Il segreto di Hitler
Anfetamine, oppiacei, barbiturici
Il nazismo e le droghe.
Un documentario del National Geographic mette in evidenza un aspetto poco noto nella vita del Fhurer, dal quale emergono importanti riflessioni. Parla del dottor Theodore Morell, medico personale di Adolf Hitler, da molti suoi contemporanei considerato un arrivista venditore di fumo che aderì per opportunismo al partito e costruì con il suo paziente un rapporto di assoluta dipendenza. A sostegno di queste ipotesi le cartelle cliniche ritrovate nella documentazione dell’esercito americano, i diari personali di Morell smarriti con la sconfitta della Germania e poi ritrovati dal controverso storico revisionista David Irving, oggi conservati negli archivi federali tedeschi. Non è qui in discussione la posizione dei negazionisti, che si confuta da sola mancandole un fondamento storico ed è stata già colpita duramente dal tribunale inglese con la condanna dell’autore al carcere per incitamento all’odio razziale e apologia del nazismo, quanto piuttosto la nostra percezione dello squilibrio mentale che si manifesta in una persona dal modo in cui parla, dal tono della voce, dalla mimica, dalla gestualità e più ancora, dal contenuto dei suoi discorsi. Se incontriamo un drogato sappiamo riconoscerlo, ma se notiamo lo stesso comportamento in un attore, in un cantante, o in un politico, molti di noi sono pericolosamente inclini a non dargli la stessa importanza
Prima del 1936 Morell era stato al servizio di molti personaggi illustri, ebbe pazienti facoltosi nel ceto elevato di Berlino tra cui il fotografo personale di Hitler, dovette affrontare qualche problema coll’avvento del nazismo perché sospettato di origini ebree ma reagì integrandosi nel regime e guadagnandosi la fiducia della nuova elite; venne dunque a sapere dalle indiscrezioni dei suoi assistiti quanti problemi di salute avesse il cancelliere di ferro, quello spavaldo condottiero che doveva guidare il paese verso il predominio del popolo eletto in realtà soffriva di frequenti sbalzi d’umore che gli procuravano crampi allo stomaco, aveva i denti rovinati e una pericolosa dipendenza dal glucosio. Soggetto a terribili flatulenze, pare avesse anche un alito insopportabile.
Il dottor Theodore Morell si fa presentare a Hitler proponendogli di curare lo stomaco ingerendo un preparato estratto dalle feci umane, il cosiddetto Mutaflor, la cura funziona e gli guadagna credibilità, da quel momento in poi sarà uno dei personaggi più vicini al capo del NSDAP; nei suoi diari annota lo stato di salute del Fhurer nel periodo in cui stava già iniziando ad attuare il suo piano per il dominio del mondo: emicranie, violenti accessi d’ira alternati a momenti di depressione, curati fin da subito con dosi massicce di barbiturici, anfetamine, oppiacei; ne diventerà presto dipendente. Queste ipotesi non sono in contrasto con l’impeto e la violenza verbale, l’istrionismo spinto fino all’eccesso che si può verificare fin dai primi discorsi del noto criminale di guerra; siamo insomma di fronte a un malato di mente con passato da vagabondo, artista fallito e teppista violento, prima di trovare quei misteriosi finanziamenti che gli assicurano il controllo del paese. Un quadro assolutamente compatibile con la successiva dipendenza da medicinali. A questo proposito non sarà inutile tenere presente che lo studio del dottor Morell era specializzato in urologia ed elettroterapia a quei tempi somministrata per l’appunto a pazienti cui venivano diagnosticati disturbi psichici.
Durante il periodo della cosiddetta arianizzazione Morel si appropria di molte industrie chimiche e farmaceutiche sottratte con la forza ai vinti, costretti a vendere oppure uccisi; costruisce così in poco tempo un suo piccolo impero personale, destinato a cadere con le sconfitte in guerra. Gli insuccessi della Wermacht renderanno il Fhurer sempre più nervoso, la salute continuerà a peggiorare e il medico aumenterà il carico dei farmaci, contribuendo al precoce decadimento fisico. Nel ’43 la salute di Adolf Hitler è gravemente compromessa: problemi di cuore, sbalzi d’umore, depressione, cominciano a manifestarsi i primi sintomi del morbo di Parkinson e un forte disorientamento, la follia sta divorando il comandante in capo della macchina da guerra tedesca, sconfitta su ogni fronte; Morell resta vicino al suo paziente fino all’ultimo nel famoso bunker di Berlino, poi nel ’45 viene congedato; subito catturato dalle forze alleate, internato in diversi campi di concentramento e poi restituito alla libertà, non vive a lungo. Muore a Tegernsee per problemi legati alla sua obesità nel 1948.
Questo documentario del National Geographic mostra non soltanto un dittatore malato e dipendente da sostanze stupefacenti, ma fin dal principio un ipocondriaco pieno di problemi, altro che primato della razza ariana: Hitler è un malato di mente, cui una moltitudine d’incoscienti ha affidato la guida della nazione. Questo l’interrogativo che pone il video, sappiamo noi riconoscere un ubriaco, un uomo in stato confusionale, un demente psichiatrico, dal modo in cui parla, dal tono della voce, dal comportamento e dal contenuto dei suoi discorsi? E’ arrivato il momento di rispondere a questa domanda.