Una poesia dedicata alla leggenda popolare delle tre castagne, stampata e distribuita dallo stesso autore in 250 copie sul territorio di Bologna e provincia
La leggenda delle tre castagne
LEGGENDA POPOLARE
In ogni riccio stanno tre castagne, quando viene il momento del raccolto discendono i sentieri e le montagne in tre larghi cappelli senza volto.
Una va nel cilindro del padrone, cui spetta per legittimo decreto godere il frutto della piantagione senza recarsi mai nel castagneto.
Una va nel berretto del curato, che dritto guarda verso l’orizzonte ma sulla terra non s’è mai piegato.
L’ultima seguirà le stanche impronte dell’uomo che nel bosco ha lavorato con il sudore della propria fronte.
PROSSIMI APPUNTAMENTI Sagra della Castagna
28 Ottobre 2017, h.15:00 Piancastagnaio (Siena)
Con la partecipazione di Federico Berti cantastorie, uomo orchestra
F. Berti alla Tartufesta Grizzana (Bo)
LA LEGGENDA DELLE TRE CASTAGNE
Un tempo la castagna non veniva raccolta dagli uomini per via del riccio spinoso che la ricopriva. L’intervento prodigioso d’un prete, o un vescovo, o un santo, consentì al riccio d’aprirsi a croce affinché anche i poveri abitanti delle montagne potessero sfamarsi. Per questo motivo la castagna è chiamata ancora oggi il pane dei poveri. Dei tre frutti che il riccio contiene si dice allora che uno sia per il padrone della terra, uno per il contadino che se ne prende cura e uno per la carità della chiesa. La poesia è scritta per gli abitanti di Maserno e dei suoi dintorni, ironizza sul profitto senza lavoro che ricade sempre sulle spalle degli ultimi. Una sola delle castagne che troviamo dentro al riccio è infatti destinata a chi ha messo nel castagneto il sudore della propria fronte, la fatica delle proprie mani, mentre i due terzi del raccolto secondo questa antica tradizione vanno a riempire il cappello a cilindro del padrone, il berretto del prete o il cappuccio del frate mendicante. Non dobbiamo dimenticarlo mai. Ci vediamo a Maserno domenica prossima, vi aspetto numerosi.