Scacchi e gioco d’azzardo nel Quattrocento.
Ivana Ait
Un medico, la sua biblioteca
e il Libre Partiti Scacchorum a Roma
Tra l’ultimo quarto del XVI e i primi decenni del XV secolo
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Un inventario, finora sconosciuto, che assume particolare importanza nella ricerca sui medici e sul contesto culturale romano tra gli ultimi decenni del XIV secolo e i primi del XV secolo. Questo documento rivela l’entità della biblioteca privata, composta da più di 30 libri, di proprietà del magister Bartolomeo di Cecco, un medico originario di Viterbo che si trasferì a Roma, dove si sposò ed esercitò la professione. L’inventario, trascritto nell’Appendice di questo saggio, fu compilato dopo una controversia tra gli eredi e getta luce sulla circolazione internazionale delle biblioteche e sull’interesse particolare del medico per il gioco aristocratico degli scacchi, sottolineato dalla presenza di un volume di libri di partite scacchistiche nella sua collezione.
La presenza di questo libro nella collezione personale di un medico del quattrocento, benestante ma non aristocratico e per giunta immigrato dalla Tuscia, viene considerata dall’autrice insolita per quel periodo nell’ambito romano, sebbene l’interesse per il gioco aristocratico degli scacchi sia attestato da diversi manoscritti nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Si pensi al De ludo Scacchorum attribuito al frate Jacopo da Cessole. Il testo conservato nella biblioteca del medico doveva servire a esercitarsi in modo concreto, operativo, su un centinaio di posizioni e mosse utili alla vittoria o al pareggio. Ogni pagina del testo è occupata dallo schema della scacchiera con i pezzi indicati con nomi, lettere e simboli. La modalità di perfezionamento nella tecnica fa pensare a sfide di memoria, intuizione, tattica, eventualmente accompagnate anche da una scommessa in denaro, beni o servizi. Si trattava ancora di un gioco elitario, aristocratico, diffuso in modo particolare fra persone che ne potessero comprendere e apprezzare la simbologia militare.
Il gioco veniva raccomandato per il tirocinio politico. Alcune disposizioni statutarie del tempo testimoniano l’insorgere di problemi relativamente al gioco d’azzardo, con ogni evidenza praticato, per cui ad esempio a Novara si decretava l’obbligo di giocare in luoghi pubblici, mai in privato, concordando un tetto massimo per le puntate. Nell’inventario dei beni redatto durante le pratiche testamentarie, risultano tre creditori cui il medico doveva del denaro, uno dei quali per motivi non dichiarati. Nella vicenda giudiziaria si pose il problema di andare in cerca degli eventuali altri ‘occulti’ creditori, data l’occupazione ludica del padre che per l’appunto era spesso legata a problemi patrimoniali a causa delle ingenti scommesse.
Nell’elenco dei possedimenti inventariati al medico, si annovera Item unum librum partiti schacchorum, che pur non consentendo una netta identificazione del suo contenuto, chiarisce però fin dal titolo che non si tratta di quelle opere moraleggianti sul significato simbolico e filosofico in relazione ai costumi molto in voga allora, i cosiddetti ‘scacchi moralizzati’, ma proprio una raccolta di partite, termine con cui si indicavano le posizioni dei pezzi sulla scacchiera. Se ne conoscevano allora diverse di queste raccolte, che presentavano partite con varianti e studi annessi.
L’articolo di Ivana Ait testimonia fin dai primi anni del Quattrocento un’abitudine consolidata di trascrivere esempi di partite di scacchi, posizioni, sulle quali esercitarsi, pubblicate in opere manoscritte simili ai moderni manuali di strategia, e una preoccupazione sia al livello delle istituzioni pubbliche, sia del privato, per la pratica dell’azzardo associata molto spesso al gioco, a causa della quale potevano venirsi a creare delle controversie patrimoniali.
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BIbliografia:
- Numerosi i manoscritti del Libellus de moribus hominum et de officiis nobilium super ludo scaccorum (secc. XIII-XIV) che si conservano nella Biblioteca Apostolica Vaticana: Barb. lat. 366 (a. 1419), ff. 1-87; Ott. lat. 1360 ( XV ); Pal. lat. 855 ( XV ), ff. 53-116v; 961 (a. 1458); 1066 ( XV ), ff. 192v-216v; 1262 ( XV ), ff. 297 (285) – 338 (325); 1726, ff. 96-133v (a. 1423); Reg. lat. 430 ( XV ), ff. 73-100v; 1092 ( XV ), ff. 1v-62v; Ross. 849 (1442); 1068 ( XV ), ff. 1-11; Vat. lat. 1042 ( XIII – XV ), ff. 70-117; 3161 ( XV ); 5113 ( XV ); 4801 ( XV ), ff. 1-114. Edizione: Jacme De Cessulis, De los costums dels homens e dels officis dels nobles sobre el Joch dels Escachs, ed. J OS . B RUNET , Barcelona 1900.
- Inventario dei beni del medico Bartolomeo di Cecco del 18 maggio 1420, ASR, Ospedale del S. Salvatore, Arm. VIII, mazzo IV, ora cass. 506, doc. 43D.
- M. L. Lombardo, I giocatori di dadi e di carte a Roma nel Quattrocento nelle fonti fiscali della Camera Urbis, in: Il gioco nello Stato pontificio, cit., pp. 27-61.
- Il gioco e la guerra nel secondo millennio, a cura di P. Del Negro e G. Ortalli, Treviso – Roma 2008
- R. Rao, Scacchi e società nel Piemonte medievale, in: Giochi e giocattoli nel Medioevo piemontese e ligure, a cura di R. Comba e R. Rao, Mondovì 2005
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