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La leggenda di Dracula tra guerre di religione e propaganda antisemita.

Un mito razzista e oscurantista

Tratto da F. Berti
“Le vie delle fiabe.
L’informazione è narrazione”

Nel capitolo scorso abbiamo preso in esame la teoria di raffaele Glinni secondo cui il Drago Marino di cui si narra nella favola del Basile fosse in realtà un riferimento velato all’Ordine Cavalleresco del Drago, e che dietro il personaggio della regina infertile si nascondesse in reltà una satira sull’immigrazione dall’est avvenuta al tempo di Skanderberg, per la precisione maria Balsa, la figlia del conte Dracula. Se da un lato abbiamo dimostrato che l’atteggiamento dietro a quest’ipotesi è prescientifico e dunque irricevibile, almeno da un punto di vista storico, critico e letterario, dall’altro dovremmo porci ora l’altro problema, quello del senso narrativo che questa teoria comporta, vale a dire perché proprio l’immigrazione dall’est, perché cercare nel Pentamerone la satira contro lo Scanderbecco citato dall’autore del capolavoro seicentesco. Per capirlo dobbiamo fare un passo indietro e studiare più a fondo il topos del vampiro e il personaggio del conte Dracula nella letteratura, nel cinema, nella novellistica del secolo scorso. (Continua a leggere)


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Federico Berti, Le vie delle fiabe.
L’informazione è narrazione

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