Clarinetto e uomo-orchestra
Clarinetto
uomo-orchestra
Pietro Maria Alemagna
Quattro racconti illustrati dal famoso architetto bolognese che da tanti anni si occupa di vicinato urbano partecipando attivamente alla ricostruzione di un tessuto sociale che la città negli ultimi anni sembra aver sacrificato. Ancora una volta l’architetto dal volto umano col suo elegante farfallino alla Les Corbusier ci regala un momento di riflessione sulla città vivente, quella visibile e quella invisibile che è memoria del futuro, proiezione del passato e insieme documento presente. Un ciclo di quattro incontri dedicati alle torri, alle pazze e ai mercati, ai teatri e ai cinematografi, all’alimentazione nella storia di Bologna. Per approfondire con grande vivacità intellettuale argomenti che riguardano la città attraverso le sue trasformazioni, dall’antichità a oggi.
Ho partecipato al terzo incontro in rappresentanza di due personaggi importanti per la storia dell’intrattenimento popolare bolognese, il cantastorie Piazza Marino e suo figlio Giuliano, con cui ho suonato per 12 anni. Questo breve filmato è in ricordo della piacevole serata. Il clarinetto è un modello non più in uso con un sistema di chiavi Muller in Do. Lo stesso tipo di strumento che suonava il giovane Marino negli anni ’30. Col perfezionamento delle amplificazioni ad alta fedeltà, la progettazione degli strumenti musicali s’è concentrata sempre di più sulla comodità nelle diteggiature, quindi sono stati elaborati sistemi sempre più complessi, che naturalmente appesantiscono il legno diminuendone in parte la sonorità. Il maestro Ferruccio Fanti suonatore della Valle del Savena ha mantenuto viva la pratica sul sistema antico.
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Una città è memoria di viventi
il suo passato ce l’hai sempre intorno
anche se in segni poco appariscenti
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