica
La scienza non si ferma
Tuttavia, nonostante queste difficoltà, la scienza continuò a svilupparsi nel corso del XIX secolo, con molte importanti scoperte e innovazioni in campi come la biologia, la fisica e la chimica. Nel campo della fisica, la scoperta dell’elettromagnetismo e delle leggi della termodinamica portarono a importanti innovazioni tecnologiche, come la macchina a vapore e l’elettricità. Inoltre, il crescente interesse per la scienza e la tecnologia portò alla creazione di nuove istituzioni accademiche e scientifiche, che promossero la discussione e la diffusione delle nuove scoperte scientifiche. Nel XX secolo, la scienza continuò a progredire a un ritmo sempre più veloce, con una serie di innovazioni e scoperte che cambiarono radicalmente la nostra comprensione del mondo. Ad esempio, la teoria della relatività di Albert Einstein portò a una rivoluzione nella fisica, mentre la scoperta dei geni e del DNA rivoluzionò la biologia. Inoltre, la scienza e la tecnologia furono sempre più interconnesse, con l’avvento dell’informatica e l’esplosione delle tecnologie digitali che hanno trasformato la società.
La rivoluzione culturale
La rivoluzione culturale degli anni ’60 del XX secolo fu in parte rivolta contro la scienza borghese e il suo ruolo nella preservazione delle strutture di potere delle classi dominanti. I movimenti studenteschi e i gruppi di sinistra spesso criticavano la scienza come una disciplina elitaria che serviva a mantenere la gerarchia sociale e a giustificare le disuguaglianze economiche e politiche. Queste critiche erano spesso rivolte contro le università e le istituzioni accademiche, che erano viste come conservatrici e lontane dalle esigenze dei movimenti sociali e delle classi meno abbienti. Ci sono molti autori che hanno analizzato criticamente il ruolo della scienza nella società e nella politica, e che hanno sostenuto la necessità di una scienza più democratica e orientata ai bisogni delle persone. Alcuni di questi autori includono il sociologo francese Pierre Bourdieu, il filosofo italiano Antonio Negri e il sociologo statunitense Robert Merton. Essi hanno sostenuto che la scienza deve essere più aperta e inclusiva, e che deve essere orientata verso i bisogni e le esigenze delle persone e delle comunità, piuttosto che a servire gli interessi delle élite dominanti. Inoltre, molti studiosi hanno analizzato il ruolo della scienza nel contesto della globalizzazione e del neoliberismo, sottolineando come la scienza sia stata spesso utilizzata per giustificare la privatizzazione e la commercializzazione delle risorse naturali e dei beni comuni, a scapito delle esigenze delle popolazioni locali e dell’ambiente. Questi autori includono il sociologo francese Bruno Latour, l’antropologo statunitense Anna Tsing e la filosofa indiana Vandana Shiva. In generale, la critica alla scienza borghese e alla sua connessione con le classi dominanti è stata un tema importante nei movimenti sociali e politici degli anni ’60 e continua ad essere oggetto di dibattito e analisi critica oggi. Alcuni studiosi sostengono che la scienza ha un ruolo cruciale da svolgere nella risoluzione dei problemi globali, come il cambiamento climatico e la povertà, ma che questo ruolo può essere svolto solo se la scienza è più democratica e inclusiva, e se tiene conto delle esigenze e delle prospettive delle popolazioni marginalizzate e delle comunità locali. In sintesi, la critica alla scienza borghese e la richiesta di una scienza più democratica e orientata ai bisogni delle persone sono temi importanti nel dibattito contemporaneo sulla scienza e sulla tecnologia.