Sonetti sbajati. Origine di una querelle letteraria. Note alla terza edizione.
Sonetti sbajati
Note alla
terza edizione
Articolo di
Federico Berti
La prima edizione di questi sonetti ‘sbajati’ alla romanesca era pensata esclusivamente per la pubblicazione in digitale, in accordo con la legge dell’incessantismo e del presenzialismo imposta dalla tirannia del nuovo capocomico multimediale, la rete e il suo motore dei motori: per ossequiare questo Pantalone senza volto il piano editoriale prevedeva un sonetto al giorno, ispirato e ricollegato ai fatti salienti nella stampa quotidiana, trasfigurati in modo tale da non spegnersi con l’interesse per la notizia contingente ma porsi anche a lungo termine come brevi racconti esemplari, da un lato specchio documentario dell’anno in corso, dall’altro compendio di aneddoti senza tempo che potessero destare interesse anche a distanza di anni. Questa prima edizione ha conseguito risultati superiori alle aspettative, in poche settimane il canale è letteralmente ‘esploso’, alcuni dei componimenti hanno raggiunto un’audience interessante, altri hanno contribuito alla popolarità del piano complessivo, altri ancora che pur non rientrando nel blocco poetico erano comunque disponibili nello stesso canale, hanno raggiunto un pubblico di massa. In questo senso, la prima edizione del libro ha superato ampiamente le aspettative. A quel punto ne è uscita una seconda edizione, sempre in digitale ma non più rivolta al pubblico generico, pensata piuttosto per stimolare la critica o eventualmente la lettura dal vivo da parte di altre voci, la conoscenza di autori e dicitori romani con i quali interlocuire ed eventualmente collaborare.
Il risultato della seconda edizione ha pure travalicato ogni possibile ottimistica (e pessimistica) previsione, avendo suscitato da un lato l’interesse da parte dell’attore e doppiatore Germano Carella delle edizioni Drama Books, che avendo già riproposto in audio alcuni sonetti di Trilussa ha pensato di realizzare una sorta di sceneggiato radiofonico, un grottesco notiziario futurista a partire dal testo dei miei sonetti alla romanesca; dall’altro lato questo nuovo progetto editoriale ha innescato un’accesa querelle letteraria, protrattasi per settimane con vivo dibattito intorno ad alcuni problemi sollevati dalla forma metrica, dal linguaggio e dal contenuto di quest’operetta; temi come ipostasia e polimorfismo del sonetto, scrittura fonetica del testo, rapporto fra lingua e dialetto, ideologia dello standard linguistico, confesso che ne davo per scontata l’acquisizione e la consapevolezza almeno nell’ambiente degli appassionati, essendo ampiamente documentati anche a livello accademico negli ultimi trent’anni; con mia sorpresa ho dovuto constatare che non era così per tutti e per questo motivo, dopo aver ascoltato con attenzione l’interlocutorio, mi sono messo a scrivere quel che nell’edizione precedente avevo dato per sottinteso. Ne risulta l’apparato critico di questa terza edizione dei componimenti, ribattezzati con divertita provocazione ‘sonetti sbajati’. La ponderosità dei materiali che non mi ero accorto di considerare ormai acquisiti dalla comunità letteraria, si è concretizzata in una dissertazione che riapre il dibattito sul rapporto fra lingua e dialetto, satira politica e di costume, rigorismo e sperimentazione, sul concetto stesso di ‘popolo’ inevitabilmente sotteso a quello di letteratura ‘popolare’. Nel frattempo il numero delle poesie è raddoppiato, da cui la necessità di togliere la traduzione a fronte e in conseguenza rivedere anche la scrittura fonetica per rendere la lettura meno faticosa al poverocristo che se ne farà carico. Inevitabile la revisione del testo a distanza di due anni dalla prima pubblicazione, ho accolto in parte alcune proposte sulla trascrizione del parlato mantenendo il punto rispetto alla metrica, allo schema rimico, alla frontiera linguistica delle borgate in cui sono nato e cresciuto, quelle che si sono inghiottite il corpo di Pasolini, l’empirista eretico. E se qualcuno avrà ancora il buon senso di scandalizzarsi, me ne compiaccio vivamente.