“Migranti”. Il volo di Icaro. Ispirata a un testo di Dario Fo
Migranti
IL VOLO DI ICARO
Mazurka. Spartito, Mp3.
Edizioni Valter Colle / Ossigeno, 201
Parole e musica: Federico Berti
Spartito: JPEG | PDF
Parole e musica:
Federico Berti
In mezzo al mare tra le nuvole
la danza degli uccelli
dal buio amaro di quell’isola
la stanza degli specchi
nel sogno che verrà
la nostra libertà
negli occhi tuoi
negli occhi miei
il mondo nuovo che vogliamo
voliamo padre e figlio
nella mano lontano.
Tra le rovine della mia città
distrutta dal cannone
mi figuravo un’altra civiltà
di legge e di ragione
il sogno che portiam
speranza e dignità
negli occhi tuoi
negli occhi miei
il mondo nuovo che vogliamo
voliamo padre e figlio
nella mano lontano
Vengono a salutarci
sul molo del porto
con il fucile in mano
le casse da morto
sparano dai balconi
chiamandoci assassini
via di là
via di qua
quel che si vedrà
negli occhi miei
negli occhi tuoi
non l’avrei creduto mai
Ispirata a un
racconto di Dario Fo
Parole e musica di Federico Berti
Questa mazurka di Federico Berti è un’allegoria sulla tragica morte in mare dei migranti che non han trovato accoglienza in nessun paese d’Europa, ma solo frontiere chiuse; le proteste sugli sbarchi, le innumerevoli polemiche sulla deriva dei clandestini, sull’emergenza mai documentata del rapporto fra cosiddetti extra-comunitari e criminalità, le ipotesi di aiutarli ‘a casa loro’, la corsa al rimpatrio e all’espulsione, han sollevato molte discussioni, ma in verità mentre noi eravamo qui a filosofare sul buonismo e sul razzismo, tanti innocenti morivano in mare.
Nel leggere queste notizie il pensiero m’è tornato a un racconto del maestro Dario Fo ispirato a un classico di Luciano da Samosata, nel quale Dedalo e Icaro in fuga dal labirinto di Cnosso volano in cielo sulle ali costruite dal leggendario architetto, ma nelle città che incontrano vedono soltanto guerre, devastazioni, violenze d’ogni tipo: dal sogno alla realtà la delusione è amara, Icaro nella disperazione si lascia sedurre dalla luce del sole vedendo la sua idea di giustizia infrangersi contro la malvagità degli uomini. Ho immaginato la stessa storia se dovesse accadere oggi, un’epoca in cui l’odio è così violento che si spara dal balcone contro l’immigrato: i due fuggitivi non avrebbero forse nemmeno il tempo di avvicinarsi al sole. Una storia cruda, ma terribilmente attuale.
Naturalmente, come altre delle mie canzoni, nemmeno questa è pensata solo per essere cantata, l’ho voluta adattabile anche a un’esecuzione strumentale: scarica lo spartito, ascolta il Midi / Mp3 per imparare a suonarla dal vivo. Prossimamente pubblicherò su questa stessa pagina l’incisione completa. Sul tema dei migranti ho scritto diverse altre cose, che puoi leggere e ascoltare su questo sito: un capitolo nel romanzo Odissea in Etiopia, avventure d’un legionario, due articoli d’interviste in casa di riposo sull’utilità di chiudere le frontiere, una poesia nel poemetto in terzine alla dantesca Utopia, il paese delle fate.
IL RACCONTO DI DARIO FO
CHE HA ISPIRATO QUESTA CANZONE
Tratto da libro:
La tigre e altre storie, Vol.3
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r.f. “Si parla spesso di migrazione e non di libertà di circolazione”
https://twitter.com/fondi_roberta/status/1113012364457242625