L’eroe rumeno che salvò i bambini.
Federico Berti. Copyright 2015. Fiabe moderne.
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L’eroe rumeno
che salvò i bambini
Non giudicare un libro dalla copertina
Il pregiudizio può riservare imbarazzanti sorprese, per esempio quando un immigrato salva la vita a molte persone dimostrandosi più intraprendente, più coraggioso e con maggiore senso civico di tanti cittadini italiani. Come avvenne a quel rumeno che non esitò a gettarsi nelle fiamme d’un incendio per portare in salvo i suoi vicini di casa. Ma voglio proprio raccontarvi questo fatto. Un migrante di Transilvania viveva in un paese straniero con la sua famiglia, siccome faceva il turno di notte e dormiva di giorno i vicini pensavano: “Questo rumeno scansafatiche, non ha voglia di far niente!”. Così quando aveva bisogno d’un aiuto o se mancava il sale, l’olio in casa, nemmeno gli aprivano la porta. “Torna a letto!” rispondevano. Accadde una mattina che l’uomo non poté dormire, aveva un figlio malato ed era andato a pregare il dottore che venisse a visitarlo. Tornando a casa trovò una folla riunita davanti al portone, che guardava in alto. Il palazzo stava bruciando! Fuoco e fiamme si sbracciavano dalle finestre, sentiva le urla dei bambini spaventati e le madri che non volevano abbandonarli. L’uomo di Transilvania guardò i vicini fermi in mezzo alla strada col naso per aria, incapaci di reagire. Erano preoccupati per l’argenteria, gioielli e preziosi. Chissà il danno! Domandò se avessero chiamato un soccorso, non capivano la sua lingua. Non lo ascoltavano. Le fiamme danzavano sul filo giocando a palla come le foche del circo. Nessuno reagiva, chi s’abitua a delegare gli altri non sa prendere iniziativa quand’è il momento. Senza pensarci due volte l’uomo si mise cercare aiuto nei dintorni, “Torna a letto!” gli rispondevano. Era disperato. Suo figlio lassù tra le odalische di fuoco, doveva correre a salvarlo. Stanco dal turno di notte, senza fiato correva a grandi passi attraverso piazze, vicoli, strade, saltava i semafori a pie’ pari e girava intorno alle automobili in sosta, scivolava sotto le gambe delle signore col carrello della spesa e faceva il salto della cavallina sui dirigenti delle fabbriche dal volto abbronzato. Finalmente lo accolse nel suo negozio un anziano gioielliere, circondato da orologi d’oro e collane d’argento, sembrava Sant’Eligio in persona. Il patrono degli orafi. Vedendo lo straniero tanto spaventato, ascoltò la sua storia pensando: bisogna fare presto! Prese il telefono e chiamò i vigili del fuoco. Intanto l’uomo di Transilvania tornò verso casa e correndo salì le scale del palazzo divorando i gradini come il tempo mangia i minuti, arrivò in cima. Il fuoco era dappertutto, si tuffò nelle fiamme coprendosi il volto con un fazzoletto. Portò in salvo i bambini, poi le donne, infine gli ultimi rimasti intrappolati dalle fiamme nel sonno. Perché mentre lui faceva il turno di notte, erano gli altri a dormire! Intanto i vigili arrivarono e spensero l’incendio. Nessuno pensava più ai gioielli e all’argenteria. Dopo un tempo che sembrò un’eternità, tutti vennero in salvo. Il migrante poté rientrare in casa e riposare infine qualche ora. Se passi da quelle parti, guardando il palazzo vedrai il segno del fumo nero che lasciò quel giorno un’impronta sul muro. Non è possibile cancellarla, nemmeno la pioggia può lavarla via; se la copri di vernice, dopo qualche settimana spunta ancora da sotto l’intonaco. Se guardi bene, nella macchia ti sembra di vedere il volto di Sant’Eligio. Il patrono degli orafi.
Messaggero TV
Bologna, palazzo del centro in fiamme:
rumeno eroe salva tutti gli inquilini