Jessikka Aro. Il Debunking delle mezze verità. Podcast

Jessikka Aro. Il Debunking delle mezze verità

Jessikka Aro

Il Debunking delle mezze verità

Articolo di Federico Berti

Mi viene segnalata un’autrice piuttosto popolare in questo periodo sulla scena internazionale del cosiddetto ‘debunking‘, ovvero della caccia alle notizie false fabbricate ad arte. Si chiama Jessikka Aro e lavora per la televisione nazionale del suo paese, la finlandese Yleisradio Oy, che trasmette anche in Svezia, due paesi in questo momento sotto l’attenzione dei media internazionali per via di un coinvolgimento sempre più diretto nella crisi Ucraina, che rischia di estendersi anche alle terre del Nord. Il suo datore di lavoro è controllato per il 99,99% dallo Stato, lo chiariamo per poter risalire, quando servirà, alle fonti di finanziamento che ne promuovono l’attività di informatrice, in questo caso per la quasi totalità statali. L’inchiesta di cui si parla in questi giorni è partita nel 2013 e riguarda le operazioni di aperta manipolazione dell’informazione sulla crisi Ucraina, dimostratesi come operazioni filo-russe. Nel 2016 ha ottenuto per questo eccellente lavoro il premio Lukas Bonniers Stora Journalistpris istituito dal gruppo Bonnier. Per questo tipo di studi sostiene di essere stata bersaglio di minacce e intimidazioni, anche se per il momento non abbiamo che le sue dichiarazioni a riguardo. L’autrice si colloca politicamente in un’area vicina alla sinistra social-democratica europea. Non possiamo che esprimerle tutto il nostro supporto, la nostra vicinanza umana e politica, come professionista e come donna. Leggendo l’intervista a Jessikka Aro tuttavia, non mancano le domande, i dubbi, le incertezze. Come spesso accade, il debunker può essere veicolo più o meno consapevole delle verità parziali in cui egli stesso crede, o che l’ente finanziatore gli impone di assecondare. Nelle parole della giornalista svedese ad esempio, si trovano molte mezze verità che omettendo informazioni chiave portano comunque a una visione distorta della realtà, producendo un pensiero evidentemente non lineare, che potrebbe indurre alla dissociazione chi legge. In primo luogo, affermare che la fabbrica dei ‘trolls’ coincida sostanzialmente con il governo del Cremlino e indagare esclusivamente sulla disinformazione promossa dal governo russo costituisce di per sé un’informazione incompleta, e per sapere questo non abbiamo bisogno di rivolgerci alla stampa faziosa e complottista, poiché è la stessa stampa ‘occidentale’ ad affermare che fin dalla Seconda Guerra Mondiale la disinformazione consapevole e sistematica è portata avanti da apposite unità arruolate nell’esercito in collaborazione con lo Stato Maggiore e i governi di tutto il mondo, non solo quello russo, non solo quello americano. Sappiamo dunque che la disinformazione non è mai prodotta da una sola parte e dunque affermare che il disinformatore sia sempre e solo uno, è di per sé disinformazione. Non abbiamo nemmeno bisogno di smentire la propaganda occidentale, per sapere che anche nel democratico Occidente siamo vittime di propaganda non realistica, questo principio dovrebbe guidarci dunque verso una ricerca in entrambe le direzioni, non fosse altro che per mantenere un senso di attaccamento alla realtà che preservi il nostro buon senso, la nostra sanità mentale, per non trasformarci in tanti schizofrenici che vivono in un mondo di illusioni.

La prima mezza verità è dunque nel dichiararsi debunker ‘a senso unico’, poiché la guerra alla disinformazione non può essere mai unilaterale senza perseguire a sua volta una qualche forma di disinformazione, piegandosi cioè a una propaganda di forza uguale e contraria: appurato questo, non possiamo che andare a colmare le lacuna di queste verità parziali lasciate dalla giornalista svedese, partendo innanzi tutto dal presupposto che per saperne di più sulla disinformazione trasmessa dai media russi sul suo conto dovremmo svolgere delle ricerche più approfondite sulla sua vita privata e sui fatti che la propaganda russa le attribuisce, prima di poter accogliere le denunce da lei partite come verità dimostrate. Indagini, vuol dire processi e sentenze rilasciate da aule di tribunale, non dichiarazioni unilaterali di cui possiamo per il momento solo prendere atto. Sarebbe dunque indispensabile approfondire la storia di ogni singola intimidazione, ogni singola telefonata minatoria, ogni messaggio di posta elettronica, per identificarne la provenienza e chiarire quali di queste violenze siano partite effettivamente dalla stampa russa e se non vi sia stata una parte di collaborazione da parte delle stesse unità PSYOP occidentali nel perseguire questa strategia intimidatoria, per creare il ‘fattoide’ di un’intimidazione partita dai media russi. Non sarebbe la prima volta che questo accade, lo abbiamo visto con la guerra dei filmati e dei meme al tempo della guerra in Siria, in Afghanistan, in Iraq. Su questa campagna di stalking e minacce, l’intervista a Jessikka Aro per il momento non sembra offrire a noi delle fonti documentarie complete, links a indagini più approfondite, ma solo fonti parziali che rimandano a dichiarazioni unilaterali, delle quali prendiamo atto. Partiamo dunque dalle affermazioni rilasciate dalla dottoressa Aro, che non vi siano media indipendenti in Russia è falso. Come possiamo dedurlo? Basta leggere con più attenzione la stessa stampa italiana attualmente schierata dalla parte ucraina, senza dimenticare il giorno dopo quel che abbiamo letto, ma collegando tra loro le informazioni in modo corretto. Rosalba Castelletti ad esempio scrive sulle pagine di ‘Repubblica’ il 25 settembre 2021 di manifestazioni in Russia promosse da un Partito Comunista (che rappresenta al momento il 20% dell’elettorato russo) schierato contro Putin per denunciare brogli elettorali, cui sarebbero seguite violenze e arresti, ma l’esistenza stessa di un partito dell’opposizione in gara per le elezioni è dimostrazione del fatto che pur nella tendenza autocratica di un presidente non democratico, il sistema pluralista in Russia al momento tiene. Un partito politico non può resistere a lungo senza una stampa indipendente che ne consenta l’attività sul territorio nazionale, dunque devono esservi media indipendenti che evidentemente non conosciamo. Sappiamo dalla redazione di ‘Affari Italiani’ del 1 marzo 2022 che nelle manifestazioni contro Putin di questi giorni si sono viste esporre addirittura bandiere di Stalin, e che attualmente il Partito Comunista è il secondo partito nella Federazione Russa. Il deputato Oleg Smolen ad esempio, scioccato dall’invasione, sostiene che come intellettuale russo non avrebbe mai votato per il riconoscimento delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk se avesse saputo che la conseguenza sarebbe stata l’invasione. Anche Mikhail Matveyev ha chiesto la fine della guerra, scrivendo in un tweet poi cancellato di aver votato per la pace, non per la guerra, perché la Russia diventi uno scudo, in modo che il Donbas non venga bombardato e non che Kiev venga bombardata. Queste informazioni tratte dalla stessa stampa italiana non filo-russa, inducono a ritenere che in Russia vi sia un forte dissenso contro Putin da parte di un Partito Comunista all’opposizione, secondo partito al momento, fortemente critico rispetto all’invasione dell’Ucraina da parte del Presidente, questo dovrebbe essere sufficiente a screditare la teoria occidentale di una Russia non democratica, dove le libertà individuali sono negate, dove non esiste opposizione e dove non esistono media indipendenti. Basta connettere le informazioni tra loro per rendersene conto.

La seconda affermazione contenuta nell’intervista a Jessikka Aro, giornalista della televisione nazionale Finlandese, è che i media nazionali della Federazione Russa abbiano voluto far ricadere tutte le responsabilità della guerra sull’Ucraina, sulla Nato , mentre Mosca continuava a inviare materiale, forze di sicurezza, a difesa del Donbass con il pretesto della ‘denazificazione’. Parla a questo proposito dell’intervista a un soldato russo che, convinto di andare a combattere contro i nazisti, si trova sconcertato, confuso, perché una volta là si rende conto che è solo una bugia. In merito a questa intervista, né la giornalista né l’intervistatore di ‘Osservatorio Diritti’ fornisce dati identificativi, fonti emerografiche, documentazione di supporto, parla semplicemente di un anonimo soldato intervistato. Si riferiva forse, ma non possiamo saperlo, al colonnello della guardia nazionale russa Astakhov Dmitry Mikhailovich, di cui l’8 marzo scorso riporta ‘La Stampa’ che dopo essere stato catturato ha dichiarato che i suoi dubbi sul nazismo ucraino sono stati confermati quando è venuto a combattere in Ucraina e non ha trovato nazisti, ha scoperto anzi che i suoi pugili preferiti, gli ucraini Usyk e Lomachenko, progettavano di combattere per la resistenza: una dichiarazione unilaterale, rilasciata da un alto ufficiale prigioniero di guerra a conflitto in corso e trasmessa dai media nazionali ucraini, può essere considerata una verità non unilaterale? Il buon senso naturalmente suggerisce di prenderne atto, ma di sospendere il giudizio. Alcune delle informazioni rilasciate dalla dottoressa Aro sono documentate e credibili, ad esempio l’ingerenza dei media russi nella propaganda europea con il supporto dato alla Brexit nel Regno Unito, all’indipendentismo Catalano in Spagna, alla violenza dei gilet gialli in Francia e aggiungeremmo noi, al razzismo della Lega in Italia. Ma sappiamo che questo tipo di ingerenza non è stata unilaterale. Un’analisi attenta sulla ‘Bestia’, il sistema informatico a supporto di Matteo Salvini negli scorsi anni, rimandava non solo a fonti di finanziamento provenienti dalla Federazione Russa, ma anche a movimenti sovranisti negli Stati Uniti, legati in parte a Donald Trump, in parte ai movimenti razzisti e suprematisti bianchi ancora molto attivi negli stati del sud, coagulati intorno a forze di estrema destra e associazioni criminali come il Ku Klux Klan. Sono rimaste a questo proposito memorabili le dichiarazioni di Alessandro Orlowski, ex hacker e spin doctor digitale, sulla strategia comunicativa della Lega, sull’affare Cambridge Analytica, il business dei falsi profili twitter, del Gdpr, Facebook e molto altro, nel quale si andavano a censire le tracce digitali dei ‘rilanci’ di post provenienti dalla macchina della propaganda sovranista che legava a filo unico il neofascismo di Putin a quello di Trump, attraversando l’Europa. Sappiamo del resto che l’ingerenza nei fatti politici, nei movimenti di opinione, nel finanziamento dei media esteri, non è prerogativa della sola Russia ma che anche gli Stati Uniti hanno il loro N.E.D., National Endowment for Democracy, che ha pubblicamente dichiarato di aver investito miliardi di dollari nelle rivolte di piazza Maidan in Ucraina e nel finanziamento del sentimento anti-russo nelle regioni del nord. Anche in questo caso è dunque un’informazione parziale quella rilasciata dalla Aro, della quale ancora una volta prendiamo atto.

Ma l’affermazione realmente inaccettabile è quella che arriva al negazionismo delle presenze naziste in Ucraina. Questo è palesemente falso e non possiamo credere che la dottoressa Aro non ne fosse a conoscenza, quando ha rilasciato l’intervista alla rivista online ‘Osservatorio Diritti’. Non serve leggere giornali russi, scriveva Rodolfo Casadei su ‘Tempi’ il 16 Marzo 2013 che ben quattro ministri del governo Ucraino erano affiliati al partito Svoboda e non in posizioni secondarie. Parliamo del vice primo ministro Oleksandr Sych, il ministro della Difesa ammiraglio Ihor Tenyukh, militare al governo in un paese democratico. Ed era ancora un uomo di Svoboda il procuratore generale della repubblica Oleh Makhnitsky, l’uomo che ha spiccato il mandato di cattura internazionale contro il deposto presidente Yanukovich. Andriy Parubiy, il segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa, era stato addirittura un co-fondatore di Svoboda, che allora si chiamava più esplicitamente Partito Social-Nazionale dell’Ucraina, ed è approdato solo due anni fa nel partito della Tymoshenko Unione Pan-Ucraina Patria. “Di simpatie ultranazionaliste e xenofobe il vice di Parubiy, il fiammeggiante Dmitry Yarosh, il ministro dell’Istruzione Serhiy Kvit. Si tratta del leader carismatico e dell’intellettuale di punta di Praviy Sektor, Settore Destro, la componente più aggressiva dei manifestanti di piazza Maidan, punto di convergenza di vari gruppuscoli estremisti organizzati in forma paramilitare, responsabili dell’apparizione in piazza di simboli esplicitamente neonazisti”. A questo proposito una delle più frequenti smentite al nazismo ucraino è l’origine ebraica dell’attuale presidente. Anche questa è una verità parziale. Sappiamo che il presidente ha ordinato uno dei più noti miliziani di estrema destra, Dmytro Yarosh, a consigliere del comandante delle forze armate ucraine e ha consegnato il riconoscimento di ‘Eroe dell’Ucraina’ a uno dei capi di ‘Settore Destro’, Dmytro Kotsyubaylo. Con l’invasione russa (No, non neghiamo che ci sia un invasore e un invaso) quest’assegnazione di incarichi rilevanti a elementi compromessi con le forze eversive neonaziste si è ulteriormente intensificata. Ad esempio il primo marzo scorso è stato nominato a guida dell’amministrazione regionale di Odessa l’ex comandante del battaglione Aidar di estrema destra (No, non c’è solo l’Azov) Maksym Marchenko, accusato di vari crimini di guerra in Donbass. Potremmo proseguire indagando le relazioni tra alcuni di questi battaglioni e le forze politiche, economiche, da cui sono stati finanziati e addestrati, ma andremmo oltre i limiti di questo articolo, che non si propone di compiere l’ennesima operazione di propaganda schierata da una parte dall’altra, ma piuttosto di mettere in rilievo i problemi ‘mentali’ che stanno dietro ad alcune forme di comunicazione mediatica in uso di questi tempi, che producono una preoccupante forma di alienazione del dibattito producendo polarizzazioni di tipo squadristico nell’opinione pubblica, allontanando i cittadini di ogni stato nazionale dal vero problema, che non è la vittoria della Russia o dell’Ucraina, ma l’emergenza sovranista e la totale inerzia dei sistemi garantisti di fronte a un fenomeno sempre più istituzionalizzato, protetto dagli stessi governi delle più importanti potenze internazionali. Putin bombarda Kiev perché vuole denazificare il Donbas? No. Questo non deve indurci tuttavia a sottovalutare e negare i reali problemi che affliggono non solo l’Ucraina, ma l’Europa e il mondo. Dietro le affermazioni della debunker Jessikka Aro, se andiamo ad approfondire, troviamo di fatto un’operazione di propaganda unilaterale volta a intensificare il sentimento anti-russo, omettendo informazioni importanti delle quali dobbiamo essere consapevoli per poterci schierare dalla sola parte possibile, quella di chiunque veda in questa guerra un crimine contro l’umanità commesso parimenti da tutte le autorità impegnate nel conflitto, che hanno scelto di interrompere le trattative, finanziare i movimenti sovranisti, armare lo squadrismo eversivo dell’estrema destra e mobilitare la propaganda per mettere al potere squilibrati guerrafondai. Questo è il nostro vero nemico e per combatterlo, ora quanto mai serve prima di tutto il buon senso. Pace subito, tribunale internazionale, giustizia, ricostruzione e trattativa. Deporre e processare Putin, Zelensky, indagare sui finanziamenti al sovranismo europeo e perseguire i responsabili di questo disastro umanitario, questo chiedono i pacifisti di tutto il mondo.


Rassegne stampa


Per risparmiare 24 secondi. Bologna a 30 km/h
Giovanna Pedretti. La verità è un falso problema
Matrimoni misti e cittadinanza israeliana
Canto del Viburno rosso e Sich di Zaporyzhia
L’Ucraina non è nazista. Stepan Bandera non è un eroe
Un peso, una misura. Crimini di guerra russi e ucraini
Come nasce il Nazionalismo ucraino e quali sono i suoi valori
La censura euro-atlantica sull’Ucraina
Mendicare la pace ai signori della guerra
Foreign fighters, Contractors e guerra asimmetrica
Una serpe in seno all’Europa. Neonazismo e sovranismo
Falso ma vero. Azovstal tra mito, storia e disinformazione
Wagner Group. Uno stato fra gli Stati. Il ricatto di Prigozhin
Siberia. Deportazione o terra promessa?
Amur, confine di un genocidio nell’estremo oriente russo
L’inno nazionale ucraino: “Noi, fratelli, siamo di stirpe Cosacca”
Unità PSYOP e imperialismo. La guerra che abbiamo in testa
Jessikka Aro. Il Debunking delle mezze verità
Ucraina, Stati Uniti e glorificazione del nazismo
Profughi di un Dio minore? Bloccati alla frontiera Ucraina
ENI, Greenwashing e disastri ambientali
Holodomor, oltre il negazionismo e il revisionismo
Sergio Endrigo e le Foibe. 1947 nella propaganda revisionista
Stalin non era stalinista. Luoghi comuni e leggende nere
Africa Occidentale. Storia del Ghana, del Mali e del Songhai
Spazi africani nel mito greco. Teoria del Sahara Verde.
Il mito delle Amazzoni in Africa. Dai classici al Dahomey
La verità su Boko Haram e il denaro dell’Occidente
Da servi a padroni, la questione della schiavitù nell’Islam
Cosa accade in Nigeria per lo sfruttamento del petrolio
La lotta alla schiavitù tra riscatto e conflitto etnico.
Abeokuta, la leggenda di Lisabi da liberatore a tiranno.
La città degli schiavi Abeokuta e il sito di Olumo Rock
Black Axe Confraternity. L’ascia nera della mafia nigeriana
La tratta delle donne in Nigeria. Superstizione e magia nera
Nigeria, la lotta armata degli Igbo nel delta del Niger.
Furti di petrolio in Nigeria tra resistenza e criminalità
I neri hanno la musica nel sangue? Stereotipi e razzismo
Violenze Onu ad Haiti. Bambini nati da stupri
Periodi intermedi e transizione sociale nell’Antico Egitto
La comunità immaginata dell’Egitto Predinastico
Antico Egitto fra pluralismo e pensiero unico
La leggenda afghana di Zamr Gabrè
La resistenza in Afghanistan. Notizie e prospettive
Scorte alimentari in Cina, politica aggressiva?
La gestione del dissenso in Cina, problemi e prospettive
La questione degli Uiguri. Perché è tanto complessa
La politica della prosperità comune e gli influencers in Cina
La Cina ha accusato gli Stati Uniti di Infettare il mondo?
Chi arma le milizie ribelli in Kazakistan
Rassegna stampa. Chi sono i signori della guerra
Perché aumentano i prezzi dell’energia
La spartizione dell’Artico. Competizione per le risorse
Machismo e violenza di genere nelle sale da ballo
Le leggi delle donne in Italia.
Dracula e il vampirismo tra mito e realtà
Anfetamine, oppiacei, barbiturici. Il nazismo e le droghe
Clandestinità e repressione del druidismo nell’antica Roma
Guerra e disinformazione in Siria. Il caso di Eva Bartlett
Buscetta, politica e narcotraffico. Il segreto di Pulcinella
Michel Foucault e la volontà di sapere
La vera pandemia è nella psicosi di massa
Non solo Greta, non solo clima. Le riforme non bastano
La guerra cognitiva da Bibbiano al genocidio comunista
Bibbiano e l’inchiesta sull’affido. Perché non mi convince
La foto dei bambini al museo. Rapiti dall’androide
La crisi dei missili coreani. Dov’è il malinteso
Le armi chimiche degli Stati Uniti.
Sequestro Butac. La rivincita dei Nerds
Fake news. Responsabilizzare l’utente
Oligarchia della New Policy. Governance e stabilità
Radicali, riformisti, movimentisti
Due luoghi comuni sulla loggia P2
Il falso storico del Dossier Mitrokin.
L’eredità intellettuale di Ida Magli.
Destra e sinistra. Dov’è la differenza?
La verità sul patto fra Stalin e Hitler
Condividi