Romano Danielli, “E partì la fiumana”. Atto unico per attori, burattini e cantastorie
Romano Danielli
“E partì la Fiumana”
In memoria di
Pellizza da Volpedo
Atto unico per
Attori, burattini, cantastorie
Interpreti
Maria Grazia Punginelli
Gioia Cacciari
Angela Cotti
Raffaella Danielli
Aurora Onofri
Mara Malaguti
Emma Barberini
Ilaria Barberin
Riccardo Pazzaglia
William Melloni
Marco Jaboli
Mattia Zecchi
Romano Danielli
Cantastorie:
Federico Berti
Regia:
Romano Danielli
Aiuto regia:
Marco Iaboli
3 SETTEMBRE
PALAZZO D’ACCURSIO
Buona novella, per il gran finale della rassegna curata da Riccardo Pazzaglia a Palazzo d’Accursio, nel cuore di Bologna, praticamente con un piede nella porta del Municipio. Se pensiamo alla follia degli ultimi mesi nella politica italiana, al clima sempre più irrespirabile che vediamo sollevarsi intorno a noi, uno spettacolo dedicato all’autore del Quarto Stato, dipinto che rappresenta insieme un momento di grande consapevolezza per il verismo nell’arte figurativa italiana, ma anche un’icona dell’impegno politico e sociale, trovarselo dicevo praticamente in casa del sindaco, fa un certo effetto. Commovente anche solo l’idea.
ROMANO DANIELLI
BURATTINAIO ‘PER ADULTI’
Conosco Romano Danielli da quando non ero che uno studente viziato all’università di Bologna. L’ho seguito sempre, perché aveva qualcosa che lo distingueva da tutti gli altri maestri del dialettale. L’impegno politico, la coscienza letteraria, la preponderanza dell’idea sull’intrattenimento. Romano parlava agli adulti, non ai bambini. Per questo l’ho sempre seguito da lontano, pur battendo strade completamente diverse. Trovarmi ora a lavorare con lui e con la sua allegra compagnia, non è solo un piacere ma un onore. Quando mi ha mostrato il copione, m’è bastato vedere il quadro in copertina e il nome dell’autore, per tuffarmi con entusiasmo in questo bel mare pulito.
LE MUSICHE ORIGINALI
DI ALEX BARBERINI
Lo spettacolo aveva già una serie di canzoni composte da Alex Barberini su testo dello stesso Romano, con un suono che mi ricordava i cantautori degli anni ’70. Il mio compito era prendere quel commento musicale e tradurlo nel linguaggio della musica popolare, dei canti sociali, dei cantastorie. Non facile, dato che la distanza storica è immensa e quel modo di cantare non più in uso da molti anni nell’ambiente del teatro. Oltre a questo, l’autore della parte musicale non è più tra noi e la compagnia lo ricorda con amore, questo mi ha reso ancor più intensa l’esperienza del rapportarmi alle canzoni. Non tradire l’idea originale e nello stesso tempo valorizzarne l’aspetto più ‘popolare’, vista l’ambientazione e il tono del racconto.
IL DIALETTO IMMAGINARIO
DELLA KOINE’ TEATRALE
Molto interessante anche l’aspetto linguistico. Chi mi conosce sa bene cosa ne penso del dialetto, come dico sempre non lo s’impara da adulti, bisogna prenderlo su fin da bambini e ognuno lo parla in modo diverso, portando con sé il segno della propria evoluzione personale. Da come parli il dialetto una volta potevano dirti se avevi la mamma di Cento e il papà di Casalecchio, o magari uno zio del Pratello. Il dialetto è un’entità astratta dai confini molto labili, Dante Alighieri ne testimoniava almeno quattro nel solo centro storico bolognese. Il mio dialetto anche se vivo qui da trent’anni può essere soltanto quello romanesco, perché l’ho imparato fin da subito dalla bisnonna materna e dalla nonna paterna, la mia ‘poesia dialettale’ è quella che si ispira a Trilussa e Petrolini. In questo spettacolo però lo stesso Romano ha fatto un lavoro molto interessante anche dal punto di vista linguistico, cucendo nel testo una sorta di ‘esperanto’ dei dialetti che dalla nostra bassa arrivano fino al paese natale di Volpedo. Non è dunque un idioma locale vero e proprio, ma un misto di koiné e lingua immaginaria dei bambini, che pervade tutta la sua operetta.
CHI SIAMO E
DA DOVE VENIAMO
Concludendo, il lavoro svolto in questi mesi è stato non solo interessante e per molti versi istruttivo, ma anche piacevolissimo. Sono convinto che il 3 settembre a Palazzo D’Accursio sarà un momento memorabile per Bologna. E’ lo spettacolo che ci voleva qui e ora. Sullo scenario di un’Italia incapace di darsi un orientamento politico chiaro, di partiti ridotti a brands e leaders mossi come marionette dai fili di un viral marketing da influencers, fa bene alla salute poter montare il teatrino dei burattini in casa del sindaco e ricordare alla città di Giuseppe Dozza da dove vengono in un senso molto ampio la repubblica e la democrazia, dal sangue di chi ci ha messo l’impegno civile, da chi non si è lasciato intimidire davanti al bastone, all’olio di ricino, al plotone di esecuzione. Il 3 settembre saranno con noi cent’anni di lotta per la libertà. Vi invito a partecipare numerose e numerosi.
La mia dedica
ad Alex Barberini
Nel video qui sopra, un mio ‘scherzo’ al pianoforte su una delle musiche composte da Alex Barberini e Romano Danielli per lo spettacolo su Pellizza da Volpedo. Rielaborata nello stile classico della musica meccanica usata per decenni dai burattinai come colonna sonora dei loro spettacoli.