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Giovani che imparano dai vecchi. Una tradizione di Pasquini romani.

Giovani che imparano dai vecchi

Guido Palma e Costantino Pucci

Una tradizione di Pasquini romani

Abbiamo parlato in altre occasioni dei Pasquini romani e di come la tradizione sia stata più volte ripresa dal potere stesso per creare una satira di volta in volta aristocratica, clericale, borghese, popolare. Pasquino è una maschera, chi la indossa ha la responsabilità di farla parlare. Erano pasquinate quelle che nel Cinquecento i cardinali si compiacevano di far appendere alle statue dai loro stessi studenti, versi d’occasione che portavano le firme di autori come Pietro Aretino, non sempre e soltanto poeti ‘popolari’, talvolta risolvendo in disimpegnato ‘gossip’ tra marchesi, conti, piccoli e grandi potentati locali. Del resto chi sapeva scrivere allora, era già uno a suo modo importante, la scuola dell’obbligo e l’alfabetizzazione di massa non avevano avuto luogo ancora: se sapevi scrivere o tu eri un ebreo, o un prete, o uno studente, o un professionista (medico, notaio, avvocato), oppure un letterato. Gli altri cantavano, non scrivevano. Ne ho parlato a proposito dell’invenzione del dialetto romanesco e delle tradizioni posticce create dai ricchi per far sentire i poveri parte di uno stesso progetto culturale, come quando al tempo di Mussolini ‘deportarono’ i romani poveri da Trastevere nelle nuove borgate senza nome, per lasciare il centro storico alla media e alta borghesia. La tradizione che troviamo in questo video è molto più recente e nasce ‘dal basso’. Un cantastorie, saltimbanco di borgata, conosce un anziano poeta che milita ancora nelle piccole provocazioni in versi e fa parlare non soltanto la statua di Pasquino, ma anche, elemento originale, quella di Giordano Bruno in Campo dei Fiori. Il non più giovanissimo Costantino Pucci, e l’anziano Guido Palma, del quale si era interessato anche il linguista e docente di semiotica Tullio De Mauro, diventano amici e per alcuni anni coltivano insieme questo rapporto di apprendistato ‘tradizionale’, fino al punto in cui il maestro riconosce la ‘filiazione’ del suo allievo. E’ un percorso che merita attenzione anche dalle pagine di questo sito, poiché non è diverso da quell’apprendistato che mi ha legato personalmente al cantastorie Giuliano Piazza fino alla sua prematura scomparsa. Questo comune percorso di attenzione verso le generazioni che ci hanno preceduto, mi affratella in modo particolare a Costantino. Guido de Palma è scomparso il 14 luglio di quest’anno, apprendo con dolore questa notizia. Auguro a Costantino di trovare allievi altrettanto tenaci e ‘resilienti’, com’è stato lui col suo maestro.

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