“Il cerchio che diventa un quadrato”. Articolo di Vera Vu Vaiano

Vera Vu Vaiano, artista di strada. Come rapportarsi alle nuove norme sul distanziamento sociale imposte dalla pandemia di Coronavirus? In questo suo contributo, alcune riflessioni importanti.

Il cerchio che
diventa un
quadrato.

Articolo di
Vera Vu Vaiano

Ovvero, ‘Circobus’.
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Mi siedo per riflettere. E ancora non so dove mi porterà questa riflessione.

All’ inizio di questa quarantena la prima reazione è stata quella di dedicarmi ad un orto. Lo sconforto per non poter lavorare da brava femmina di casa si è tradotto in una soluzione concreta per affrontare il problema della spesa. Ma non essendo solo brava femmina di casa rimandare la ricerca di una soluzione per ritornare in piazza è durato poco. Come riprendere a lavorare? Quali le soluzioni che possano trasformare le future restrizioni, il distanziamento sociale, in un atto creativo?

La risposta si articola per più fronti, almeno tante quante sono le discipline che ognuno di noi sceglie per attuare nelle strade o nelle piazze, ma in realtà tante quante sono le teste degli artisti che si interrogano su come modificare o completamente stravolgere il proprio spettacolo. Ognuno ripercorrendo mentalmente il proprio spettacolo o performance avrà una lista di cosa potrà ancora fare o cosa no. Tutti: chi fa spettacoli a cerchio, chi ha personaggi itineranti, o chi ha piccole performance in postazione fissa come le statue viventi, i musicisti, i madonnari. Ognuno troverà la propria particolarissima soluzione adatta alla propria indole e capacità, ma soprattutto adatta a quello che ‘era prima’. Per alcune proposte artistiche sarà semplice, per loro stessa natura, per altre un po’ meno.

E allora restringo la riflessione a quello che conosco meglio. Il mio spettacolo. Uno dei miei spettacoli, il cavallo di battaglia, quello che affini in anni e anni di esperienza. Quello che fai da una vita, ma che una vita fa era una cosa completamente diversa. Lista dei problemi: come fare il cerchio a buchi? Come gestirlo senza uscire continuamente dal personaggio? Come eliminare tutti i giochi di contatto col pubblico? La soluzione mi pare sia: ‘cambia spettacolo’; un cerchio si può gestire rimanendo nel personaggio con pazienza ed esperienza, ma un cerchio a buchi non si può fare, e senza infastidire continuamente il pubblico, con improvvisazioni e giochi, la mia storia non regge.

Ho un’altra soluzione anche: concentrarsi su altri personaggi. I miei carillon/statue viventi.. sarà difficile non toccare le persone, ma non impossibile, i miei personaggi itineranti…sarà difficile non toccare le persone ma non impossibile. E poi le mascherine: se stai a distanza non sono obbligatorie all’aperto. E questo è già un buon punto di partenza.


Un video di Vera Vu Vaiano. Qui trovi il suo canale YouTube, al quale puoi iscriverti per conoscere meglio l’artista e il suo lavoro.

Si, ok e lo spettacolo? Rimandare il problema dura sempre poco. Come tanti ho diverse idee nel cassetto, ferme da anni, pezzi di storie che potrebbero diventare piccoli spettacoli per pochi spettatori alla volta. La brevità al servizio del non assembramento. Ma anche della cura del dettaglio. E la gestione del pubblico potrebbe diventare una soluzione scenografica, dei disegni a terra, delle bolle colorate in pvc. O la gestione del pubblico diventa essa stessa performance, un atto creativo metterli tutti a scacchi? Ci sono tante possibilità, più di quelle che sono nella mia testa.

Però c’è una possibilità interessante per chi ha spettacoli già pronti che non prevedano contatto fisico col pubblico, immagino per esempio spettacoli di fuoco tipo i ritual, o burattini, o clown, giocolieri, acrobati senza numeri con volontari. Una idea potrebbe essere quella di riappropriarsi dei piccoli spazi,dei cortili delle piccole comunità. Se avessi uno spettacolo adatto accarezzerei l’idea di organizzare una ‘Tournèe’, nei piccoli comuni dell’entroterra. Immagino di chiamare i sindaci e dire: “voglio venire a fare spettacolo da voi, avete un bel cortile, un giardino dove posso esibirmi? Ho la locandina pronta devo solo indicare data e ora”. E poi decidere se fidarmi e farle attaccare a loro o andare io stessa in giro ad affiggerle. Sarebbe un modo un po’ antico di recuperare il rapporto col territorio a noi più prossimo (perché un progetto del genere va fatto in uno spazio che conosciamo). Sarebbe il modo di recuperare un pubblico diverso: non annoiato dal decimo spettacolo della serata, dal ristorante che lo ha fregato sul conto, dallo stress dello struscio senza senso. Sarebbe un modo per liberarsi dalla naturale esigenza di un cerchio che delimiti il nostro spazio scenico, perché se sei in un cortile o in un bel giardino, anche se sparpagli il pubblico uno buona location può comunque crea re quella bolla atemporale indispensabile allo spettacolo. Per un progetto del genere si potrebbe lavorare in gruppo, più artisti, ogni sera una piazza diversa a testa, ma si condividerebbero le ‘fatiche della gestione’, tipo eventuali sopralluoghi o l’affissione della pubblicità.

Immagino già le obiezione dei Pirati e degli Ingaggisti a tutti i costi: “Chi vuole il mio spettacolo lo paga” o “Io vado a fare cappello dove preferisco”. L’obiezione è vostra. Immaginare possibile varianti che adattino l’idea alla propria visione del mondo anche è lavoro vostro. Io sto parlando di altro. Non di soldi. Non solo di soldi.

A proposito di soldi. Un pensiero rimane fisso. Come artista di strada la componente ‘a cappello’ del mio reddito totale non è trascurabile e soprattutto poter lavorare, saper lavorare a cappello mi ha sempre dato la libertà di non dover dipendere da ingaggi. Un presunto delirio di onnipotenza che ora traballa. Come la casa custode dei tuoi affetti e delle tue certezze traballa col terremoto . Rispetto alle soluzioni pensate e attuabili dovrò sicuramente ridimensionare quello che considero il mio standard per un cappello medio e probabilmente dovrò rinunciare ad una fetta del mio reddito. Ma so per certo che la vita ti sorprende sempre. E la gratitudine di fare un lavoro splendido non si esaurirà troppo presto.

Grazie Vera,
ci penseremo su!

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